0

Se il calcio italiano fosse una cosa seria

Lotito

Il presidente della Lazio Lotito, afferma nella telefonata a Pino Iodice, dirigente dell’Ischia: di aver detto ad Abodi, presidente della Lega di Serie B, di non far andare in Serie A club come Carpi o Frosinone che rovinerebbero la vendita dei diritti televisivi; che Maurizio Beretta, presidente della Lega di Serie A eletto e rieletto proprio dal cartello Lotito-Galliani, conta zero e non decide nulla. Se il calcio italiano fosse una cosa seria, Lotito andrebbe radiato per illecito e Abodi squalificato per omessa denuncia.

Se il calcio italiano, come scrive egregiamente oggi Paolo Ziliani su Il Fatto, fosse una cosa seria la Federazione sarebbe commissariata ormai da tempo e non dovremmo andare in giro per il mondo con un presidente (Tavecchio) squalificato per razzismo e inibito a prender parte a commissioni e congressi di sorta fino al 7 aprile; non dovremmo esibire un ct (Conte) che alla vigilia degli Europei 2016 sarà costretto a spiegare, in un’aula di tribunale, perché diceva ai suoi giocatori di pareggiare le partite, sempre che i suoi ragazzi non si fossero già accordati con gli avversari per perderle (“era dispiaciuto ma ci disse che comunque lui era con noi”, parola di Lanzafame, Gillet e Kutuzov) e perché tra Siena e Bari ha avuto qualcosa come 40 giocatori squalificati per una montagna di partite vendute; non dovremmo avere a che fare con un garante della giustizia (Palazzi) capace di trasformare ogni Belzebù in un cherubino del Giardino dell’Eden.

Se il calcio italiano fosse una cosa seria, non avrebbe permesso a un personaggio come Lotito di prendere piede, convinto di muoversi nella più totale impunità. Ora che ogni limite (di buon gusto, di buon comportamento, di buona educazione) è stato superato, sarebbe l’ora di porre fine a questa strazio di agonia intervenendo in tackle e commissariando il calcio. Tavecchio? Beretta? Lotito? Palazzi? E tutti i vari Kapò del calcio italiano? Basta!

Come disse Zamparini a Radio 24: “La Lega è un gruppo di 20 deficienti e Beretta ne è il degno capo: non sa niente, è inefficiente e immobile”.  In Italia calcio, politica, economia, tutto marcio e corrotto… forse forse, concedetemi l’amara battuta, se viene l’ISIS stiamo meglio…. loro riuscirebbero a dare “un taglio” al passato e a far tornare la serietà nel calcio italiano.

Condividi:
0

Tavecchio è ineleggibile

Tavecchio-ineleggibile
Quattro anni fa, molto prima delle gaffe ormai storiche, il Parlamento tramite un’interrogazione dell’on. Laboccetta (Pdl) denunciava come Tavecchio fosse rimasto a capo della Lega Dilettanti nonostante, a causa di diverse condanne penali, ne avesse perso i requisiti.  Tavecchio ha poi ottenuto la riabilitazione e la sua fedina penale è pulita, perché le sue cinque condanne, arrivate tra il 1970 e il 1998, per la loro natura non compaiono più nel casellario giudiziale. In punta di diritto, quindi, è incensurato.

Ma i deputati del Movimento Cinque Stelle hanno richiamato il punto 11 del Codice di comportamento sportivo del Coni (tutela dell’onorabilità degli organismi sportivi) che prevede la sospensione per coloro i quali, nell’esercizio del loro ruolo, sono stati condannati o che sono stati sottoposti a misure di prevenzione o di sicurezza personale:

“È paradossale che tale misura possa essere applicata anche nei confronti di quanti non siano stati ancora condannati in via definitiva, ma non verso chi si accingerebbe a ricoprire un ruolo federale con cinque condanne nel suo curriculum. Queste sono, al di là delle parole e delle posizioni non condivisibili espresse da Tavecchio, le ragioni che, a monte, dovrebbero far sfumare la sua candidatura”.

L’affaire Tavecchio al di là delle frasi di razzismo e discriminazione è sopratutto una storia di mancata trasparenza, tipica in Italia quando c’è da designare qualcuno per un incarico. Sono tante le cose a non essere ben chiare. Per la cronaca l’interrogazione non ha ricevuto nessuna risposta da parte del Governo.

In questi quattro anni Tavecchio ha mantenuto la presidenza della Lega dilettanti ed è diventato vice presidente della FICG. Dopo le dimissioni di Abete a seguito dei Mondiali in Brasile, in qualità di vice presidente vicario è attualmente il massimo dirigente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Questo il testo dell’interrogazione:

“Nell’estate 2006 il calcio italiano è stato sconvolto da eventi traumatici, meglio conosciuti sotto l’appellativo di Calciopoli, che, coinvolgendo dirigenti di società, arbitri, dirigenti arbitrali e persino un vice presidente della Federazione italiana giuoco calcio, ne hanno profondamente minato le basi di credibilità;
a seguito di tali avvenimenti e delle sentenze, sia della giustizia sportiva che di quella ordinaria, si è cercato di mettere mano agli ordinamenti sportivi, per evitare che in futuro potessero ripetersi tali incresciose situazioni;
nella revisione degli ordinamenti federali a tutti i livelli si è posta la giusta attenzione alla cosiddetta “questione etica” dei protagonisti del mondo calcio, tant’è che la Federazione italiana giuoco calcio si è dotata di una normativa in “materia di onorabilità dei propri tesserati”;
in base ad essa non possono assumere la carica di dirigente di società di qualunque ordine e grado coloro che “siano stati condannati con sentenza passata in giudicato per le seguenti colpe:

  • disciplina del fallimento,
  • concordato preventivo,
  • sfruttamento della prostituzione,
  • reati di mafia,
  • reati di frode sportiva,
  • traffico di sostanze stupefacenti,
  • false comunicazioni sociali,
  • delitti contro la pubblica amministrazione (peculato, malversazione, concussione, corruzione),
  • violazioni di obblighi per amministratori di S.p.A. ed s.r.l.,

la normativa prevede che in caso di mendace dichiarazione o di omessa immediata comunicazione della sentenza di condanna anche non definitiva, i soggetti interessati incorrono nella decadenza dalla carica.

Il Presidente della Lega nazionale dilettanti, signor Carlo Tavecchio, nato a Ponte Lambro il 13 luglio 1943 è a capo di un’organizzazione che esprime i numeri di cui sopra, radicalmente diffusa sul territorio, con i suoi 19 Comitati regionali e le sue delegazioni territoriali presenti in tutte le province italiane, oltre alle delegazioni zonali, ubicate in aree particolarmente significative, nonostante annoveri condanne penali per anni 1 mesi 3 e giorni 28 di reclusione, oltre a multe e ammende per oltre euro 7.000,00 così articolate:

  • falsità in titolo di credito continuato in concorso – Corte di appello di Milano, sentenza del 1o luglio 1970, pena: reclusione mesi 4;
  • violazione delle norme per la repressione dell’evasione in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto – tribunale di Como, sentenza del 29 novembre 1994, pena: reclusione mesi 2 giorni 28, multa euro 1652,66;
  • omesso versamento delle ritenute previdenziali ed assistenziali – omissione o falsità in registrazione o denuncia obbligatorie – pretura di Como, sentenza del 2 luglio 1996, pena: reclusione mesi 3, multa euro 320,20;
  • omissione o falsità in denunce obbligatorie – pretura di Como, sentenza del 7 luglio 1998, pena: reclusione mesi 3;
  • abuso d’ufficio – tribunale di Como, sentenza del 15 ottobre 1998, pena: reclusione mesi 3;
  • violazione delle norme per la tutela della acque dall’inquinamento – tribunale monocratico di Como, sentenza dist. Erba, pena: multa euro 5.154,57 -:

se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo”.

Firma la Petizione anti-Tavecchio: Tavecchio non può rappresentare il calcio italiano

Condividi: