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Service tax: Il piano sfratti del Governo

trasloco-sfratto

Nell’ultimo anno sono stati ben 15 i suicidi di persone che, non potendo più pagare l’affitto, si sono viste mettere per strada. Su 10 sfratti 9 ormai sono per morosità. Ora arriverà dal 1 gennaio la “service tax” a peggiorare ulteriormente la situazione ed a gravare sulle spalle degli inquilini. 

“Una stangata media da circa 1000 euro (da una nostra stima prudenziale) rischia di abbattersi a partire dal prossimo anno sugli inquilini. Non è ancora chiaro nei dettagli il meccanismo, ma è evidente che, a partire dal 2014, saranno a carico degli inquilini la maggior parte degli oneri relativi alla nuova tassa che, di fatto, anche negli importi, sostituirà sostanzialmente l’intera IMU oggi pagata dai proprietari. Il Governo fa finta di non sapere che l’80% degli inquilini ha un reddito lordo inferiore ai 30 mila euro (fonte Banca d’Italia), che già oggi il 90% delle circa 70.000 sentenze annue di sfratto sono per morosità (fonte ministero interno) ed infine che il Italia sono 650 mila le famiglie che hanno diritto ad una casa popolare avendone i requisiti certificati dai Comuni. In tale contesto, la sostanza è, pertanto, uno spostamento di imposizione fiscale dalla proprietà agli inquilini. Un bel regalo alla rendita immobiliare, come il taglio dell’IMU sule case invendute dei costruttori che, invece di abbassare i prezzi o offrirle alla locazione a prezzi compatibili, si vedono offrire un vantaggio fiscale iniquo salvaguardando la speculazione. Non basta per dare una parvenza di equità il maquillage di un misero intervento di rifinanziamento sul fondo sociale per gli affitti per le famiglie in difficoltà (l’1,5% del costo dell’intero provvedimento sull’IMU). Ricordiamo che lo stanziamento statale del fondo sociale per gli affitti 15 anni fa, in una situazione economica e sociale del tutto differente da oggi, era 5 volte superiore. Oggi siamo alla mancia. Consideriamo una importante affermazione della mobilitazione di questi anni, dai picchetti anti sfratto, alle mobilitazioni nelle città, alle ripetute denunce, che per la prima volta in un provvedimento statale si assuma il problema degli sfratti per morosità. Anche in questo caso, il governo, però, ha deciso di intervenire, con una misura tampone: l’introduzione di un altro fondo sociale, finanziato, tra l’altro, in maniera del tutto inadeguata, con 40 milioni di euro, insomma spiccioli. Serve tutta un’altra impostazione: la riduzione fiscale a carico della proprietà va condizionata a un reale abbattimento degli affitti, in modo da ridurre, così, strutturalmente anche il fenomeno travolgente degli sfratti per morosità, intervenendo a monte del problema e non a valle con interventi di carattere assistenziale. Un vero piano casa, misura assolutamente necessaria e urgente, dovrebbe affrontare il cuore del problema della sofferenza abitativa in Italia che è, oltre il livello troppo elevato degli affitti privati, quello della assoluta carenza di abitazioni sociali. Serve il finanziamento e il varo di un piano per 700 mila alloggi a canone sociale da realizzare attraverso una seria politica di recupero e riuso del patrimonio esistente.” Walter De Cesaris presidente dell’Unione inquilini

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Silvio senza casa

 

Chi non ricorda il Piano Casa del governo Berlusconi?

«Aiuteremo i più deboli», aveva annunciato nel 2008 l’ex premier, promettendo 100 mila alloggi da destinare alle famiglie più svantaggiate. Quelle abitazioni sono rimaste sulla carta. Lo denuncia la Corte dei conti in una relazione che analizza lo stato d’attuazione di quel provvedimento: il giudizio sulle modalità e tempi di attuazione di queste iniziative, dicono i magistrati, «non può essere positivo sotto l’aspetto dell’efficacia, efficienza ed economicità della spesa pubblica destinata a realizzare abitazioni per chi è in condizioni disagiate». Lo Stato ha stanziato nel tempo mezzi finanziari consistenti, pari a quasi 850 milioni di euro, ma ad oggi, quattro anni dopo il decreto legge Berlusconi, «i risultati sono modesti». Fra i problemi evidenziati dalla Corte, la lentezza nell’approvazione di misure ad hoc e nella stipulazione degli accordi fra Stato e Regioni.

Un altra cazzata, promessa e non mantenuta, del RE della prescrizione!

(Fonte L’Espresso)
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