Save the Children nell’ultimo e più recente rapporto dedicato alla condizione drammatica dei bambini nel mondo che vivono in povertà estrema evidenzia, come ci siano, ogni anno, quasi 6 milioni di piccoli sotto i 5 anni che muoiono per malattie facilmente prevenibili e curabili e 60 milioni i minori tra 6-11 anni che non vanno a scuola, 58 milioni solo nei Paesi più poveri. La malnutrizione cronica colpisce un minore su 4 ed è la concausa del 50% dei decessi sotto il quinto anno di vita. In totale sono 400 milioni i minori sotto i 13 anni che vivono in povertà estrema e altrettanti sono discriminati a causa della loro religione, etnia, disabilità, genere. Continue Reading
Save the Children
Aiuti al Nepal, l’Unione europea è poco generosa
In Nepal 1,4 milioni di persone hanno urgente bisogno di cibo mentre acqua e rifugi iniziano a scarseggiare. Circa 70.000 case sono state distrutte dal sisma e 530.000 sono rimaste gravemente danneggiate in 39 dei 75 distretti del Nepal, secondo le stime dell’Onu. Il terremoto in Nepal dovrebbe avere un bilancio finale intorno alle 9mila vittime, con danni agli edifici per circa 3,5 miliardi di dollari.
Per questo proprio ieri l’Onu ha lanciato un appello per raccogliere 415 milioni di dollari per la gestione dei 16 campi per rifugiati che si stanno allestendo. Uno dei coordinatori dell’Onu per gli aiuti al Nepal, Jamie McGoldrick ha fatto sapere che ci vorranno almeno 3 mesi per completare le operazioni di soccorso immediato, dopodiché inizierà una lunga e complessa opera di ricostruzione.
Fra i primi a dare il proprio contributo i Paesi vicini: India, Pakistan e Cina. Aiuti inoltre da Stati Uniti, Unione europea, Spagna, Regno Unito, Francia, Israele, Giappone, Venezuela, Panama e Colombia, e le Nazioni unite stanno garantendo il loro appoggio. Il Vaticano donerà 100mila dollari (circa 116mila euro) per fornire aiuti e assistenza, attraverso la Chiesa locale, alla popolazione colpita dal terremoto in Nepal.
Circa 70 milioni di dollari sono state stanziati o promessi al Nepal dagli Stati Uniti, dal Giappone e dal Regno Unito. Ma tanti altri Paesi sono rimasti ai blocchi. Stando ai dati delle Nazioni Unite, i più generosi sono Stati Uniti (10 milioni), Giappone (8,6) e Regno Unito (7,4), paese legato al Nepal dagli antichi vincoli coloniali. Più indietro la Cina (3,4) che però è per prima ha inviato una squadra di medici specializzati e unità cinofile.
Nel gioco delle grandi potenze, l’Unione europea finora fa la parte del nano: gli stanziamenti della Commissione ammontano a 3,25 milioni, la stessa cifra donata dalla Conferenza Episcopale Italiana che, all’emergenza, ha destinato una parte importante dell’8 per mille degli italiani, anche se il numero di cristiani nel paese è inferiore al 2%. Ai 325 mila dollari stanziati dalla Farnesina, ne seguiranno altri 100 mila in generi di soccorso, tra cui un ospedale da campo partito ieri). Pochini.
Le organizzazioni non governative sono l’unica possibilità di sostegno per i sopravvissuti al sisma. Ecco come aiutare la popolazione nepalese attraverso ong nazionali ed internazionali:
– Movimento Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa attraverso la CROCE ROSSA ITALIANA: bonifico su conto corrente Bancario Codice IBAN: IT19 P010 0503 3820 0000 0200 208, intestato a: “Croce Rossa Italiana, Via Toscana 12 – 00187 Roma” presso Banca Nazionale del Lavoro – Filiale di Roma Bissolati Tesoreria – Via San Nicola da Tolentino 67 – Roma. Causale “Emergenza terremoto Nepal 2015″(Per donazioni dall’estero codice BIC/SWIFT: BNL II TRR); www.cri.it.
– UNICEF e WPF ITALIA hanno lanciato un numero solidale. Chiamando 45596 si può donare un euro da rete mobile e 2 euro da rete fissa; www.unicefitalia.it
– AGIRE – E’ possibile donare per gli aiuti alla popolazione nepalese con l’SMS Solidale 45591, donazioni di 1 euro da cellulari e di 2 euro da rete fissa. Sarà attivo fino al 10 maggio.
E’ possibile sostenere AGIRE anche attraverso i seguenti canali:
• Numero Verde 800.132.870
• On-line: con carta di credito, Paypal o PagoInConto (per clienti del gruppo Intesa Sanpaolo) sul sito www.agire.it
• Banca: con bonifico bancario su conto corrente IBAN: IT79 J 03359 01600 100000060696 intestato ad AGIRE onlus, presso Banca Prossima, Causale: “Emergenza Nepal”
• Posta: con bollettino postale sul conto corrente postale n. 85593614 o bonifico postale al seguente IBAN: IT 79 U 07601 03200 000085593614, intestato ad AGIRE onlus, Via Aniene 26/A – 00198 Roma, Causale: “Emergenza Nepal”
– CARITAS ITALIANA. Offerte da inviare tramite C/C Postale N. 347013 specificando nella causale: “Asia/Terremoto Nepal”. Disponibili altri canali per le donazioni; www.caritas.it.
– SAVE THE CHILDREN. E’ attivo un verde 800988810 per le donazioni; www.savethechildren.it.
– Le donazioni ad ASIA possono avvenire tramite bonifico bancario ad ASIA onlus (IBAN: IT 27 M 01030 72160 000000389350 – SWIFT BIC: PASC IT MM XXX – Causale: NEPAL emergenza terremoto
Banca: Banca Monte dei Paschi di Siena). Questo è invece l riferimento del conto corrente postale in caso di donazione con bollettino postale: ASIA Onlus – Conto corrente postale numero: 89549000
Allarme mense scolastiche: Troppe le differenze da città a città
Mense scolastiche, Save the Children, monitoraggio in 36 comuni: troppe le differenze da città a città nei criteri di accesso, esenzione o riduzione dalle rette; esclusione dei bambini dal servizio in caso di morosità dei genitori in alcuni comuni monitorati come Brescia, Ancona, Salerno e Palermo; in 11 necessaria la residenza per esenzioni o riduzioni. In soli 5 comuni misure a sostegno delle famiglie in difficoltà economica causa crisi. In Italia il 35% dei genitori dichiara di aver dovuto ridurre gli acquisti alimentari.
Paese che vai, mensa che trovi. Su 36 comuni presi in esame, dal nord al sud Italia, relativamente ai servizi di refezione scolastica degli asili, scuole primarie di primo e secondo grado, non c’è un comune uguale all’altro e una mensa uguale all’altra. Un servizio pasti dunque “a macchia di leopardo” – con requisiti per l’accesso, riduzioni o esenzioni dalle rette che variano da città a città – è quello che emerge dal “Monitoraggio dei servizi di refezione scolastica nei maggiori comuni italiani”, diffuso oggi da Save the Children, nell’ambito di “Allarme Infanzia”, la campagna attraverso la quale, fino al 5 giugno, l’Organizzazione darà voce al “furto di futuro” in corso ai danni di milioni di bambini, adolescenti e giovani in Italia.
“A troppi bambini oggi viene a mancare la possibilità di mangiare a scuola, insieme ai propri compagni, a causa di criteri di accesso al servizio di refezione molto restrittivi e che finiscono per essere stigmatizzanti e umilianti nei confronti proprio di quei bambini che hanno maggiore bisogno di aiuto. La realtà conferma quanto stiamo veicolando attraverso la creatività della campagna Allarme Infanzia, con una delle sagome di bambine che dice Mi hanno rubato la mensa a scuola. In un Paese dove il 35% dei genitori dichiara di aver dovuto ridurre la spesa alimentare, stiamo privando proprio i bambini più a rischio di un supporto fondamentale per la loro alimentazione e la loro crescita sana”, commenta Raffaela Milano, Direttore dei Programmi Italia-Europa Save the Children Italia.
“ Le differenze di trattamento tra città e città sono abissali. Non è giusto che un bambino che vive in una città anziché in un’altra debba trovarsi in situazioni opposte: accolto a mensa anche quando la sua famiglia non riesce a garantire il pagamento della retta, in alcuni comuni, o al contrario costretto a mangiarsi un panino, magari relegato in una stanza a parte, in altre città. ”, prosegue Raffaela Milano.
Il puzzle dei requisiti per essere ammessi a mensa. In Comuni come Parma o Palermo per esempio l’esenzione dal pagamento della quota di contribuzione al servizio non è prevista in alcun caso. In altri comuni, pur essendo prevista, non sono omogenei né i criteri né la soglia di accesso: si va da un tetto ISEE di 0 Euro a Perugia ad un tetto ISEE di 8.000,00 Euro a Potenza; inoltre alcune città prevedono l’esenzione per famiglie appartenenti a categorie particolarmente svantaggiate, come i rifugiati politici a Genova o i nuclei di origine rom a Lecce. Rispetto al quantum della contribuzione si registrano differenziali consistenti da città a città, fino ad arrivare al caso in cui a Napolila tariffa massima mensile di 68,00 Euro (con un ISEE superiore a 18.750,00 Euro) è in ogni caso più bassa della tariffa minima mensile di 66,50 E richiesta Brescia (con un ISEE inferiore a 16.840,00 Euro).
Tra quelli mappati, solo 5 Comuni – Verona, Parma, Pisa, Bari, Sassari – hanno attivato delle misure di sostegno all’impoverimento delle famiglie legato o alla numerosità dei figli o alla perdita del posto di lavoro.
In 11 comuni – Brescia, Adro, Udine, Padova, Verone, Pescara, Perugia, Pisa, L’Aquila, Campobasso, Lecce – si segnalano inoltre alcune cattive prassi, come la richiesta del requisito della residenza per l’accesso all’esenzione o alla riduzione della contribuzione.
“La richiesta di questo requisito, secondo una ormai copiosa giurisprudenza, riveste il carattere della discriminazione indiretta a danno soprattutto di cittadini stranieri anche se poi, a farne le spese, sono anche bambini italiani di famiglie che risiedono nei paesi limitrofi al comune dove vanno a scuola”, sottolinea Antonella Inverno, Responsabile Area Legale di Save the Children Italia. A Brescia, per esempio, i non residenti pagano la retta più alta: 136,80 euro mensili.
Un’altra prassi rilevata in diversi comuni italiani è l’esclusione dal servizio di refezione dei bambini in caso di morosità dei genitori. Tra i comuni monitorati si segnalano ad esempio Brescia, Ancona, Salerno e Palermo.
“In questo modo le eventuali responsabilità degli adulti vengono scaricate sui bambini”, commenta ancora Raffaela Milano. “E’ certamente giusto chiedere conto a quei genitori che approfittano di agevolazioni senza averne la necessità, ma la rivalsa nei confronti degli insolventi può essere fatta in altre forme, senza coinvolgere i bambini. . Diciamo no a rappresaglie sui bambini”.
E un’analisi più ampia viene riservata da Save the Children ai Comuni di Brescia e Vigevano che si segnalano per la compresenza di una serie di misure che, sommate, colpiscono proprio i bambini più svantaggiati.
“Sia a Brescia che a Vigevano non è prevista esenzione dalla contribuzione, fatte salve le famiglie segnalate dai servizi sociali. In particolare a Brescia la quota minima mensile per il servizio è di 66,50”, spiega ancora Antonella Inverno. “I non residenti sono tenuti al pagamento della quota massima, che è di 136,80 E mensili e i bambini dei genitori morosi vengono esclusi dall’accesso alla mensa”.
Nel caso di Vigevano, i bambini figli di genitori non in regola con le rette, sono stati collocati in una stanza separata dove consumare il pranzo portato da casa.
“L’esclusione dal servizio di mensa scolastica e la condizione di separazione imposta agli alunni durante il tempo dedicato al pasto violano alcuni articoli della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e di altri accordi internazionali sottoscritti dall’Italia, in particolare per quanto riguarda il diritto alla salute e all’istruzione”, spiega ancora Antonella Inverno. ”.
“Per ogni bambino, il momento del pasto a mensa è importante e significativo”, sottolinea Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa Save the Children. “Un pasto di qualità consumato a scuola è uno strumento fondamentale di contrasto alla povertà minorile. In un paese dove 720mila minori sono in condizione di povertà assoluta, è fondamentale garantire un’alimentazione corretta a tutti i bambini, almeno una volta al giorno. La mensa, inoltre, è un’occasione di convivialità, di integrazione tra culture diverse e di educazione alimentare. Ricordiamo infine che nel nostro Paese il tasso di dispersione scolastica è alle stelle -un ragazzo su cinque non va oltre il diploma di terza media- e il pasto a scuola può rappresentare anche un forte incentivo per l’apertura pomeridiana delle scuole”.
Per tutti questi motivi, Save the Children chiede che tutte le scuole, a partire da quelle dei territori più svantaggiati, siano dotate di una sala mensa dove poter condividere il pranzo, garantendo l’accesso gratuito e non discriminatorio al servizio alle fasce più deboli. E’ necessario poi estendere a tutti i comuni una misura anticrisi elementare come quella di consentire a chi ha perso il lavoro di modificare la sua fascia di contribuzione alla mensa, senza basarsi sui redditi dell’anno precedente.
“Sono anni che si aspetta la definizione dei “Livelli essenziali di assistenza” per i minori, da garantire su tutto il territorio italiano, senza distinzioni territoriali”, conclude Raffaela Milano . “La nostra richiesta al Governo è di partire da qui, facendo in modo che l’accesso gratuito alla mensa scolastica diventi un diritto garantito per tutti i bambini che in Italia sono in condizioni di povertà assoluta”.
Il ParlaMemo: 40 proposte da “votare” a favore dei bambini
Il 15 marzo 2013 si è riunito il nuovo Parlamento italiano. Su 945 parlamentari, i neo-eletti sono 567, pari al 60% di del totale, 34 gli under 30. Per dare un “benvenuto in Parlamento” a tutti i deputati e senatori Save the Children ha consegnato loro il ParlaMemo, un diario con 40 proposte da “votare” a favore dei bambini comprese alcune misure urgentissime per la loro “crescita”: mense scolastiche gratuite nelle scuole primarie; piano nazionale anti-povertà, cittadinanza ai minori nati da genitori stranieri; ascolto dei minori in Parlamento. L’auspicio di Save the Children, e di tutti noi, è che sin dai primi minuti del loro lavoro i parlamentari possano impegnarsi a favore dei bambini e dei giovani del nostro Paese.
In Italia oltre 720 mila bambini e ragazzi sono “privi di beni e servizi per uno standard di vita accettabile”. Tra il 2010 e il 2011 le famiglie con minori in povertà assoluta sono cresciute da 365 a 440 mila. I bambini e i ragazzi in povertà relativa sono oltre 1 milione e 800 mila, il 17,6% della popolazione sotto 18 anni. Com’è noto, le aree di maggior disagio si trovano nel Meridione, dove si registra la compresenza dei principali fattori di impoverimento: famiglie numerose, monoreddito, scarsa occupazione femminile, eccetera. Le stime della Banca d’Italia dicono che il 40% dei minori del Sud e quasi il 50% di quelli delle Isole sono a rischio povertà. Tutte le iniziative adottate in questi anni a sostegno delle famiglie con minori in difficoltà (assegni di sostegno per le famiglie numerose, al nucleo familiare, Bonus Bebé) hanno avuto scarsa efficacia. In Inghilterra i trasferimenti sociali allontanano dalla soglia di povertà un numero 3-4 volte maggiore di bambini. La povertà minorile non è solo un fenomeno inaccettabile dal punto di vista etico e della violazione dei diritti. E’ una pesante ipoteca sul futuro di centinaia di migliaia di bambini. Una zavorra sul futuro del paese.