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Una famiglia italiana su dieci non ha soldi per mangiare



Per effetto della crisi economica e della perdita di lavoro si è registrato un aumento esponenziale degli italiani senza risorse sufficienti neanche a sfamarsi.

Nella crisi si sono ampliate le disuguaglianze sociali nella logica che chi meno aveva più ha perso. Tale dinamica ha investito ogni ambito della vita sociale e il rapporto con il cibo non è stato esentato. Sono 2,4 milioni le famiglie italiane a cui in un anno è capitato di non poter acquistare il cibo necessario per ragioni economiche, un milione in più rispetto al pre-crisi. Puglia (16,1%), Campania (14,2%) e Sicilia (13,3%) sono le tre regioni con la quota più alta di famiglie che in un anno hanno dovuto rinunciare almeno una volta al cibo necessario per difficoltà economiche. In dieci regioni si registra una quota di famiglie con difficoltà economiche gravi nell’acquisto del cibo necessario superiore al 10%.

Dal 2007 la Liguria è la regione a più alto incremento delle famiglie in difficoltà economica nell’alimentare, solo in Trentino alto Adige sono diminuite. Le persone in sicura povertà alimentare (con una spesa alimentare inferiore o uguale ad una soglia inferiore del 20% alla soglia standard) sono 1,5 milioni e la graduatoria regionale mostra che al vertice si trovano le regioni di Abruzzo e Sardegna.

Sono, invece, 4 milioni i cittadini che in Italia sono stati costretti a chiedere aiuto per mangiare. A dover far ricorso agli aiuti alimentari per poter semplicemente bere il latte o mangiare un biscotto sono stati fra l’altro in Italia 400mila bambini con meno di 5 anni di età.

Nel silenzio generale i consumi alimentari sono tornati indietro di oltre 30 anni. La Grecia è arrivata anche qui.

*dati del Censis “Gli italiani e il cibo. Rapporto su un’eccellenza da condividere” e relazione sul “Piano di distribuzione degli alimenti agli indigenti” realizzata dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea)

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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