Non è raro che gli organismi geneticamente modificati vengano presentati come un passo verso un’agricoltura rispettosa dell’ambiente o come il rimedio per la fame nel mondo. In realtà, gli Ogm non sono altro che una sfaccettatura di un settore agricolo di stampo industriale, in cui l’uso di erbicidi e pesticidi è molto diffuso. Inoltre, il rilascio di Ogm nell’ambiente comporta notevoli rischi, come la perdita di biodiversità, e molti altri addirittura imprevedibili.
Gli Ogm, ad oggi, non mostrano alcun beneficio per i consumatori e gli agricoltori, ma solo per le multinazionali che li hanno studiati e brevettati. Inoltre, queste aziende, non hanno fatto della trasparenza il loro punto di forza e questo contribuisce ulteriormente ad alimentare dubbi e timori. Queste multinazionali brevettano e vendono semi transgenici e sostanze chimiche collegate, in cambio di problemi e quesiti irrisolti per l’ambiente e la sicurezza alimentare.
Gli europei, secondo l’ultima indagine Eurobarometro (2010), non le vogliono. Il 54% dei cittadini Ue e il 59% degli italiani si oppongono agli Ogm. Inoltre ben il 63% degli italiani non li ritiene sicuri per la salute. E cosa risponde a questi dati il nostro ministro per l’Ambiente Corrado Clini? Apre agli Ogm dichiarando, in un intervista al Corriere della Sera, “Possono portare benefici, la paura nei confronti degli organismi geneticamente modificati riguarda principalmente la possibilità che venga alterata la tipicità dei nostri prodotti agricoli”, e prosegue il suo delirio “senza l’ingegneria genetica oggi non avremmo alcuni fra i nostri prodotti più tipici. Il grano duro, il riso Carnaroli, il pomodoro San Marzano, il basilico ligure, la vite Nero D’Avola, la cipolla rossa di Tropea, il broccolo romanesco: sono stati ottenuti grazie agli incroci e con la mutagenesi sui semi”.
Cosa? Immediata la risposta della Coldiretti a chiarire immediatamente la questione, gli incroci e la mutagenesi che, come dice giustamente il ministro, ci hanno dato quei prodotti, non generano Ogm perché non introducono geni estranei nell’organismo su cui si opera, ma rimescolano (nel caso degli incroci) o modificano (come nel caso della mutagenesi operata su alcune varietà di grano duro come il Creso) quelli che l’organismo naturalmente possiede nel suo genoma!
Immancabile anche la difesa a spada tratta del prof Veronesi con altre affermazioni fuori da ogni verità “Oggi l’insulina è prodotta con un batterio, l’Escherichia coli in cui è stato inserito il gene che produce l’insulina nell’uomo”. Qui c’è chiaramente una forzatura. Non si può omologare questa sostanza (l’insulina) alle piante transgeniche perché non si consuma il batterio transgenico che lo produce ma l’insulina prodotta che poi viene accuratamente purificata. Invece le piante transgeniche o loro parti vengono utilizzate come alimenti tali e quali. Inoltre, mentre i batteri vengono mantenuti nei fermentatori chiusi delle aziende farmaceutiche, per le piante transgeniche esiste il rischio concreto che esse si possano diffondere nell’ambiente attraverso i pollini e i semi. Questi infatti sono trasportati a distanza non solo da agenti naturali come vento, acqua, insetti e animali terricoli, ma inavvertitamente anche dall’uomo.
Insomma io penso che si stia farneticando, per mascherare gli interessi delle multinazionali americane. Sarebbe corretto affrontare il discorso a vantaggio dei consumatori, con prodotti Ogm che diano reali benefici, cosa che attualmente non avviene per tutti gli Ogm autorizzati. E per farlo bisogna ripartire dalla ricerca pubblica in Europa e non solo quella delle multinazionali americane. Solo in questo caso, la tecnologia genetica sarà al servizio dei cittadini.
Per approfondire il discorso Il mondo secondo Monsanto. Dalla diossina agli OGM: storia di una multinazionale che vi vuole bene (Consapevole), il testo svela il ruolo giocato da Monsanto nell’estensione planetaria delle colture OGM, senza che ci sia stato alcun controllo serio relativo ai loro effetti collaterali sulla natura e sulla salute umana.