“Il business dei vaccini antinfluenzali è costante nel tempo. E, costantemente, il Servizio sanitario nazionale spende circa cinquanta milioni l’anno. Che servono a immunizzare dal virus responsabile dell’influenza stagionale gli over 65, i portatori di malattia respiratore e tutti quelli che le autorità considerano a rischio e per i quali il vaccino è rimborsato dal Ssn. Ci sono poi tutti coloro che decidono autonomamente di vaccinarsi comprando il medicinale a proprie spese: adulti sani soprattutto. L’Agenzia Italiana del Farmaco dispone di questo dato milionario complessivo, ma, più volte sollecitata, non ce l’ha voluto fornire. Per nostro conto stimiamo che siano in ballo almeno altri 50 milioni. Questo di anno in anno. Ben altro accade, invece, quando si diffonde il tam tam che quella alle porte sarà una pandemia. L’ultima, quella del 2009-2010, la cosiddetta suina. La paura si tagliava con il coltello. E l’Italia non badò a spese: seguendo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità si pose l’obiettivo di vaccinare il 40% della popolazione con il vaccino pandemico. Ne ordinò 24 milioni di dosi firmando un contratto da 184 milioni di euro. Anche se a inizio dicembre era già chiaro che si trattava di un malanno contagioso sì, ma meno pericoloso delle influenze a cui eravamo abituati. Si vaccinò meno di un milione di persone a fronte di circa 10 milioni di dosi di vaccino già acquistate e distribuite dal ministero. Per battere la suina, le autorità misero mano anche alle scorte di antivirali che giacevano nei magazzini. Quaranta milioni di dosi, dieci di zanamivir (Relenza di GlaxoSmithKline) e trenta di oseltamivir (Tamiflu dì Roche), acquistati per ordine dell’allora ministro Francesco Storace tra il 2005-2006. La minaccia era la pandemia di aviaria, e Storace aveva convinto il titolare dell’Economia Giulio Tremonti a destinare alla causa 50 milioni di euro, sufficienti ad acquistare dosi di antivirali per il 10% della popolazione. Altrettanti farmaci avrebbero dovuto essere a carico delle Regioni. La pandemia non arrivò mai e i medicinali giacquero nei depositi del ministero della Salute fino alla data di scadenza. Un vaccino contro l’aviaria non era disponibile e quindi non fu possibile buttare via soldi per acquistarlo, ma le autorità raccomandarono vivamente la vaccinazione contro i normali virus influenzali e la popolazione terrorizzata segui in massa l’indicazione.” Da L’Espresso del 10 Aprile