È vero che lo Stato Italiano spende fior di soldi pubblici per l’accoglienza ai rifugiati ma la spesa destinata agli immigrati (12,6 miliardi di euro l’anno) è pari all’1,75% della spesa pubblica globale. Questi soldi vengono utilizzati per il welfare rivolto agli stranieri: sanità, scuola, servizi sociali, asilo, integrazione. Ma anche per il contrasto all’immigrazione irregolare. Continue Reading
richiedenti asilo
I sei Paesi più ricchi del mondo ospitano meno del 9% dei rifugiati
Il rapporto di Oxfam “La misera accoglienza dei ricchi del mondo” evidenzia la contrapposizione tra l’impegno dei ricchi Usa, Cina, Giappone, Germania, Francia e Regno Unito e quello, per contro, di Giordania, Turchia, Libano, Pakistan, Sudafrica e Territorio Palestinese Occupato. Numeri che riportano alla realtà, le dimensioni di un fenomeno troppo spesso affrontato con frasi fatte e non a partire dalle sue dimensioni reali.
L’analisi di Oxfam, che tiene conto degli ultimi dati resi disponibili dall’ONU e della classifica del PIL dei paesi prodotta dalla Banca mondiale, mostra la grande differenza che c’è tra alcuni paesi che offrono un aiuto reale ai rifugiati e altri che, semplicemente, non lo fanno. I calcoli seguono la prassi ONU che include i rifugiati registrati sia dall’UNHCR che dall’UNWRA, fondato nel 1949 per garantire aiuto ai rifugiati palestinesi che hanno perso tutto nel conflitto del 1948. Secondo l’ultima stima dell’UNHCR i rifugiati palestinesi sono 5,2 milioni su 21,3; ma di questo totale, le sei economie mondiali più importanti accolgono solo 2,1 milioni di persone. Continue Reading
Ma quale invasione? Gli immigrati sono lo 0,07% della popolazione
“I barbari hanno aperto una breccia nel muro. L’Europa è invasa. Sono a rischio la nostra civiltà e la nostra prosperità. È questa l’essenza dell’ondata di panico morale scatenata dai richiedenti asilo indesiderati che questa estate hanno stretto in una morsa l’Europa. Ma invece di considerare questi coraggiosi e avventurosi nuovi arrivati come una minaccia, gli europei dovrebbero considerare con favore il contributo che potrebbero dare.
Finora nel 2015 circa 340.000 persone hanno tentato di entrare senza permesso nell’Unione europea. In tutto il 2014 sono stati 280.000. L’Unione europea ha 28 Paesi con una popolazione di 508 milioni, gli immigrati indesiderati di quest’anno sono quindi pari allo 0,07% della popolazione. Statisticamente, in una folla di 1500 persone solo una sarebbe un immigrato clandestino. La maggior parte di coloro che cercano rifugio in Europa provengono dalla Siria, dall’Afghanistan e dall’Eritrea. I siriani fuggono da una sanguinosa guerra civile e dal barbaro eccidio a opera dei miliziani dello Stato Islamico. L’Afghanistan è sconvolto dalla violenza dei talebani con i loro alleati di al Qaeda e gli esponenti locali dell’Isis. L’Eritrea vive sotto una brutale dittatura.
L’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, Unhcr, riconosce che è in corso la più grande crisi di rifugiati dalla Seconda guerra mondiale. Ma riguarda soprattutto Paesi al di fuori della prospera e sicura Europa. Sei rifugiati su sette approdano nei Paesi poveri. La Turchia ospita 1.600.000 rifugiati rispetto al milione e mezzo di tutta l’Europa. Il minuscolo Libano ha accolto 1.200.000 rifugiati, oltre un rifugiato ogni quattro abitanti. Nel frattempo la Gran Bretagna sembra percorsa da un attacco isterico per i 3.000 rifugiati accampati a Calais. Il numero di persone che cercano rifugio in Europa è modesto anche in rapporto ai molti milioni di europei sfollati e rifugiati all’estero dopo la seconda guerra mondiale e ai milioni costretti a lasciare la propria casa dopo il crollo del comunismo e le guerre nell’ex Jugoslavia negli anni 90. Come dimenticano in fretta gli europei!
Certo, i nuovi arrivati possono creare tensioni nelle piccole comunità di arrivo, come a Lampedusa e nell’isola greca di Kos. Ma la maggior parte dei rifugiati vogliono andarsene e lo fanno. Con la sola lodevole eccezione della Svezia, la maggior parte dei Paesi europei fanno del loro meglio per passare agli altri il “peso” dei richiedenti asilo. Ufficialmente i richiedenti asilo dovrebbero chiedere asilo nel primo Paese sicuro in cui arrivano. Ma pochi desiderano rimanere in una Grecia colpita dalla crisi e che non desidera accoglierli e, di conseguenza, le autorità greche spesso consentono ai rifugiati di attraversare illegalmente il Paese chiudendo un occhio, come fanno anche gli italiani. Questo atteggiamento suscita le proteste nel Nord ricco del continente dove finiscono per arrivare la maggior parte dei richiedenti asilo. Il ministro degli Interni tedesco avverte che la libertà di movimento all’interno dell’Europa non può durare a meno di un accordo su una politica comune in materia di asilo. Spinti dalla Commissione europea, i leader della Ue fanno malvolentieri primi passi in questa direzione. Hanno concordato di dividersi 32.000 richiedenti asilo. Solo Gran Bretagna, Austria e Ungheria non hanno aderito all’accordo. Il governo nazionalista slovacco accetterà solo 200 rifugiati, a condizione che siano cristiani. Ma invece di farsi prendere dal panico per una presunta invasione o di polemizzare su chi debba accollarsi il “peso” dei nuovi arrivati, l’Europa potrebbe considerare in modo favorevole il contributo che potrebbero dare.
L’Europa ha bisogno dei migranti. La popolazione in età lavorativa è in continuo calo mentre il numero dei pensionati che i lavoratori europei debbono mantenere è in ascesa, sta andando in pensione la generazione dei baby boomers. Rifugiati giovani, capaci di lavorare sodo e di contribuire con le imposte alle casse dello Stato, sarebbero una cura ricostituente per le economie europee debilitate dal peso degli anziani. Potrebbero contribuire a spalmare su più spalle il peso dell’enorme debito pubblico con grandi vantaggi per l’attuale popolazione. Potrebbero fare i lavori duri che i giovani europei con più elevate aspirazioni rifiutano: raccogliere la frutta e prendersi cura degli anziani, per esempio. Molti hanno abilità professionali preziose che possono essere messe a frutto negli ospedali, nell’ingegneria o nel settore dell’informatica. Altri potrebbero diventare imprenditori.
La migrazione è come avviare una azienda: è una impresa rischiosa che richiede un duro lavoro per ottenere risultati. La diversità e il dinamismo dei nuovi arrivati possono contribuire a far nascere nuove idee da cui dipende la futura crescita dell’Europa. La gente disperata e intraprendente non smetterà di arrivare in Europa. Invece di abbandonarli nelle mani di mercanti di esseri umani senza scrupoli che causano caos e morte in Europa e altrove, sarebbe meglio aprire corridoi umanitari legali e sicuri. La libertà di movimento nell’Ue funziona benissimo per i cittadini europei. La Svezia permette alle aziende di assumere lavoratori provenienti da tutto il mondo con un visto temporaneo di due anni, rinnovabile. L’Europa dovrebbe consentire alla gente di lavorare qui”. Articolo per il Fatto Quotidiano, del 3 settembre 2015, di Philippe Legrain economista e scrittore
Casa
Nessuno lascia la casa a meno che
la casa non sia la bocca di uno squalo
scappi al confine solo
quando vedi tutti gli altri scappare
i tuoi vicini corrono più veloci di te
il fiato insanguinato in gola
il ragazzo con cui sei andata a scuola
che ti baciava follemente dietro la fabbrica di lattine
tiene in mano una pistola più grande del suo corpo
lasci la casa solo
quando la casa non ti lascia più stare
Nessuno lascia la casa a meno che la casa non ti cacci
fuoco sotto i piedi
sangue caldo in pancia
qualcosa che non avresti mai pensato di fare
finché la falce non ti ha segnato il collo
di minacce
e anche allora continui a mormorare l’inno nazionale
sotto il respiro/a mezza bocca
solo quando hai strappato il passaporto nei bagni di un aeroporto
singhiozzando a ogni boccone di carta
ti sei resa conto che non saresti più tornata.
devi capire
che nessuno mette i figli su una barca
a meno che l’acqua non sia più sicura della terra
nessuno si brucia i palmi
sotto i treni
sotto le carrozze
nessuno passa giorni e notti nel ventre di un camion
nutrendosi di carta di giornale a meno che le miglia percorse
son siano più di un semplice viaggio
nessuno striscia sotto i reticolati
nessuno vuole essere picchiato
compatito
nessuno sceglie campi di rifugiati
o perquisizioni a nudo che ti lasciano
il corpo dolorante
né la prigione
perché la prigione è più sicura
di una città che brucia
e un secondino
nella notte
è meglio di un camion pieno
di uomini che assomigliano a tuo padre
nessuno ce la può fare
nessuno può sopportarlo
nessuna pelle può essere tanto resistente
II
andatevene a casa neri
rifugiati
sporchi immigrati
richiedenti asilo
che prosciugano il nostro paese
negri con le mani tese
e odori sconosciuti
selvaggi
hanno distrutto il loro paese e ora vogliono
distruggere il nostro
come fate a scrollarvi di dosso
le parole
gli sguardi malevoli
forse perché il colpo è meno forte
di un arto strappato
o le parole sono meno dure
di quattordici uomini tra
le cosce
perché gli insulti sono più facili
da mandare giù
delle macerie
delle ossa
del corpo di tuo figlio
fatto a pezzi.
voglio tornare a casa,
ma casa mia è la bocca di uno squalo
casa mia è la canna di un fucile
e nessuno lascerebbe la casa
a meno che non sia la casa a spingerti verso il mare
a meno che non sia la casa a dirti
di affrettare il passo
lasciarti dietro i vestiti
strisciare nel deserto
attraversare gli oceani
annega
salvati
fai la fame
chiedi l’elemosina
dimentica l’orgoglio
è più importante che tu sopravviva
nessuno se ne va via da casa finché la casa è una voce soffocante
che gli mormora all’orecchio
vattene
scappa lontano adesso
non so più quello che sono
so solo che qualsiasi altro posto
è più sicuro di qua.
Quattro errori comuni sull’immigrazione
Si parla molto in questi giorni delle centinaia di migranti che provano a entrare in Europa via mare e vengono soccorsi nel Mediterraneo dai mezzi della marina militare e della guardia costiera. Ma alcune parole usate dalla stampa per descrivere il fenomeno rischiano di essere fuorvianti. Ecco quattro errori comuni sull’immigrazione.
Emergenza immigrazione. In molti usano la parola emergenza per indicare l’alto numero di persone che stanno arrivando dal Medio Oriente e dall’Africa negli ultimi mesi. Tuttavia l’immigrazione non è un’emergenza, ma un fenomeno strutturale. Secondo le Nazioni Unite, infatti, i migranti sono in aumento dal 1990, anche se sono solo il 3 per cento della popolazione mondiale. Come ha detto la portavoce dell’agenzia dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), Carlotta Sami, “non siamo in una situazione di emergenza. Siamo in una situazione difficile, ma strutturale”. Per quanto riguarda i numeri, i migranti arrivati in Italia nei primi quattro mesi di quest’anno sono meno di quelli arrivati nello stesso periodo del 2014. Secondo l’Unhcr, tra gennaio e aprile del 2015 sono arrivati in Italia 26.165 migranti, mentre negli stessi mesi del 2014 ne erano arrivati 26.644. Non sono aumentati gli arrivi, ma le morti in mare a causa della fine del programma di pattugliamento delle frontiere Mare nostrum, che si è interrotto il 1 novembre del 2014. Nei primi quattro mesi di quest’anno sono morte circa 1.700 persone che cercavano di attraversare il Mediterraneo, mentre si stima che nello stesso periodo del 2014 ne siano morte 96. Anche se non c’è un’emergenza immigrazione, si può parlare di crisi umanitaria per quanto riguarda i profughi che stanno lasciando la Siria. Secondo i dati aggiornatidall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), negli ultimi quattro anni sono scappate 3,9 milioni di persone dal paese a causa della guerra.
Scafisti e trafficanti. Nel dibattito sulle iniziative per fermare il traffico di esseri umani nel Mediterraneo si è spesso fatta confusione tra scafisti e trafficanti. Il premier Matteo Renzi alla camera il 22 aprile ha detto che “combattere gli scafisti è una battaglia di civiltà”. Il ministro dell’interno Angelino Alfano in un programma televisivo ha detto che l’obiettivo è “affondare i barconi degli scafisti prima che partano”. Tuttavia non sempre gli scafisti sono trafficanti. Organizzazioni non governative, inchieste giornalistiche e diverse associazioni hanno dimostrato che gli scafisti spesso non sono trafficanti (anche se commettono il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina), ma migranti a cui viene offerto di fare il viaggio nel Mediterraneo gratuitamente, in cambio della guida di un’imbarcazione. Sempre più spesso gli scafisti sono minorenni. Il Consiglio europeo straordinario che si è tenuto a Bruxelles il 23 aprile ha deciso d’intervenire con un’azione militare per individuare e distruggere le imbarcazioni usate dai trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo, prima che partano dalla Libia. La proposta dovrà essere presentata al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e in questi giorni l’alta rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Federica Mogherini, è a New York per cercare sostegno all’intervento.
Sbarchi. Per il clamore con cui i giornali raccontano l’arrivo di centinaia di persone sulle coste italiane, greche e maltesi, molti pensano che il mare sia la principale via d’ingresso per i migranti in Europa. Tuttavia, come ha spiegato il sociologo Enrico Pugliese, l’ingresso in Italia e in Europa avviene soprattutto attraverso scali aeroportuali o varcando le frontiere di terra, grazie a un regolare visto turistico. Secondo i dati diffusi da Frontex, la rotta principale di ingresso in Europa nel 2015 è stata quella attraverso i Balcani. Tra gennaio e aprile del 2015 sono entrati attraverso la frontiera balcanica 39.802 migranti irregolari.
Profughi, richiedenti asilo, rifugiati. Profugo è un termine generico che indica chi lascia il proprio paese a causa di guerre, invasioni, rivolte o catastrofi naturali. Un richiedente asilo non è ancora un rifugiato, ma è una persona che, avendo lasciato il proprio paese, chiede il riconoscimento dello status di rifugiato o altre forme di protezione internazionale. Fino a quando non viene presa una decisione definitiva dalle autorità competenti del paese a cui si chiede asilo (in Italia è la Commissione centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato), il richiedente ha il diritto di soggiornare, anche se è arrivato senza documenti d’identità o in modo irregolare. Il numero delle richieste di asilo in Europa è aumentato, passando da 435.190 nel 2013 a 626.065 nel 2014. L’anno scorso il numero di richiedenti asilo dalla Siria è raddoppiato. I siriani sono il 20 per cento dei richiedenti asilo in Europa. Il secondo gruppo è rappresentato dagli afgani (7 per cento). Nel 2014 l’Unione europea ha offerto asilo a 163mila persone. Nel 2014 la Germania è il paese che ha concesso più volte l’asilo con 41mila richieste approvate, seguita dalla Svezia con 31mila richieste approvate. L’Italia ne ha accolte 21mila. Il regolamento di Dublino è il documento principale adottato dall’Unione europea in tema di diritto d’asilo.
(Fonte internazionale)