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Parla il pentito Vassallo: “Così ho avvelenato la Campania”

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Un racconto incredibile quello del pentito Gaetano Vassallo nell’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano:In quelle zone non si può fare niente. Io parlo dell’area dove smaltivamo io e Chianese. È impossibile bonificare“.

Il ministro dei rifiuti dei Casalesi, il responsabile degli scarichi tossici agli ordini di Bidognetti, Cicciotto ’e mezzanotte, il capo assoluto del clan, oggi rinchiuso al 41 bis.

Il protagonista di quei traffici illeciti confessa il disastro di una terra che ha trasformato intere zone della Campania in pattumiera del Paese. Da metà anni 80 al 2005, vent’anni di veleni tossici disseminati ovunque e di gestione criminale del ciclo dei rifiuti urbani e industriali.

Vassallo è il grande accusatore di Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario all’Economia di Forza Italia, finito sotto processo per camorra, e di Luigi Cesaro, deputato di Forza Italia, destinatario di una misura cautelare, annullata dal Riesame. 

Precisazione e rettifica

L’articolo pubblicato da Il Fatto Quotidiano riporta i dati identificativi del Dr. Angelo Bruscino, Dr. Santo Bruscino (detto Dino), Dr. Pasquale Bruscino e del Dr. Mario Bruscino, in proprio e nella qualità di soci e/o rappresentanti legali delle società (tra cui la società Ambiente S.p.A. e la Ecologia Bruscino S.r.l.) del Gruppo Bruscino facenti capo alla Green Energy Holding S.r.l. associati.

Veniamo informati dai legali dei Bruscino che per suddetto articolo è in corso un giudizio per diffamazione avanti al Tribunale di Roma, dato che le vicende giudiziarie si sono concluse da tempo senza alcun coinvolgimento degli interessati menzionati.

Tali informazioni risalenti, inesatte e non aggiornate, possono aver arrecato danni alla onorabilità degli interessati e all’immagine e reputazione commerciale delle società del gruppo Bruscino, viceversa noto nel comparto della raccolta dei rifiuti per i servizi di eccellenza, la tutela del territorio e la lotta per la legalità.

Prendiamo inoltre atto di non aver chiarito ai lettori che i Sigg.ri Bruscino sono estranei da oltre venti anni alle cronache giudiziarie riportate, essendo stati dichiarati dalla Magistratura estranei ad ogni illecito fin dal 1993.

I Sigg.ri Bruscino, quanto tutte le loro aziende ed attività, non hanno assolutamente mai avuto a che fare con alcuno dei soggetti, con le attività illecite e con i fenomeni criminosi riferiti negli articoli pubblicati.

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Rifiuti, alimenti e cemento: tutto ciò che è business interessa ai criminali

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Le organizzazioni criminali di stampo mafioso e non hanno come obiettivo principale business e profitti illeciti, a qualsiasi costo. Nel corso degli ultimi anni decine di collaboratori di giustizia hanno disvelato meccanismi criminali e scenari di guerra con, sullo sfondo, un’unica strategia di impresa: seminare morte, usare violenza al fine di arricchirsi illecitamente. Un riscontro emblematico a quanto appena detto ci viene offerto dalla storia dei traffici illeciti di rifiuti che ha imperversato per decenni in Italia. “La munnezza è oro” affermava uno dei primi collaboratori di giustizia ai magistrati dell’operazione “Adelfi”.

Milioni e milioni sono state le tonnellate di rifiuti trasportati ed interrati illegalmente nel nostro Paese: intercettazioni e riprese video hanno fornito agli italiani la prova di come si sia proceduto nel nostro Paese alla gestione del ciclo dei rifiuti, mediante modalità criminali che hanno prodotto morte e disastri ambientali.

Ci sono voluti anni, ma finalmente l’Istituto superiore della Sanità e la Protezione Civile hanno confermato che nei territori maggiormente interessati alle attività di illeciti smaltimenti di rifiuti, sono palesemente riscontrabili aumenti anomali di malattie tumorali alle persone: nel solo agro – aversano, nel triangolo Casal di Principe, Castel Volturno, Casapesenna, venivano acquisiti nell’ambito del procedimento “Cassiopea” i dati relativi alle esenzioni tickets per malattie tumorali, con punte di incremento di tumori maligni nei citati comuni fino al 400%, da collegarsi agli interramenti illeciti di rifiuti tossici ed alla combustione di montagne di rifiuti.

Traffici illeciti gestiti sì da organizzazioni criminali, ma delle quali facevano parte imprenditori e professionisti scellerati, titolari di laboratori di analisi sempre pronti a falsificare tutto il falsificabile, soggetti preposti ai controlli (in qualche caso con la qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria) corrotti, al soldo dei controllati. Questo è il quadro nauseante e criminale che ha caratterizzato per anni il tema della gestione dei rifiuti nel nostro Paese. Ancora valido è il documento della Commissione Parlamentare sulle Ecomafie che affermava:

“Il ciclo dei rifiuti è un settore economico di sempre maggiore rilevanza ed in costante espansione, interessato da fenomeni illeciti in grado di provocare rilevanti distorsioni dei corretti meccanismi della libera concorrenza, nonché gravissime conseguenze ambientali e sanitarie. Abbiamo stimato che siano gestiti in maniera illecita circa trenta milioni di tonnellate di rifiuti l’anno, con un business illegale pari a circa dodicimila miliardi di lire l’anno e un danno erariale calcolabile in circa duemilamiliardi di lire l’anno. Sarebbe un errore attribuire solo alle ecomafie, intese nella loro accezione di clan della criminalità organizzata ed imprese collegate, l’intera responsabilità di tali fenomeni illeciti. Esistono invece, e prosperano, società che proprio sulla gestione illecita dei rifiuti sembrano fondare le loro attività; si tratta di un reticolo di nomi ed aziende, attraverso cui il rifiuto passa di mano, cambia le proprie caratteristiche, (ovviamente sulla carta) e svanisce, facendo perder le sue tracce”.

Gli ecomafiosi hanno inquinato scelleratamente centinaia di ettari di terreno, hanno avvelenato fiumi ed acque sotterranee. Terreni una volta fertilissimi, utilizzati per la coltivazione, produzione e commercializzazione di prodotti agroalimentari che il mondo (nonostante tutto) ci invidia ancora, rischiano un’irreversibile morte a causa degli intollerabili ed elevatissimi livelli di inquinamento raggiunti.

Ma i criminali non si limitano a trafficare solo in rifiuti tossici: invadono anche altri settori dell’economia, come l’agricoltura ed il cemento. Ed infatti una delle più importanti operazioni di polizia degli ultimi anni, ha consentito di fare luce su quello che può essere denominato il cartello del carrello, ovvero sull’accertato ed operativo accordo criminale tra camorra, mafia e ndrangheta, accordo che ha consentito la spartizione a fini criminali di mercati ortofrutticoli di mezza Italia.

Si legge nell’ordinanza di misura cautelare adottata nei confronti di circa cento aderenti al citato cartello criminale: “l’indagine consentiva di ricostruire l’imponente attività di condizionamento delle attività commerciali connesse alla commercializzazione dei prodotti agroalimentari ed il loro trasporto su gomma da e per i principali mercati del centro e sud Italia”. Boss di varie organizzazioni hanno controllato per anni con modalità mafiose, la produzione e la commercializzazione di imponenti quantitativi di generi alimentari, decidendo quali ditte favorire, quali prodotti commercializzare, quali soggetti imprenditoriali estorcere, insomma imponendo un metodo ed un’economia dai forti connotati criminali che ha condizionato negativamente per anni uno dei settori nevralgici dell’economia del nostro Paese.

Dai rifiuti agli alimenti, da questi al cemento: tutto ciò che è business interessa ai criminali. È stato già scritto e va ribadito che secondo l’Osservatorio Nazionale sui consumi di suolo: “In Lombardia tra il 1999 e il 2005 sono spariti 26.700 ettari di terreni agricoli, come se, in sei anni, fossero emerse dal nulla cinque città come Brescia. Ogni giorno il cemento e l’asfalto cancellano più di 10 ettari di campagne in Lombardia (100.000 metri quadrati) e altri 8 in Emilia. Secondo i dati Istat, elaborati dal WWF, in Italia, fra il 1990 e il 2005, sono stati divorati dal cemento e dall’asfalto (dunque sterilizzati per sempre) 3,5 milioni di ettari, cioè una regione grande più del Lazio e dell’Abruzzo messi assieme”.

L’Italia sta scomparendo? O, per meglio dire, il Paese che il mondo intero invidiava per le sue bellezze ambientali e paesaggistiche, per le sue coste (basti pensare oggi a litorali come quelli campani o calabresi), per le sue valli, per le sue montagne, sopravvivrà a speculatori ed ecomafiosi? E, c’è da chiedersi: quanto influiscono le azioni predatorie e criminali, alle quali si è più volte fatto riferimento in questo lavoro, sulla qualità dei prodotti agroalimentari che ogni giorno vengono commercializzati nel nostro Paese? La sicurezza alimentare è realmente diventata patrimonio comune degli operatori del settore del nostro Paese?

Vengono realizzati ogni anno nel nostro Paese, decine di migliaia di costruzioni abusive, nei posti più impensati e dove maggiore dovrebbe essere la vigilanza e la tutela dell’autorità.

L’abusivismo edilizio si sviluppa maggiormente nelle zone ove maggiore è l’illegalità e la presenza di organizzazioni criminali. Il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Napoli, all’inaugurazione dell’anno giudiziario affermava che:

“L’esecuzione della demolizione dei manufatti abusivi è una componente essenziale e fondamentale del giusto processo, a meno di non voler trasformare il processo di cognizione in una grottesca, inutile, farsa. Questa Procura Generale è consapevole del fatto che il fenomeno dell’abusivismo edilizio è, oltre che crocevia di occulte attività criminali, fonte di allarmante degrado urbanistico e di rischi enormi di disastri ambientali. La comunità deve sapere che l’abuso, al di là dell’illegalità ‘prima facie’ è spesso connotato dal disprezzo più assoluto di ogni buona norma di sicurezza: pilastri fatti di sola sabbia e polvere, tondini insufficienti ed inadeguati, assenza di cemento armato, impiego di manodopera, spesso extracomunitari clandestini, sprovvista dei più elementari presidi di sicurezza e dei criteri minimi di tutela. È allarmante che normalmente Enti Locali e Pubbliche Amministrazioni, tentino di impedire la doverosa azione di ripristino della legalità ai competenti uffici giudiziari”.

Cos’altro dire? Fino a quando la partita della legalità sarà giocata solo da Forze dell’ordine e Magistratura da una parte, e poteri criminali dall’altra, il risultato auspicato, ovvero il trionfo della legalità, sarà di là da venire. Se invece la consapevolezza di perseguire insieme una condivisa ed unitaria azione per il ripristino della legalità, per il rispetto delle regole e per la sconfitta delle organizzazioni criminali sarà patrimonio comune di istituzioni, forze sociali e cittadini, allora l’auspicata meta sarà vicina ed il nostro Paese si avvicinerà ai livelli di civiltà e decoro che tanti di noi auspicano.

(Tratto da “Eco-mafie, agro-mafie” Donato Ceglie Magistrato della Procura di Napoli)

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