Secondo uno studio Nomisma, e pubblicato sull’ultimo numero dell’Espresso, contando anche chi ha solo un paio di piantine di pomodoro sul balcone, sono ben 18 milioni gli italiani che hanno deciso di provare a coltivare qualcosa di commestibile. Complice forse la crisi, e Michelle Obama, la passione dilaga sfruttando le potenzialità della Rete: fioriscono i siti e i social network, il più famoso dei quali, Growththeplanet, fondato da tre ragazzi toscani, conta già oltre 5 mila iscritti. Allo stesso modo proliferano i progetti per creare orti nelle scuole: su tutti, spicca quello lanciato da Slow Food, Orto in condotta e aderente al circuito degli Orti di pace , lanciato dalla maestra Nadia Nicoletti.
Ma creare un orto in città è sempre un’operazione sicura? Non proprio, perché molto dipende dal suolo scelto. Gabrile Filippelli, geologo della Purdue University dell’Indiana, ha compiuto diversi studi sui terreni urbani coltivati anche in città come Detroit, ammirata in tutto il mondo proprio per la riconversione di aree industriali abbandonate in orti urbani, e ha scoperto che in molti casi è indispensabile prendere precauzioni. Se infatti il terreno si trova vicino a grandi arterie, autostrade, impianti industriali in attività o anche dismessi, case abbandonate (che possono rilasciare vernici) e così via, il primo provvedimento da adottare sarebbe quello di far analizzare il terreno che si decide di coltivare. Solo così, infatti, si può capire se la terra custodisce quantità eccessive di piombo, il metallo più preoccupante perché assorbito dalle piante e facilmente ingerito con il consumo, nonché di altre sostanze pericolose.
Se infatti il piombo è inferiore ai 200 ppm (parti per milione) si può stare relativamente tranquilli, anche perché in genere la presenza di questo metallo o la sua assenza è indicativa della situazione degli altri contaminanti più comuni. Se invece la concentrazione è tra 200 e 500 ppm è opportuno ricoprire il suolo, utilizzare lettiere di terriccio rialzate, mettere un isolamento sotto le lettiere per evitare che il suolo contenente piombo possa infiltrarsi nel terreno coltivato. Se poi il piombo è oltre i 500 ppm è indispensabile prestare la massima attenzione, sollevare bene le lettiere e isolare il suolo contaminato fino a tre metri oltre il perimetro dell’area coltivata.
In ogni caso, andrebbero presi sempre due provvedimenti: lavare accuratamente tutto ciò che si coltiva e usare fertilizzanti ad alta concentrazione di fosfati, che bloccano i metalli pesanti, ricordando che i metalli si concentrano nelle radici e nelle verdure a foglia larga, mentre sono meno presenti nei frutti che crescono in alto.