
“Dopo il flop e le polemiche della prima puntata di Mission, ci aspettavamo che la Rai facesse la seconda puntata in difesa. Lo si era visto nella settimana scorsa quando su Tv Talk si è dato voce solamente al direttore della rete e agli esponenti dell’Unhcr. Si è parlato di sperimentazione. Si è detto che Rai1 poteva permettersi anche un flop, pur di sperimentare un nuovo format. Peccato che tutto questo sia avvenuto sulla pelle dei più disperati, dei rifugiati, degli sfollati. Spettatori nelle prima puntata. Spettatori nella seconda. Si è tentato di nascondere ancora una volta che il programma era partito come reality ed è stato corretto in seguito alle polemiche. Si sono mostrate tragedie, senza curarsi minimamente di denunciare le cause di queste tragedie: perché dieci anni di guerra nella Repubblica Democratica del Congo? Quale ruolo hanno avuto ed hanno la Francia, l’Inghilterra, gli Stati Uniti d’America?
Col principino che non si ricordava neanche il nome del coltan e, naturalmente, dava tutta la colpa della situazione alle autorità locali. Con scene, o sceneggiate, di gente ricevuta in udienza dal principe che ascoltava benevolmente i loro problemi. Ancora una volta trasformando i poveri in mendicanti. E tutto questo con l’unico scopo di raccogliere fondi: perché queste persone a detta del principe ‘hanno bisogno di aiuto’. Non si tratta di esibizione della miseria, ma, peggio di strumentalizzazione dei poveri che non hanno bisogno di aiuto ma di giustizia, e ai quali dovremmo dare solidarietà in termini di riparazione per tutto quanto abbiamo fatto e continuiamo a fare per mantenere le situazioni illustrate nel programma. Non saremo certo noi a salvare il mondo. Noi lo abbiamo ridotto così. Solo facendo solidarietà, cioè mettendoci accanto, rispettando la cultura e la dignità dei popoli impoveriti e riconoscendoli come unici protagonisti del loro sviluppo potremo avere un ruolo positivo in questo cammino. Tutto il resto, anche se illuminato dai riflettori della televisione, non solo è inutile, ma anche dannoso. E i poveri non ce lo perdoneranno.
Ci hanno detto che sono stati chiamati questi vip per invogliare la gente a guardare il programma. Il flop di ascolti dimostra il contrario. Ma non è solo questione di audience. E’ questione di contenuti. E il contenuto ultimo di Mission è solamente di carattere assistenzialista, che rende i disperati di questo mondo non protagonisti della loro storia, ma comparse della nostra storia.
E dispiace davvero che per difendere una causa perduta in partenza sia intervenuto anche don Mazzi e si sia voluto strumentalizzare perfino la figura di Papa Francesco. Sarebbe bastato a don Mazzi (ormai troppo abituato ai riflettori televisivi e a parlare di solidarietà tra nani e ballerine) leggersi il messaggio inviato dal Papa in preparazione alla Giornata Mondiale della Pace, per capire che proprio di altra cosa si tratta.
Finisce, almeno lo speriamo, questa squallida avventura di Mission. Speriamo che la Rai, dopo questa sperimentazione, capisca che tematiche come questa vanno affrontate con competenza, dando il ruolo di veri protagonisti a coloro che i drammi di questo mondo li vivono davvero sulla propria pelle. La conduttrice Rula Jebreal ha terminato il programma invitando i telespettatori ad essere protagonisti inviando un sms. Quasi che i problemi si risolvano schiacciando un bottone di un telefonino fatto col coltan insanguinato che viene dalla RDCongo. E sarebbe il caso che i dirigenti della Rai capissero che programmi come ‘C’era una volta’ meritano – loro sì – la prima serata della rete ammiraglia. Farebbero senz’altro anche un ascolto maggiore di quanto alcuni vip farlocchi non sono riusciti a raggiungere”. CIPSI, coordinamento di 37 ong e associazioni di cooperazione internazionale