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Arduino una piccola grande idea Made in Italy



Arduino è una piccola grande idea italiana. È un circuito più microcontrollore capace di rendere semplice ciò che una volta era complicato, di trasformarci in piccoli inventori, allargare un po’ le frontiere della nostra immaginazione. Il suo co-creatore Massimo Banzi come i tanti che hanno adottato questa tecnologia sono l’esempio perfetto di un qualcosa che diventa grande e riesce, contro tutto e tutti, a invadere il resto del mondo. Tutte le componenti di Arduino sono sviluppate, prodotte e assemblate da piccole aziende italiane. Arduino ha da poco compiuto 9 anni ed ha iniziato le celebrazioni per il decennale, che cadrà a marzo del 2015.

Cos’è Arduino? A cosa serve? Chi lo può utilizzare? Perché ha avuto un così grande successo? La prima cosa da sapere su Arduino è che il microprocessore è stato battezzato con questo nome in omaggio al pub preferito di Massimo Banzi, il Re Arduino di Ivrea. A quei tempi lui, Banzi, faceva l’insegnante all’Interaction Design Institute di Ivrea, e i suoi studenti spesso si lamentavano di non riuscire a trovare un microcontroller potente ma economico per gestire i loro progetti artistici robotizzati.

Scriveva Clive Thompson, a febbraio 2009, sul primo numero di Wired Italia: “Durante l’inverno del 2005, Banzi stava discutendo il problema con David Cuartielles, un ingegnere spagnolo specializzato in microchip, che in quel periodo era ricercatore ospite presso la scuola. I due decisero di creare la loro scheda e chiamarono David Mellis, uno degli studenti di Banzi, per scriverne il linguaggio di programmazione. In soli due giorni, Mellis scrisse il codice; altri tre giorni e la scheda era completa. La chiamarono Arduino, dal nome di un pub che si trovava nelle vicinanze, e fra gli studenti ebbe un successo immediato. Quasi tutti, anche se non sapevano niente di programmazione di computer, sono riusciti a utilizzare un Arduino per fare qualcosa di bello, come rispondere a dei sensori, fare lampeggiare delle luci o controllare dei motori. Poi, Banzi, Cuartielles e Mellis, insieme a Gianluca Martino, hanno messo online gli schemi elettronici e hanno investito circa 3mila euro per produrre il primo lotto di schede” […].

Arduino è entrato nei laboratori di Apple, Hitachi, Panasonic, Asus. Chiunque può scaricare i progetti da internet, imparare il linguaggio di programmazione per gestirlo e divertirsi in test come in laboratorio con i mattoncini lego. È il successo dell’open source hardware: i documenti vengono condivisi online e le community di appassionati mettono alla prova le idee.

ArduinoProprio per questo piace alla gente perché solo con quella schedina e una bella idea ci si può sbizzarrire in mille progetti diversi e realizzarli spesso con pochi soldi: Arduino fa funzionare un acceleratore di particelle al Cern di Ginevra così come permette a una pianta di twittare quando ha sete; con Arduino si può comandare a distanza un macinacaffè oppure animare un’opera di videoarte totalmente robotizzata: Tantra, un’installazione dall’aspetto chirurgico formata da dispenser di palline da ping pong, racchette in acciaio rotanti e luci al LED. C’era Arduino anche alla base del progetto ArduSat: finanzianto su Kickstarter, punta a permettere a chiunque di effettuare esperimenti usando un satellite geostazionario. C’è un Arduino anche per togliere il volume alla tv quando si parla di personaggi insulsi (si chiama Enough Already!, ovvero Adesso basta!). Google usa Arduino per controllare da un cellulare Android una versione gigante del gioco Labyrinth e un 14enne cileno di nome Sebastian Alegria con il circuito elettronico prodotto a Ivrea ha invece creato un sistema di monitoraggio dei terremoti prima di quello messo in piedi dal governo.

Quali sono le nuove frontiere dell’utilizzo di Arduino? Prima di tutto la stampa 3D che con il suo rapido sviluppo sempre basato sul concetto di “ hardware open source” sembra disegnare scenari futuri al limite della fantascienza. Ma non solo.

Nell’epoca dell’Internet delle cose Arduino può giocare un ruolo importante nel creare oggetti interattivi, come nel caso di questi 50 progetti che utilizzano proprio il microcontrollore open.

Qui sotto l’intervista a Massimo Banzi, Co-creatore di Arduino.


Fonti: tv.wired – wired

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La pistola di plastica che uccide

liberator

Un gruppo anarchico del Texas, membri dell’associazione Defense Distributedha annunciato con successo la produzione della prima pistola fatta con una stampante 3D interamente in plastica. “Liberator”, questo il suo nome, sabato scorso è stata testata con successo in un poligono di tiro in Texas, dopo 8 mesi di studi. È composta da 16 pezzi, 15 dei quali totalmente di materiale plastico (stampabili) e uno, il percussore, in metallo, reperibile in ogni comune negozio di armi. I progetti di Liberator, i cosiddetti file Blueprint da caricare nel software di gestione della stampante, si possono già scaricare liberamente sul sito del produttore. Attualmente, Liberator, può essere fatta solo attraverso processi altamente specializzati, con una stampante, la Dimension SST Stratasys 3D, dal costo di 8.000 dollari.

La stampa 3D rappresenta la naturale evoluzione della stampa 2D e permette di avere una riproduzione reale di un modello 3D realizzato con un software di modellazione 3D. La stampa tridimensionale rende economico creare singoli oggetti tanto quanto crearne migliaia e quindi mina le economie di scala. Essa potrebbe avere sul mondo un impatto così profondo come lo ebbe l’avvento della fabbrica. Proprio come nessuno avrebbe potuto predire l’impatto del motore a vapore nel 1750, o della macchina da stampa nel 1450, o del transistor nel 1950, è impossibile prevedere l’impatto a lungo termine della stampa 3D. Ma la tecnologia sta arrivando, ed è probabile che sovverta ogni campo che tocchi. Negli ultimi anni il costo delle stampanti 3D è crollato, con circa 600 euro si può avere un modello economico, rendendole economicamente accessibili alle piccole e medie imprese e favorendone l’ingresso nel mondo degli uffici. Ma il problema come al solito è l’utilizzo per fini sbagliati di queste tecnologie.

Il senatore di New York, Chuck Schumer, ha annunciato che ha in programma di introdurre una normativa che vieterà queste armi, perché possono passare attraverso i metal detector negli aeroporti senza essere riconosciute. “Siamo di fronte ad una situazione in cui qualcuno, un criminale o un terrorista è in grado di aprire una fabbrica di armi nel proprio garage” ha dichiarato.

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