Un anno senza internet? Pensateci ci riuscireste? Oppure ormai siamo talmente in “overdose” tecnologico che non usare il computer diventerebbe impossibile? Paul Miller, caporedattore di The Verge, ci ha provato per un anno intero. Il giornalista 26 anni, un anno fa, voleva una pausa dalla vita moderna, dal costante flusso di informazioni del WWW, che caratterizza la nostra giornata. Email, Facebook, Twitter e tutto il mondoweb. Voleva scappare.
Il suo piano era quello di lasciare il lavoro, trasferirsi a casa dai genitori, leggere e scrivere libri e godersi il tempo libero in maniera diversa. Staccando la vita virtuale, voleva capire e ritrovare la vita reale. Ritrovare il vero Paul, tornando indietro.
Alle 23:59 del 30 aprile 2012, ha staccato il cavo Ethernet, spento il Wi-Fi, e spento lo smartphone. Si sentiva veramente bene. Si sentiva libero. Ha perso 15 chili senza accorgersene. Ha comprato dei vestiti nuovi. Era un po’ annoiato, un po’ solo, ma la sua vita aveva cambiato ritmo. In quei primi mesi, sembrava che la sua decisione fosse quella giusta. Internet l’aveva cambiato, peggiorato. Staccando la spina aveva ritrovato il piacere delle cose semplici. Ma con il passare dei mesi le cose cambiarono. “Verso la fine del 2012 ho scoperto nuovi vizi off-line. Invece di trasformare la noia in creatività, mi sono lasciato andare alla passività e al ritiro sociale. Non guido la mia moto da un anno, il mio frisbee è sommerso dalla polvere, e la maggior parte delle settimane non esco. Il mio posto preferito è il divano, con i piedi sul tavolino da caffè, per giocare a un videogioco”, racconta Miller, rendendosi conto del fallimento di molte delle sue aspettative. Il suo piano era quello di lasciare l’internet per ritrovare il “vero” Paul ed entrare in contatto con il mondo “reale”, ma il vero Paul e il mondo reale sono ormai indissolubilmente legati a Internet. Come dire che la vita non è stata diversa senza internet, solo che non era la vita reale. Ormai internet è fatalmente legata al quotidiano delle persone. Non si può incolpare internet se si trascurano la famiglia, gli amici, il lavoro, l’apprendimento, gli hobbies. “Senza Internet è certamente più difficile trovare le persone. È più difficile fare una telefonata, che inviare un’ e-mail. Un mio amico si è trasferito in Cina l’anno scorso, e non ho parlato con lui da allora. Il mio migliore amico è semplicemente svanito nel suo lavoro, e io sono caduto fuori sincronia con il flusso della vita, perché Internet è il posto dove ci sono le persone” scrive Miller.
Alla fine dell’anno di “purgatorio tecnologico” Paul è arrivato a queste conclusioni “Ho passato un anno senza navigare, senza controllare le mie email, senza fare ‘like’ su alcun link. Sono stato libero dalla rete. E ora dovrei dirvi che sto molto meglio, che sono più rilassato. Ma non è così”, scrive il giornalista, “Avevo letto talmente tanti libri e articoli che parlavano di quanto il web ci rende soli e stupidi che ho cominciato a crederci, internet però non è un processo individuale. È una cosa che facciamo insieme, che ci mantiene connessi. E in fondo ci fa sentire meno soli”.