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Napolitano è il Presidente più longevo della storia

Giorgio-Napolitano

Giorgio Napolitano compiendo 88 anni, 9 mesi e 5 giorni è il Presidente della Repubblica italiana, più longevo della storia. Napolitano ha superato Sandro Pertini, che lasciò anticipatamente il Quirinale poco prima della scadenza del settennato, il 29 giugno del 1985, quando di anni ne aveva 88, 9 mesi e 4 giorni. I conteggi accurati, come sottolinea Repubblica, li ha tenuti Alessandro Giacone, docente in Francia dove insegna la Storia dell’Italia repubblicana. Giacone ha stilato la classifica dei Capi di Stato italiani più longevi:

  1. Giorgio Napolitano: 88 anni,9 mesi e 5 giorni
  2. Pertini: 88 anni e 277 giorni
  3. Ciampi: 85 anni e 277 giorni
  4. Einaudi: 81 anni e 48 giorni
  5. Scalfaro: 80 anni e 248 giorni
  6. Gronchi: 74 anni e 243 giorni
  7. Segni: 73 anni e 307 giorni
  8. Saragat: 73 anni e 101 giorni
  9. De Nicola: 70 anni e 248 giorni
  10. Leone: 69 anni e 224 giorni
  11. Cossiga: 63 anni e 276 giorni

A livello internazionale ci sono altri tre capi di Stato, attualmente in carica, più anziani di lui. Al primo posto l’israeliano Shimon Peres (nato nel 1923), seguito da Robert Mugabe (Zimbabwue) e dal Re Abdullah dell’Arabia Saudita. Subito dopo Napolitano troviamo la Regina Elisabetta d’Inghilterra, che giusto stamattina era in visita al Quirinale, di poco più giovane.

Sarà anche il più longevo, ma Re Giorgio non è sicuramente il più amato.

Qual è stato, secondo te, il miglior Presidente della Repubblica?

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Messaggi di fine anno del Presidente…. Sandro Pertini


L’8 luglio 1978, dopo un estenuante scrutinio, Sandro Pertini venne eletto settimo presidente della Repubblica. Erano questi gli anni di piombo e del terrorismo, della crisi economica e della crisi politico-parlamentare seguita al fallimento dell’esperienza della solidarietà nazionale successiva al rapimento e delitto Moro. Pertini, che fin dai primi anni della Sua presidenza, durante i quali le regole democratiche erano minate dalla corruzione, dal terrorismo, da lobbies affaristiche, lottò senza tregua, come era suo carattere, per il riscatto di tutti, con grande vigore civile, tanto da ottenere anche la piena stima degli avversari politici, per la sua indiscussa rettitudine. In quegli anni divenne caposaldo dell’Italia democratica, un punto di riferimento per i cittadini onesti che videro in Lui un vero interprete dei valori di libertà e di democrazia. I Suoi sette anni al Quirinale ricostruirono un senso generale di fiducia nelle istituzioni. Egli interpretava la politica come servizio e non come professione, esaltando il primato della politica con coerenza morale di uomo giusto e rispettoso delle idee altrui. Molto anziano, Sandro Pertini riuscì a riaccendere la fiducia degli italiani nelle istituzioni. Molto anziano, egli viaggiò in Italia e all’estero rappresentando lo Stato in molte circostanze, liete e tragiche. Con la sua autorevole e intransigente denuncia e con la testimonianza della sua presenza contribuì ad isolare il terrorismo presso l’opinione pubblica e presso i lavoratori facendolo percepire come un corpo estraneo, anzi avverso. Analogo atteggiamento assunse nei confronti della criminalità organizzata denunciando “la nefasta attività contro l’umanità” della Mafia. Negli anni della sua presidenza, Pertini si orientò ancor più nella lotta per la difesa dei diritti civili e umani a livello internazionale, ad esempio contro l’Apartheid in Sudafrica, contro le dittature sudamericane o contro l’intervento sovietico in Afghanistan. Grande comunicatore, Pertini mise in evidenza anche in occasioni inevitabilmente ufficiali una straordinaria schiettezza e, al tempo stesso, un respiro consapevole e misurato che conferivano alle sue parole il carattere del messaggio universale. Nessun capo di Stato o uomo politico italiano ha conosciuto all’estero una popolarità paragonabile, e ciò nelle sedi più diverse. Ricevette lauree honoris causa nelle più prestigiose università, divenne accademico di Francia, fu costantemente ricercato dagli organi di informazione stranieri. Con lui l’immagine dell’Italia nel mondo migliorò. 

Quanto avremmo bisogno di un Uomo così, oggi. Chissà cosa direbbe Pertini della condizione in cui l’Italia, il suo amato Paese si trova a dover affrontare. Lui che è sempre stato dalla parte dei giovani. Era, senza possibilità di dubbio, un estremista. Forse anche per questo così amante dei giovani, e non solamente per una ottimistica attività preferenziale tesa al futuro. Egli ripeteva che la Sua coscienza di Uomo libero si era formata alla scuola del movimento operaio di Savona e che si era rinvigorita guardando sempre ai luminosi esempi di Filippo Turati, Giacomo Matteotti, Giovanni Amendola, Piero Gobetti, Carlo Rosselli, Don Minzoni, Antonio Gramsci . Egli soleva dire: “Chi cammina inciampa, anche, qualche volta, ma l’essenziale è riprendere il cammino”. Ecco nel 2013 l’Italia deve riprendere a camminare. Questo, forse avrebbe detto.

Sandro-Pertini

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