I crimini economici non solo continuano a persistere ma costituiscono un vero e proprio attacco al business delle aziende, con conseguenti impatti non solo in termini finanziari ma anche sulla motivazione del personale e sulla reputazione. Un’organizzazione su tre (37%) a livello globale e circa un’azienda su quattro (23%) in Italia hanno dichiarato di essere state vittime di frodi economico-finanziarie, con danni quantificati tra 0,8 e 75 milioni di euro.
Secondo PriceWaterhouseCoopers (Pwc), società di revisione e consulenza presente in 158 Paesi nel mondo, la minaccia dei crimini economici è in fase di continua mutazione, opportunisticamente nascosta tra le nuove tendenze che caratterizzano le varie organizzazioni. Nella settima edizione del report Global Crime Survey, le frodi finanziarie sono un fenomeno in crescita sia a livello globale (+3%) sia in Italia (+6%). Un quarto circa (23%) delle aziende interessate ha comunicato di essere stata vittima di una frode. Rispetto allo scenario globale, quindi, l’Italia si posiziona sotto la media globale del 37% e vicina a paesi quali Turchia, Perù, Hong Kong/Macao, Giappone, Portogallo, Danimarca, Arabia Saudita. Il frodatore tipo delle aziende italiane è un top manager in servizio nell’azienda da più di 10 anni, uomo, tra i 41 e i 50 anni di età e ha un titolo di studio tra la scuola secondaria e la laurea. Chi meglio di un top manager conosce i meccanismi di controllo interno e sa come far sparire le prove?
La categoria di frode più diffusa nel nostro Paese è l’appropriazione indebita, che rappresenta il 65% circa delle frodi dichiarate. Seguono le frodi informatiche (cybercrime) e le frodi contabili (segnalate nel 22% dei casi). Con il 13% si attestano: la corruzione, le violazioni della proprietà intellettuale, le frodi nell’area degli acquisti e le frodi fiscali. In Italia le aziende più colpite dalle frodi appartengono al settore manifatturiero (67%), energia e utilities (43%), trasporti e logistica (40%), servizi finanziari (28%).
A livello mondiale, le tipologie di frodi maggiormente riportate sono: al primo posto, come in Italia, l’appropriazione indebita (69%); al secondo posto, le frodi nell’area degli acquisti (29%); al terzo posto la corruzione (27%). Nel mondo l’Africa continua a riportare la più alta percentuale di frodi economico-finanziarie (50%).
In Italia viene denunciata solo la metà dei reati e quindi il fenomeno della corruzione è notevolmente “sottostimato” rispetto al resto del mondo. Solo il 13% delle imprese intervistate che hanno subito frodi, infatti, ha dichiarato di essere stata parte lesa, nell’ultimo anno, di un episodio di corruzione. Una spiegazione potrebbe essere ricercata nella scarsa disponibilità delle aziende rispondenti a “denunciare” tale fenomeno oppure per la difficoltà di individuare tale tipologia di frode, tenuto conto che in diversi casi essa può manifestarsi dietro “normali” transazioni commerciali come l’erogazione di donazioni, omaggi, ecc. oppure a seguito di una precedente frode (es. fatturazioni fittizie finalizzate alla creazione di fondi neri destinati alla corruzione).