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Una crisi sociale

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Cinque anni di crisi, con la brusca accelerazione nel corso del 2012, hanno lasciato un segno profondo nella società italiana. Meno imprese, meno occupati, meno investimenti, meno ricchezza, un’area di sofferenza sociale crescente. Dal 2008 al 2012 in Italia si è perso il 2,4% dell’occupazione, il 6% del PIL, il 4,3% dei consumi delle famiglie, il 20% degli investimenti. Sono a rischio di occupazione nell’industria, ad oggi, circa 245.000 lavoratori. Solo le esportazioni hanno mantenuto i volumi del 2008. Il mercato del lavoro continuerà a manifestare segnali di debolezza, con un tasso di disoccupazione che dovrebbe arrivare all’11,9% nel 2013 e al 12,3% nel 2014, nonostante la moderata crescita del Pil prevista nel 2014.

Negli ultimi cinque anni (2008‐2012) sono scomparsi, nell’occupazione maschile, 726.424 posti di lavoro (‐5,1%), dato che deriva per la gran parte dal calo degli occupati nell’industria e nelle costruzioni (‐674,778). L’industria, con meno 415.485 occupati, ha perso l’8,3% di occupati, le costruzioni, con meno 259.293 occupati, hanno perso il 13,2%. La gran parte dell’occupazione sparita è attribuibile nell’area dei contratti “protetti”, cui rimane, in situazioni di crisi, la sola copertura degli ammortizzatori sociali, che peraltro spesso sono ammortizzatori in deroga, con le incertezze neifinanziamenti che stiamo sperimentando. Annunciano esuberi o eccedenze anche aree considerate solidamente “protette” come Ministeri (7.576), Enel (4.000), Poste (oltre 3.000), Finmeccanica‐Selex (2.529), settore bancario (20.000 posti di lavoro persi tra il 2008 e il 2011, altri 20.000 a rischio fino al 2017), per confermare come il recinto di “protezione” sia sempre più messo in discussione. Dall’altro lato, il settore dei servizi è stato in grado di produrre nuova occupazione anche nella fase di crisi. L’aumento, sempre negli ultimi cinque anni, è dell’1% (+153.328), in particolare per l’occupazione femminile, aumentata del 1,8%, 169.736 unità. A fine 2012 gli occupati nei servizi sono 15,6 milioni, vale a dire il 68,6% del totale degli occupati, il che indica un mercato del lavoro ampiamente “terziarizzato”. Il settore dei servizi, l’unico dinamico dal lato dell’occupazione, non è facilmente assimilabile alla logica dei contratti standard, derivati da un modello “fordista” nato dalla contrattazione nell’industria. Nel terziario dei servizi privati esistono complesse dinamiche di gruppi professionali, una grande articolazione delle stesse figure professionali, una pluralità accentuata di modelli organizzativi. Per fare solo un riferimento strutturale, il lavoro indipendente nei servizi rappresenta il 25,2%, da confrontarsi con il 14,5% dell’industria manifatturiera.

Confronti a livello europeo. Dal lato dei grandi numeri del mercato del lavoro, la situazione italiana, comparata a quella di altri paesi europei, non mostra particolari catastrofi fino a tutto il 2012, rispetto all’effetto di cinque anni di crisi (2008‐2012) diffusa nella gran parte dell’Europa. Il tasso di disoccupazione, tranne che in Germania, aumenta di qualche punto in tutta l’area europea. L’Italia, che parte dal 6,7% nel 2008, arriva al 10,7% nel 2012, da confrontarsi con il 10,5% della media dell’Unione Europea a 27 paesi. Nel 2012, la disoccupazione in Italia ha cominciato a crescere più intensamente. La differenza tra 2012 comparato al 2008 è +4,0 punti percentuali, più della media UE. A marzo 2013 il numero totale dei disoccupati è salito a 3 milioni in Italia e a 3,3 milioni in Francia. I senza lavoro superano i 25 milioni nel complesso dell’Unione europea (20 milioni nell’area dell’euro). Secondo stime della BNL, insieme ai disoccupati propriamente detti aumentano le dimensioni di aree contigue di grave disagio sociale. Sommando ai disoccupati gli inattivi disponibili a lavorare, quelli che cercano lavoro e i sotto‐occupati part‐time i numeri del deficit europeo di occupazione passerebbe da 25 a 45 milioni di persone (32 nell’area euro). Mentre nel suo insieme in Europa la disoccupazione cresce, in Germania la disoccupazione diminuisce a minimistorici. Oggi in Germania i disoccupati sono poco più di due milioni, la terza parte della somma di Italia e Francia.
*Decimo Rapporto sull’Industria in Italia


L’uomo che sussurra ai potenti. Trent’anni di potere in Italia tra miserie, splendori e trame mai confessate. Ministri, onorevoli e boiardi di Stato fanno la fila nel suo ufficio per chiedergli consigli, disegnare strategie e discutere di affari. Luigi Bisignani è unanimemente riconosciuto come il capo indiscusso di un network che condiziona la vita del paese.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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