Per la salute dell’ambiente, il futuro è trasformare il rifiuto in risorsa. Ovvero, recuperare e riportare in vita materiali già usati. L’Italia sta facendo grandi progressi da questo punto di vista ma è non ancora allineata ai paesi più virtuosi: secondo i dati diffusi dalla Commissione europea a fine 2012, il nostro paese si trova al ventesimo posto su 27 in tema di riciclo. Una situazione che potrebbe provocare la perdita degli ingenti finanziamenti europei, tra il 2014 e il 2020, destinati ai partner che investono nel settore.
Inoltre, sempre secondo Bruxelles, se i 27 paesi dell’Unione si adeguassero alle normative comunitarie si potrebbero risparmiare 72 miliardi di euro l’anno. Il settore della gestione rifiuti e del riciclo incrementerebbe il proprio fatturato di 42 miliardi, creando 400mila posti di lavoro entro il 2020.
Il punto fondamentale da affrontare, continuano gli esperti, è individuare un percorso sostenibile con l’ausilio di opportuni interventi normativi, attraverso il quale i rifiuti siano dissociati in modo definitivo dal valore negativo che gli viene ancora spesso attribuito, per assumere una connotazione del tutto diversa: quella di potenziale risorsa.
Anche perché, come avverte una stima della Banca Mondiale, nei prossimi 15 anni la produzione dei rifiuti è destinata a raddoppiare a livello globale.