Un miliardo e 668 milioni di euro tra il 2005 e il 2012. Questo è il costo per l’Italia delle politiche anti-immigrazione calcolato dall’associazione Lunaria. Così divisi: 1,38 miliardi sono soldi nostri e 281 milioni dati dalla Ue. Alla cifra vanno aggiunti i soldi per Frontex, l’agenzia europea che deve proteggere le frontiere Ue; e Eurosur, il sistema europeo di sorveglianza. Risorse investite per rifiutare, espellere, rimpatriare, in sintesi, cacciare i migranti dal nostro paese.
“Non possiamo spendere 45 euro al giorno quando un disabile italiano prende 10 euro al giorno, non è possibile, non è normale, non è giusto”. Oppure “Noi moriamo disoccupati voi pensate a Rom e immigrati”. Lo ripete continuamente, come un mantra, il segretario della Lega Nord Matteo Salvini. Come sempre, in mancanza di proposte concrete, si torna sulla questione economica. Ma davvero spendiamo troppo per accogliere gli immigrati? L’immigrazione costituisce davvero un rischio per la sostenibilità del nostro sistema economico e di welfare? E cosa si intende quando si parla di spesa per l’accoglienza?
L’allarme che tanto appassiona i movimenti xenofobi e nazionalisti, le preoccupazioni che agitano molti dei nostri amministratori locali, la prudenza che contraddistingue il governo delle politiche migratorie, si riferiscono, secondo le stime relative all’anno 2011, al 2,07% della spesa pubblica complessiva se consideriamo congiuntamente la spesa sociale imputabile (con qualche riserva) ai cittadini stranieri e gli stanziamenti destinati alle politiche di contrasto, di accoglienza e di inclusione sociale dei migranti. Se invece restringiamo il campo di osservazione alle politiche per così dire “dedicate”, gli stanziamenti per le politiche di accoglienza e di inclusione sociale dei migranti rappresentano lo 0,017% della spesa pubblica complessiva rispetto allo 0,034% di incidenza degli stanziamenti destinati alle politiche del rifiuto.
Le risorse destinate alle politiche finalizzate all’accoglienza e all’inclusione sociale dei cittadini stranieri comprendono gli interventi pubblici destinati a supportare la prima accoglienza dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati e le iniziative finalizzate a favorirne l’inserimento abitativo, scolastico, economico e sociale. Tra queste, vi rientrano le attività di assistenza legale e sociale, di insegnamento della lingua italiana, di orientamento al lavoro, di formazione professionale, oltre ai progetti rivolti in modo specifico ai minori e ai giovani “figli dell’immigrazione”, le azioni utili a rafforzare gli uffici pubblici che operano in questo ambito, le attività di mediazione culturale e interculturale e gli interventi di sostegno all’autorganizzazione dei migranti. Quali sono le risorse che finanziano questo tipo di interventi?
Le principali fonti di finanziamento che supportano queste attività sono:
– i fondi gestiti dalla Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche sociali del Ministero del Lavoro
– il Fondo Europeo per l’integrazione dei cittadini di Paesi Terzi (FEI) 2007-2013
– i fondi che finanziano il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR)
– il Fondo Europeo per l’asilo (FER) 2008-2013
– le risorse messe a disposizione dal PON “Sicurezza Sud 2007-2013 per la promozione di progetti di inclusione sociale dei migranti.
A questi si aggiungono, per il periodo 2011-2012, gli stanziamenti predisposti per la cosiddetta “Emergenza Nord-Africa”, dichiarata il 12 febbraio 2011 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri in seguito alla ripresa (dopo circa due anni di sbarramento delle rotte del mare, conseguenza degli accordi italo-libici) degli arrivi di cittadini migranti provenienti dai paesi coinvolti dalle cosiddette “primavere arabe”. La tabella qui di seguito riporta l’ammontare di fondi pubblici stanziati negli ultimi anni per le politiche di accoglienza e inclusione sociale: per ogni risorsa viene esplicitata la fonte e lo stanziamento medio desumibile per un singolo anno.
In totale, tra il 2005 e il 2012 le risorse pubbliche destinate alle politiche di accoglienza ed inclusione sociale dei cittadini stranieri sono state pari a 2 miliardi e 313mila euro: per la sola gestione dell’emergenza Nord-Africa, però, sono stati stanziati 1 miliardo e 521mila euro. Detraendo questi stanziamenti “straordinari”, l’ammontare delle risorse “ordinarie” destinate alle politiche di accoglienza e inclusione sociale scende a 791 milioni e 708mila euro, con una media annuale pari a 123 milioni e 871mila euro.
Il sistema di accoglienza ordinario incide dunque in modo molto limitato sul complesso della spesa pubblica nel nostro paese. Facendo un rapporto tra quanto viene speso annualmente per le politiche di accoglienza e inclusione sociale e gli ultimi dati ISTAT disponibili sulla spesa pubblica al netto degli interessi per l’anno 2011, che è pari a 719 miliardi e 746 milioni, si ottiene un valore pari allo 0,017%. E’ questa la percentuale della spesa pubblica destinata all’accoglienza e all’inclusione dei cittadini di origine straniera. Si può tranquillamente affermare che i cittadini stranieri “pesano” molto meno sul nostro sistema di welfare rispetto alla quota di popolazione che rappresentano. Le politiche di accoglienza, di inclusione sociale dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati sono evidentemente lasciate in secondo piano nell’agenda politica nazionale.
Sarebbe auspicabile, quindi, un cambiamento di rotta delle politiche migratorie e sull’immigrazione nazionali fondato sulla consapevolezza del fatto che il tema di oggi non è quello della garanzia della “sicurezza” dei cittadini italiani messa in pericolo dall’arrivo di donne e uomini di altri continenti, né quello dell’insostenibilità della presenza straniera sul piano occupazionale o del sistema di welfare, né quello di far convivere “differenze” culturali incompatibili tra di loro. La realtà che le politiche pubbliche sono chiamate a governare è piuttosto quella di assicurare una prospettiva di vita dignitosa a tutti i cittadini, in una società che è già meticcia da tempo.