Pindaro (518 – 438 a.C.) visse nel grande periodo di ascesa dello splendore di Atene, vide e cantò le vittorie sui Persiani, assistette alle più gloriose Olimpiadi e morì dieci anni prima dell’infausta morte di Pericle, che segnò l’inizio dei guai per la democrazia ateniese. Della sua immensa produzione ci rimangono quasi soltanto gli epinici, cioè i canti per celebrare una vittoria. I suoi epinici si dividono quindi in Olimpiche, Pitiche, Istmiche e Nemee. Questa è la V Olimpica, una delle più brevi, scritta per celebrare la vittoria, nell’Olimpiade LXXXI (dunque nel 456 a.C.), di Psaumis di Camarina (sulla costa sud della Sicilia, tra Gela e Marina di Ragusa) non si è certi se nella quadriga, gara assai prestigiosa, o nella corsa con il carro trainato da mule.
Fiore dolce d’imprese eccelse
e di ghirlande olimpiche accogli
con cuore ridente, figlia dell’Oceano:
doni di Psaumis
e del carro dai piedi instancabili.
Lui, o Camàrina, accrebbe la tua città
popolosa, quando i sei duplici altari
onorò alla festa suprema dei Numi
con sacrifici di armenti
e in lotta in gare di cinque giorni:
quadriga e mule e cavallo montato. Ed a te
dedicò vincitore una gloria
soave e il nome del padre bandì –
di Ákron – e della patria or ora risorta.
Viene dall’amabile terra
d’Oinòmaos e Pelope, e canta, o Pallade
poliade, il tuo bosco puro
e il corso dell’Óanos e
il lago di questo paese,
e i sacri canali onde l’Hìpparis
bagna le genti e veloce
salda una selva di tetti
robusti, traendo un’intera
città dalla penuria alla luce.
Sempre combattono tesi al successo
sforzo e denaro, a una meta per sempre
velata di rischio. Ma è saggio
anche per i concittadini chi riesce.
Zeus salvatore alto tra i nembi,
tu che abiti il colle Kronios e onori
il maestoso Alfeiòs e l’antro augusto
sull’Ida, supplice tuo cantando,
al suono di flauti lidî io giungo:
adorna, ti prego, di schiere di forti
questa città. E a te, vincitore
d’Olimpia, conceda il dio tra i cavalli
di Poseidone la gioia d’un’età
fino in fondo serena, attorniato
di figli, o Psaumis. Chi irriga
una sana fortuna
e ai beni, appagato, aggiunge
la gloria, non chieda di farsi dio.
Pindaro
Allora le Olimpiadi andavano così. Onore e gloria grandi ai vincitori, Pindaro cantava per loro, tutta la Grecia era in festa, si smetteva di combattere. Allora.