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Veleni nel piatto

 

Soltanto lo 0,7 per cento dei prodotti venduti in Italia contiene residui di pesticidi che superano i limiti consentiti dalla legge. E anche questi residui fuori legge sono inferiori di cento volte rispetto alle dosi che possono provocare danni alla salute. E quindi, stando ai rapporti ufficiali, possiamo continuare tranquillamente a mangiare frutta e verdura. Vero? Non proprio. E la prima e più inquietante ragione la spiega Patrizia Gentilini, oncologa ed ematologa dell’Associazione medici per l’ambiente: “Non basta prendere in esame la tossicità di singole molecole, perché siamo esposti a cocktail di pesticidi e altri veleni che nell’ambiente, ad esempio nelle acque, possono reagire fra loro o con altre sostanze chimiche e dare luogo a composti ancora più tossici”. Insomma, a far paura non sono tanto le tracce delle singole molecole, ma il combinato delle diverse sostanze. Che attualmente non è preso in considerazione. Serve quindi andare a vedere quanta chimica, ancorché in traccia, arriva sulle nostre tavole sotto forma di insalate o macedonie.

Semplificando al massimo, i prodotti usati dagli agricoltori possono essere divisi in due categorie: quella degli agrofarmaci e quella dei fertilizzanti che servono per dare nutrimento al terreno. Nella prima classe rientrano invece i cosiddetti pesticidi: diserbanti per distruggere le piante selvatiche che crescono a fianco alla coltura principale, insetticidi e fumiganti per tenere lontani vermi e insetti vari, fungicidi per debellare i funghi. E anche se esistono soluzioni naturali, la maggior parte di questi prodotti è di origine chimica.

Proprio per questo sono stati stabiliti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) i Limiti di massimo residuo (Lmr). E, come dicevamo, sembra proprio che questi limiti di per sé siano rispettati: su oltre 68mila campioni analizzati in Europa, il 97,4 per cento non li ha superati e il 61,4 per cento è risultato totalmente privo di residui misurabili. Non solo: l’Italia è il paese più virtuoso d’Europa, quello col minor numero di campioni contaminati. Ad aggiungere ottimismo c’è poi il fatto che dagli anni Novanta ad oggi, in nome della sicurezza alimentare, in Europa i pesticidi legali sono passati da 800 a 200 circa. 

 

Resta però un problema. La legge europea non dice una parola sul cosiddetto multi residuo. Si tratta dei casi in cui nello stesso campione di frutta o verdura ci sono contemporaneamente diversi agrofarmaci in basse quantità. In altre parole, i limiti si riferiscono ad ogni singola sostanza, e non considerano l’accumulo dei vari pesticidi. “Sempre più spesso”, sostiene Daniela Sciarra, responsabile agricoltura di Legambiente, “queste sostanze vengono usate in combinazione, e alcune indagini dimostrano che l’azione sinergica può causare danni all’ambiente e all’uomo”. E il rapporto annuale di Legambiente,“Pesticidi nel piatto”, basato sui dati analizzati dai laboratori pubblici delle Agenzie regionali per la protezione ambientale (Arpa), indica che su frutta e verdura è aumentata la presenza di campioni multi residuo, del 2,8per cento in un anno (vedi tabella). E in misura maggiore nei prodotti derivati, come per esempio olio e vino, dove la presenza di diversi pesticidi è passata dal 9,3 al 14,2 per cento.In quasi una mela su due è stato trovato più di un residuo di pesticidi. Stesso discorso per pere, fragole e uva.

In che modo questo impatta sulla nostra salute? Per sottolineare la pericolosità dei pesticidi, l’oncologa Patrizia Gentilini cita un elenco stilato da alcuni ricercatori di Harvard e pubblicato nel 2006 sulla rivista scientifica “Lancet”: “Su 202 sostanze chimiche ritenute dannose per il cervello umano, 90 sono pesticidi, molti dei quali tuttora legali in Italia. Come hanno scritto gli autori dello studio, siamo di fronte ad una pandemia silenziosa, e a dimostrarlo c’è il fatto che oggi tra il 10 e il 15 per cento dei bambini nel mondo hanno problemi cognitivi e neurocomportamentali. A ciò aggiungiamo l’aumento delle patologie di infertilità, i disturbi dello sviluppo e quelli comportamentali, i malati di Parkinson e di tumore. Il perché di tutto questo va ricercato nell’avvelenamento progressivo dell’ambiente, e i pesticidi, come dimostra l’elenco, stanno facendo la loro parte.

Soluzioni per difenderci? Per molti l’unica via possibile è quella di affidarsi all’agricoltura biologica, cioè quella che non utilizza prodotti di sintesi chimica. Come indica Alessandro Triantafyllidis, presidente dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica: “Il nostro metodo di coltivazione si caratterizza proprio per l’assenza dell’uso di sostanze chimiche di sintesi, siano esse pesticidi, concimi o erbicidi. Utilizzando concimi e insetticidi naturali adatti a tutte le esigenze, possiamo coltivare tutto ciò che si ottiene con il metodo convenzionale. Non abbiamo gli erbicidi, ma a questa mancanza si può sopperire utilizzando tecniche come la rotazione, la pacciamatura, il sovescio e le lavorazioni del terreno”. L’Italia risulta seconda in Europa nella coltivazione biologica dietro alla Spagna, ma si tratta pur sempre di produzioni di nicchia. 

Non per tutti i prodotti, però. E lo spiega ancora Alessandro Triantafyllidis: “Sono molto poche le colture per le quali si possono avere delle rese significativamente minori, ma la risposta non è nella chimica di sintesi”. Quale sia la soluzione del puzzle è difficile a dirsi: il bio piace e ai consumatori sembra sicuro. Ma nessuno pensa di sfamare l’Italia tenendo i prezzi bassi con questo tipo di coltivazioni. Forse la strada è quella di andare a fondo sulle conseguenze per la salute degli agro- farmaci nel loro complesso. Vietando l’utilizzo di quelli dannosi e incentivando la ricerca di nuovi sistemi.  

Per fare tutto ciò, è vero, servono soldi e agronomi qualificati che seguano costantemente la situazione e che trovino la soluzione più adatta di volta in volta, ma secondo molti questa è l’unica vera alternativa possibile e sostenibile rispetto ai metodi basati sulla chimica e al biologico puro.

(Fonte L’Espresso)

 

 

 

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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