Il territorio di Puerto Rico lancia l’allarme debito: “Non possiamo ripagare“. E gli Usa si interrogano su cosa potrebbe accadere, dato il particolare status dell’isola caraibica e i 72 miliardi di dollari che non può ripagare e per i quali chiede “sacrifici” ai creditori con una ristrutturazione del debito. Le casse di Puerto Rico versano in condizioni pessime, e con una ristrutturazione che legalmente e politicamente si presenta difficile.
Puerto Rico è un territorio americano e non uno Stato o una città e quindi non può ricorrere al Chapter 9 (bancarotta assistita), il codice fallimentare statunitense, che prevede un procedimento preciso attraverso il quale i creditori possono sperare di recuperare qualcosa, come ha fatto Detroit. Dal 1917 gli abitanti dell’arcipelago caraibico posseggono la cittadinanza americana e prestano servizio nelle forze armate Usa, tuttavia non hanno diritto di voto né l’obbligo di pagare le tasse negli Stati Uniti.
L’isola non è neanche uno Stato sovrano quindi non può chiedere aiuto o prestiti al Fondo monetario internazionale (Fmi). Il suo caso rappresenta un test senza precedenti per il mercato dei bond americani.
Che la situazione non fosse facile da tempo era evidente, da quando con la fine della Guerra Fredda gli Usa hanno iniziato a chiudere le basi militari. Ma che prendesse la piega dell’allarme non era atteso.
Il governatore di Puerto Rico, Alejandro Garcia Padilla, al New York Times lancia l’allarme: “Mi piacerebbe avere una soluzione più facile. Questa non è politica, è matematica, la mia amministrazione sta facendo di tutto per evitare il default, ma dobbiamo far crescere l’economia, in caso contrario, ci troveremo in una spirale di morte”. Sottolineando come i creditori devono “condividere i sacrifici”.
Nessuno all’interno dell’amministrazione di Barack Obama ha preso in considerazione il salvataggio di Puerto Rico, ha dichiarato un portavoce della Casa Bianca.