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L’acqua potabile è ancora per milioni di persone un miraggio


Dal 26 al 31 Agosto 2012 si è svolta a Stoccolma la “Settimana mondiale dell’acqua” (World Water Week), in occasione della quale l’Unicef  ha reso noto che, nonostante gli enormi progressi compiuti negli ultimi 20 anni sul versante dell’accesso a fonti idriche affidabili per miliardi di persone, portare a compimento l’obiettivo dell’acqua per tutti non sarà cosa facile. 

«Abbiamo registrato miglioramenti eccezionali in ogni regione del globo» afferma Sanjay Wijesekera, a capo dei programmi Acqua e Igiene per l’UNICEF. «Tuttavia, il nostro impegno non cesserà fino a quando ogni singola persona avrà ogni giorno a disposizione acqua da bere a sufficienza e da fonti sicure. Purtroppo la parte più difficile del compito è quella che abbiamo dinanzi.»

Wijesekera fa riferimento al rapporto “Progress on Drinking Water and Sanitation 2012”pubblicato nel marzo scorso da UNICEF e Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che rivela come tra 1990 e 2010 oltre due miliardi di abitanti del pianeta abbiano ottenuto l’accesso a fonti migliorate di acqua potabile, quali impianti idrici o pozzi protetti. Il rapporto afferma anche che l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio sull’acqua potabile è stato raggiunto a fine 2010con 5 anni di anticipo rispetto alle previsioni (2015), ma che 783 milioni di persone rimangono prive di un accesso all’acqua sicura.

Secondo il rapporto, la popolazione rimasta esclusa è anche quella più difficile da raggiungere, essendo costituita in larga parte da abitanti delle baraccopoli metropolitane o di aree rurali remote. L’UNICEF ritiene che il passo fondamentale da compiere sia affrontare le diseguaglianze che sussistono in tutti i continenti e a tutti i livelli: i più poveri e le donne ne sono le vittime principali. Infatti, laddove l’acqua non arriva direttamente nelle abitazioni, è soprattutto su bambine, ragazze e donne che grava il peso della raccolta dell’acqua per la famiglia. In alcune regioni del mondo questa corvée comporta in media camminare per 6 chilometri al giorno. I Paesi più poveri scontano un grave ritardo rispetto al resto del mondo, con appena l’11% della popolazione nei Paesi meno sviluppati (LDC) che dispone di acqua veicolata da tubazioni rispetto all’oltre 50% della media mondiale.

Campagne assetate

Quasi in ogni Stato permangono disparità tra aree rurali e urbane. Globalmente, la percentuale di popolazione urbana che riceve acqua dai rubinetti si aggira intorno all’80%, rispetto a meno del 30% per le popolazioni rurali. Tale divario è più profondo che mai nell’Africa subsahariana. Nei Paesi meno sviluppati, addirittura 97 abitanti delle campagne su 100 non hanno accesso ad acqua potabile tramite condutture. I principi del “Diritto umano all’acqua” approvati dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nell’ottobre 2010, affermano che l’acqua potabile deve essere accessibile, affidabile, economica e in quantità sufficiente per soddisfare i bisogni di base. Secondo le previsioni dell’UNICEF, di questo passo nel 2015 – termine finale per gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio – ancora 605 milioni di persone nel mondo non vedranno realizzato questo elementare diritto umano.

Le guerre dell’acqua. Nel 1995 il vicepresidente della Banca mondiale espresse una previsione inquietante: “Se le guerre di questo secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del secolo prossimo avranno come oggetto del contendere l’acqua”. Molti segni fanno pensare che avesse ragione. Le guerre dell’acqua non sono una prospettiva lontana nel futuro. Il conflitto è già in corso, anche se non è sempre visibile. Molti conflitti politici di questo tipo sono infatti celati o repressi: chi controlla il potere preferisce mascherare le guerre dell’acqua travestendole da conflitti etnici e religiosi.
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