Francesco Becchetti, l’editore di Agon Channel Italia (canale 33 del digitale terrestre), ha 48 anni ed è nipote di Manlio Cerroni, il plurinquisito re delle discariche romane.
La sua attività principale è quella di amministratore delegato di Becchetti Energy Group (Beg). Il gruppo nato nel 1994 è attivo lungo tutta la filiera dell’energia. Il core business è la progettazione, realizzazione e gestione di impianti idroelettrici e di centri integrati per il trattamento e la valorizzazione dei rifiuti solidi urbani, sia in Italia che all’estero.
Il canale televisivo, made in Albania, fondato da Becchetti segna il ritorno in scena di alcune glorie della tv nostrana: Simona Ventura, Massimo Ghini, Sabrina Ferilli, Pupo, Maddalena Corvaglia, Fulvio Collovati, Luisella Costamagna, Lory Del Santo, Giancarlo Padovan e Antonio Caprarica (già in fuga). Un progetto televisivo ambizioso.
Ma la reputazione di Becchetti in Albania è controversa, molti lo dipingono come una sorta di “padrino”, non perché lo sia ma per l’atteggiamento che ha quando lo incontri. “Sigaro in bocca, gorilla armati sempre intorno, l’aria di chi comanda”, raccontano i giornalisti albanesi intervistati da Il Giornale, “è l’unico italiano ad aver richiesto il permesso per un’auto blindata”. E viaggia con il suo aereo, privato naturalmente, gongolandosi quando racconta di aver acquistato la squadra di calcio inglese Leyton Orient (che milita però nella terza serie).
Becchetti sbarca in Albania negli anni Novanta con grandi progetti. Il più importante è quello della costruzione di una centrale idroelettrica a Kalivac, nel sud del Paese. Ottenuta una concessione trentennale e forte degli incentivi garantiti dal governo di Tirana per attirare imprese straniere, nel 2000 la Beg convince Enelpower (società del gruppo Enel) a costruire e a gestire in società un impianto da 100 megawatt. L’investimento previsto è 160 milioni di dollari. Che naturalmente non è lui a sborsare. Ma dopo qualche mese l’alleanza tra il colosso dell’energia italiana e Beg si rompe e Becchetti cita in giudizio Enelpower. Il motivo? Non ha mantenuto gli impegni finanziari alle scadenze previste. I tribunali italiani però danno torto alla società di Becchetti e respingono la richiesta di risarcimento di 120 milioni. La Beg non ha più partner quando dovrebbero partire i lavori agli inizi del 2002, ma il governo albanese gli concede una proroga. Nel 2007 la società riesce a coinvolgere nel progetto di Kalivac la Deutsche Bank, ma anche l’accordo con i tedeschi salta. E La Beg cita in giudizio pure l’istituto di credito. Perché tutti scappano da Becchetti? Che cosa ha spinto due colossi come Enel e Deutsche Bank a fare i bagagli?
I suoi affari quindi, non sembrano andare a gonfie vele, stando almeno ai bilanci delle sue aziende. Nel 2013 il valore di produzione della Beg è sceso da 3,1 milioni a 825mila euro, con un utile di 464mila euro. Il tutto a fronte di debiti per 6,9 milioni. Le altre società non vantano certo numeri migliori. Neppure la tanto decantata tv Agon Channel, che nel 2013 ha registrato ricavi per circa 35mila euro e perdite per quasi 4 milioni, mettendo però sul piatto circa 8 milioni di investimenti.
Da dove arrivano quindi i soldi? La causa alla Deutsche Bank, per la centrale di Kalivac, dopo la rottura della partnership, porta a Becchetti un tesoretto di oltre 20 milioni. I giudici albanesi danno ragione alla Beg. Inoltre, il ras dei rifiuti, dopo il ko nei tribunali italiani, chiede giustizia a quelli di Tirana e porta sul banco degli imputati Enelpower. L’Albania è tristemente nota per la corruzione. Corruzione che colpisce anche gli ambienti giudiziari. Questo non significa che i processi nei tre gradi di giudizio contro Enel siano stati viziati, ma qualche perplessità sorge spontanea. Soprattutto nello scoprire che uno dei giudici di Cassazione, che hanno emesso la sentenza contro Enelpower, era il legale della società di Becchetti. Alla fine l’Enel è stata condannata a pagare 440 milioni.
Una vera Agon(ia) quella di Becchetti: dai rifiuti alla prima tv italiana delocalizzata passando per i tribunali albanesi.