Traffico reperti archeologici e archeomafia: Italia saccheggiata

 traffico reperti archeologici

L’unica attività legata all’archeologia che genera profitti è il traffico di reperti: l’archeomafia è terza al mondo per valore dopo droga e armi.

Il business illecito dell’arte violata

L’Unesco ha stimato in oltre 2 miliardi e 200 mila dollari i guadagni del traffico dei reperti archeologici. L’Italia è il maggior fornitore mondiale per il traffico illecito di opere d’arte. Una cifra impressionante, che potrebbe essere sottostimata e superare in realtà 6 miliardi di dollari.

Le aste private, le celebri gallerie affollate, nel web e dal vivo, da bella gente e misteriosi emissari, continuano a battere manufatti vicino-orientali, vasi greci ed etruschi, vasi cinesi, marmi romani e bronzetti dalla Sardegna nuragica probabilmente rubati. L’Albania, come anche la Grecia, la Turchia e altri paesi del Mediterraneo sud orientale, sono tra i paesi spesso coinvolti nel contrabbando di beni culturali.

L’arte è un investimento sicuro per le mafie

Il traffico illecito di beni culturali oltre a produrre un considerevole volume di affari criminali s’intrecciano con altre reti e attività delinquenziali transnazionali, come il commercio di armi e droga.

Tutto ciò che è business interessa ai criminali. E le opere d’arte vengono usate dalle mafie sempre più spesso come forma di finanziamento e riciclaggio. L’archeomafia è un settore redditizio e adatto per “pulire” milioni di denaro sporco.

Statue, vasi, affreschi commercializzati illegalmente e acquistati non solo da rispettabilissimi musei, ma anche da grandi collezionisti privati. Troppo spesso le opere trafugate non vengono ritrovate e collocate nel loro legittimo posto. 

L’Isis fa affari trafficando opere d’arte

Oltre a danneggiare la storia e l’identità delle comunità interessate, e dell’intera umanità, i profitti derivanti dal traffico illecito di beni culturali sono spesso legati anche al finanziamento di gruppi terroristici. Se da una parte i terroristi odiano l’arte, dall’altra la usano per far soldi.

Gli sciacalli dell’ultima ora sono i terroristi dell’Isis che hanno fatto del business una delle loro fonti di reddito principali. I reperti sono battuti dalle casa d’asta svizzere. Che non si limitano a venderli: certificano che provengono da collezioni private, invece che dal saccheggio di Palmira.

L’Italia è il maggior fornitore mondiale del traffico illecito di opere d’arte

L’Italia detiene, da sola, circa il cinquanta per cento del patrimonio mondiale fra bellezze artistiche, naturali e archeologiche. Tuttavia a questo record va sommato anche un altro: siamo in assoluto la nazione che subisce più furti d’arte.

Gli scavi illegali sono il nostro problema più grande. Ogni anno il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri recupera centinaia di migliaia di reperti antichi e di opere d’arte. Nell’ultimo anno sono state rubate circa 5.300 opere d’arte tra pezzi di antichità, rinascimentali e barocchi, sculture, dipinti, vasi ecc soprattutto di alto valore per musei, collezioni private.

Da leggere: 214 miliardi di euro il valore della cultura

Una legge contro i trafficanti d’opere d’arte

Scavi e ladri di oggetti ed oper d’arte hanno facile gioco in Italia. Non solo a causa dei molti tesori presenti facili ad essere ritrovati, ma anche grazie a una legislazione assurda. Troppo basse, le pene previste dal Codice dei beni culturali firmato nel 2004 da Giuliano Urbani.

Se rubi una mela in un supermercato, si rischia una pena detentiva, ma chi ruba un vaso prezioso antico degli antichi greci e lo vende resta impunito. Per questi criminali sono previste solo ammende di importi addirittura ridicoli.

Da giugno, è ferma al Senato, una nuova legge contro il traffico di opere d’arte e reperti archeologici che prevede pene che possono raggiungere fino ai 14 anni di reclusione per i reati più gravi. Riusciranno i nostri eroi a farla passare?

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”