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La Medicina di precisione modellata sul paziente

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Non più un’unica cura per tutti i pazienti con la medesima malattia, ma le cure più adatte per il singolo e a seconda delle caratteristiche genetiche personali. Non è la trama di un film di fantascienza, ma è la nuova visione della medicina, la cosiddetta medicina di precisione che in alcuni casi diventa medicina personalizzata, cucita su misura come un abito.

È un nuovo modo di pensare alla cura e alla prevenzione delle malattie, che prende in considerazione la peculiarità genetica e di stile di vita del singolo individuo“, commenta Carlo Alberto Redi, professore di Zoologia all’Università di Pavia, Accademico dei Lincei e membro del Comitato Etico di Fondazione Veronesi, che in questi mesi sta elaborando un documento proprio sulla Medicina di precisione. Un approccio così promettente che quest’anno il presidente Barack Obama ha stanziato 215 milioni di dollari per la Precision Medicine Initiative: una rete di scienziati al lavoro per rendere rapidamente la Medicina di precisione lo standard clinico. Un progetto simile in Gran Bretagna, il 100,000 Genome Project costerà 300 milioni di dollari.

Proprio a questo tema di frontiera è dedicata anche l’undicesima edizione della conferenza mondiale The Future of Science organizzata da Fondazione Veronesi, Fondazione Tronchetti Provera e Fondazione Giorgio Cini, che avrà luogo dal 17 al 19 settembre 2015 a Venezia: “La Medicina di precisione: come ci cureremo in futuro”.

La rivoluzione della medicina di precisione è iniziata nel 2000 col successo di una delle più grandi imprese scientifiche collettive partita vent’anni prima su intuizione di un grande scienziato italiano, Renato Dulbecco: il sequenziamento del genoma umano. Per la prima volta nella storia, l’umanità ha avuto a disposizione la sequenza esatta di “lettere” (in gergo tecnico “nucleotidi”) che compongono l’intero Dna umano. “Questi ultimi 15 anni di ricerca sui genomi ci hanno rivelato che la stessa malattia in ogni paziente è diversa e anche nello stesso paziente c’è una grande variabilità genetica e cellulare”, continua Il profcssor Redi.

Arriveremo sempre più vicini a una medicina personalizzata, certo, pensata magari non per individui ma per gruppi specifici. Spiega Veronesi: “Già oggi possiamo in molti casi chiudere in un cassetto i protocolli generalizzati a cui eravamo costretti fino a poco tempo fa e scegliere le terapie più adatte per il malato in un determinato momento della sua malattia. Un ragionamento analogo si può fare per la prevenzione delle malattie: a quali rischi è esposta una data persona? E cosa posso fare concretamente per ridurli?”.

La rivoluzione della Medicina di precisione o personalizzata non sta toccando solo le cure, ma anche i metodi di prevenzione e diagnosi: la possibilità di sequenziare i geni o piccoli frammenti di Dna e Rna indicativi di una malattia in fase iniziale potranno fare davvero la differenza nell’esito delle cure.

In certi casi questo approccio è già il presente. Un esempio viene dal tumore al seno: grazie alla biologia molecolare ormai si riescono a identificare le specifiche alterazioni genetiche che sono alla base da quel tumore. “Il processo si chiama “tipizzazione” e permette di scegliere la terapia più efficace: è inutile curare una donna con la terapia ormonale se il suo tumore non possiede i recettori per gli ormoni, mentre una paziente con alti livelli della proteina Her2 avrà maggiori probabilità di guarigione assumendo farmaci “intelligenti” che riconoscono proprio Her2, rispetto alla chemioterapia standard”, spiega il professar Redi.

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Le 10 verità sul Made in Italy agroalimentare

Made in Italy-agroalimentare

L’Italia è certamente in crisi, vive, più di altri Paesi, un momento di grande incertezza appesantito dai suoi problemi antichi: il debito pubblico, le diseguaglianze sociali, l’economia in nero, quella criminale, il ritardo del Sud, una burocrazia spesso persecutoria e inefficace. Ma non è un paese senza futuro. A patto che riparta da ciò che nel mondo ci rende eccellenza: la bellezza, il genio, la creatività ancorati ai territori. E la qualità, che da quella bellezza e creatività trae ispirazione e forza: qualità che nel mondo è uno dei sinonimi di Italia, e trova riconoscimento nella forza del Made in Italy.

“Nelle 10 verità”, sottolinea Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola e promotore del dossier sulla competitività italiana realizzato in collaborazione con Unioncamere e Fondazione Edison per Coldiretti, “c’è ben più che una replica a tanti falsi luoghi comuni. C’è un’idea di futuro per la nostra agricoltura che vale per tutta la nostra economia. La nostra agricoltura è infatti un settore che è cresciuto nel segno della qualità, che da un contributo importante all’attrattività del Made in Italy nel mondo e che continua a svilupparsi scegliendo la via dell’eccellenza. Una ricetta valida per tutto il Paese. Una scelta strategica che va salvaguardata anche negli accordi internazionali e che, ad esempio, deve essere la bussola anche del Ttip. L’Italia che può battere la crisi è infatti il Paese che asseconda la propria vocazione a produrre bellezza e qualità, che riconosce i propri talenti e li accompagna con l’innovazione, la conoscenza e le nuove tecnologie. Non è affatto una sfida facile né scontata: per farcela, l’Italia deve fare l’Italia”. 

I dieci primati italiani nel settore agroalimentare:

  1. L’Italia è tra i paesi che, nella globalizzazione, hanno conservato maggiori quote di mercato mondiale. Mantenendo, dopo l’irruzione della Cina e degli altri Brics, il 72,6% delle quote di export rispetto al 1999. Performance migliore di quelle di Usa (70,2%), Francia (59,8%), Giappone (57,3%), Regno Unito (53,4%) (elaborazione su dati Wto);
  2. Il modello produttivo italiano è tra i più innovativi in campo ambientale. Per ogni milione di euro prodotto dalla nostra economia, emettiamo in atmosfera 104 tonnellate di CO2, la Spagna 110, il Regno Unito 130, la Germania 143. Siamo più efficienti anche nel campo dei rifiuti: con 41 tonnellate ogni milione di euro prodotto, distanziamo di parecchio anche la Germania (65 t). Non solo, siamo campioni europei nell’industria del riciclo: a fronte di un avvio a recupero industriale di 163 milioni di tonnellate di rifiuti su scala europea, nel nostro Paese, ne sono state recuperate 24,1 milioni di tonnellate, il valore assoluto più elevato tra tutti i paesi europei (in Germania ne sono state recuperate 22,4 milioni). Nulla da stupirsi dunque, se il sistema produttivo italiano è anche quello che guida la riconversione verde dell’occupazione europea: secondo l’Eurobarometro della Commissione UE, entro la fine del 2014 il 51% delle PMI italiane avrà almeno un green job, una quota superiore a quella media europea (39%) e ben al di sopra di quella del Regno Unito (37%), della Francia (32%) e della Germania (29%); (fonte: dati GreenItaly 2013);
  3. L’Italia è, nell’eurozona, la meta preferita dei turisti extraeuropei. Siamo il primo paese per pernottamenti di turisti extra Ue, con 56 milioni di notti. Siamo la meta preferita di paesi come la Cina, il Brasile, il Giappone, l’Australia, gli Usa e il Canada (dati Eurostat elaborati da Coldiretti con la Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison con);
  4. Considerando il debito aggregato (stato, famiglie, imprese) l’Italia è uno dei paesi meno indebitati al mondo. Se invece del pesante debito pubblico guardiamo la situazione debitoria complessiva del Paese, l’Italia è più virtuosa (col 261% del PIL) di Stati Uniti (264%), Regno Unito (284%), Spagna (305%), Giappone (412%). (Elaborazione su dati Banca d’Italia);
  5. L’Italia vanta 120 prodotti agroalimentari in cui è leader mondiale per qualità. In 120 prodotti, sui 704 in cui viene disaggregato il commercio agroalimentare mondiale, l’Italia si piazza prima, seconda o terza al mondo per valore medio unitario nell’export (elaborazione su dati Istat, Eurostat e Un Comtrade 2013);
  6. I prodotti agroalimentari italiani dominano sui mercati mondiali. Tra i prodotti dell’agroalimentare italiano ben 23 non hanno rivali sui mercati internazionali e vantano le maggiori quote di mercato mondiale. E ce ne sono altri 54 per i quali siamo secondi o terzi. Nonostante la contraffazione e la concorrenza sleale dell’Italian sounding, siamo sul podio nel commercio mondiale per ben 77 prodotti (elaborazione su dati Istat, Eurostat e Un Comtrade 2013);
  7. Il modello produttivo dell’agricoltura italiana è campione nella produzione di valore aggiunto. Il valore aggiunto per ettaro realizzato dal settore è più del doppio della media UE-27, il triplo del Regno Unito, il doppio di Spagna e Germania, e il 70% in più dei cugini francesi. Non solo: siamo i primi anche in termini di occupazione, con 7,3 addetti per ettaro a fronte di una media Ue di 6,6 (elaborazione su dati Commissione Europea);
  8. L’agricoltura italiana è tra le più sostenibili. Con 814 tonnellate per ogni milione di euro prodotto dal settore, non solo l’agricoltura italiana emette il 35% di gas serra in meno della media Ue, ma fa decisamente meglio di Spagna (il 12% in meno), Francia (35%), Germania (39%) e Regno Unito (il 58% di gas serra in meno) (elaborazione su dati Eurostat realizzata da Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison con Coldiretti) ;
  9. L’Italia è al vertice della sicurezza alimentare mondiale. Siamo il paese con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici (0,2%, un terzo in meno rispetto all’anno prima), quota inferiore di quasi 10 volte rispetto alla media europea (1,9%, aumentati di circa un terzo rispetto all’anno prima) e di oltre 30 volte quella dei prodotti extracomunitari (6,3%) (elaborazione su dati Efsa 2014);
  10. L’Italia è il primo paese europeo per numero di agricoltori biologici. Con 43.852 imprese biologiche (il 17% di quelli europei) siamo i campioni europei del settore, seguiti dalla Spagna (30.462 imprese, 12% dell’Ue) e Polonia (25.944, 10% di quello europeo) (elaborazione su dati Fibl-Ifoam).

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Prodotti biologici: Dal campo alla tavola aumenti fino al 1.700%

Tabella-prezzi-prodotti-biologici

Tabella Codacons su dati Ismea

Nell’ultimo periodo gli alimenti cosiddetti “bio” stanno conquistando in Italia ampi margini di mercato. Questo è dovuto ad una crescente richiesta di prodotti di qualità da parte dei consumatori, e ai numerosi scandali alimentari che coinvolgo anche il nostro paese e che minano la fiducia degli acquirenti nei generi alimentari “tradizionali”. Se da un lato cresce la domanda, però, dall’altro i prezzi dei prodotti biologici lievitano in modo assolutamente sproporzionato, sollevando il sospetto di vere e proprie speculazioni a danno degli utenti. L’agricoltura biologica, scrive il Codacons nell’esposto alle Procure della Repubblica di Torino e Roma, è anche parte di una lunga catena di distribuzione che comprende la trasformazione degli alimenti, la distribuzione e la vendita ed infine il consumatore. In tale catena e nei passaggi che portano i prodotti biologici dal produttore al consumatore finale, si assiste però ad un ingiustificato e sproporzionato incremento dei prezzi. Il divario esistente nei listini dall’origine al dettaglio danneggia non solo i consumatori, ma anche le imprese del settore, che vendono a prezzi ridotti pur subendo una costante crescita dei costi di produzione. Per tale motivo Codacons ha chiesto alle Procure di Torino e Roma di verificare cosa stia determinando l’andamento anomalo dei prezzi dei prodotti biologici, con controlli lungo tutta la filiera, poiché accertati i fatti e le eventuali responsabilità si potrebbero configurare diverse fattispecie penalmente rilevanti quali il reato di aggiotaggio previsto dall’art. 501 c.p.


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