Lunedì inizierà la 19esima Conferenza dell’ONU sul clima. Dall’11 al 22 novembre, 192 paesi parteciperanno alla conferenza di Varsavia con un solo obiettivo: diminuire le emissioni di carbonio entro il 2020. Gli studi dimostrano che la temperatura dell’aria e il livello del mare continuano a salire e sottolineano l’importanza di trovare una soluzione a questa crescita allarmante. 1,3 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso all’elettricità e 2,6 miliardi di persone continuano a ricorrere al tradizionale uso di biomassa per cucinare.
L’UE produce l’11% delle emissioni di gas a effetto serra. L’obiettivo è quello di diminuire tali emissioni del 20% entro il 2020, anno in cui scadrà il protocollo internazionale di Kyoto. La conferenza di Varsavia è anche uno dei primi passi verso un nuovo accordo internazionale. Il Parlamento, che parteciperà alla conferenza, ha rilanciato la proposta di ridurre le emissioni del 30% in UE entro il 2020.
Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia urgente e potenzialmente irreversibile per le società umane, per la biodiversità e per il pianeta ed è perciò un problema che deve essere affrontato a livello internazionale da tutte le parti. Secondo la relazione della Banca mondiale dal titolo “Turn Down the Heat” (Abbassare il riscaldamento), le attuali tendenze in termini di emissioni porteranno a un riscaldamento di 2° C rispetto all’epoca preindustriale nell’arco di 20/30 anni e a un riscaldamento di 4° C entro il 2100. L’aumento di 4° C potrebbe comportare aumenti di temperatura sostanzialmente più elevati nelle regioni tropicali particolarmente sensibili e recenti risultati scientifici sottolineano i pericoli inerenti anche a un riscaldamento di 2° C.
Il riscaldamento finora prodotto (pari, a livello globale, a circa 0,8° C al di sopra delle temperature pre-industriali) costituisce uno dei fattori alla base di varie crisi umanitarie e alimentari già verificatesi, in particolare quelle più gravi in Africa, soprattutto nel Corno d’Africa e nel Sahel. Secondo uno studio realizzato dall’Istituto di Potsdam per la ricerca sull’impatto climatico e dall’Università di Madrid, la frequenza delle ondate di calore estremo raddoppierà da oggi al 2020 e si quadruplicherà nel periodo fino al 2040. Questa tendenza può essere scongiurata nella seconda metà del secolo solo in caso di riduzione sostanziale delle emissioni globali.
Secondo l’International Energy Outlook 2013, tra il 2010 e il 2040 la domanda energetica globale crescerà del 56%, e soddisfare tale domanda comporterebbe un notevole aumento delle emissioni di CO2. La parte più consistente dell’aumento della domanda e delle emissioni si verificherà nelle economie emergenti. Stando ai dati forniti dal Fondo monetario internazionale (FMI), i sussidi ai combustibili fossili sono pari a USD 1,9 trilioni a livello mondiale, con il massimo dei contributi provenienti dagli Stati Uniti, dalla Cina e dalla Russia (che insieme rappresentano circa la metà di tali sussidi). L’Europa dovrebbe promuovere, nella propria strategia industriale, l’innovazione e la diffusione di tecnologie ecocompatibili, anche nel campo dell’informazione e della comunicazione (TIC), delle energie rinnovabili, delle tecnologie per un uso innovativo ed efficiente dei combustibili fossili e, in particolare, delle tecnologie efficienti sotto il profilo energetico.
In base alle conclusioni di uno studio del Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (CEDEFOP), è possibile raggiungere un’economia sostenibile nonché efficiente sotto il profilo energetico garantendo nel contempo un aumento dell’occupazione (circa il 20% delle emissioni di gas serra è dovuto alla deforestazione e ad altre forme di uso del suolo e di cambiamenti di tale uso). Ad esempio utilizzando l’agrosilvicoltura si aumentano gli effetti di mitigazione della CO2, grazie a un maggiore stoccaggio del carbonio, e si riduce la povertà diversificando le entrate delle comunità locali.
“Il compito della delegazione del Parlamento europeo è quello di discutere con il maggior numero possibile di attori (organizzazioni non governative, delegazioni). Abbiamo già un accordo sulla riduzione delle emissioni delle automobili e per ridurre le emissioni del 20% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020. Vogliamo impegni concreti in tutte le regioni del mondo. Vogliamo ottenere dei risultati ora e non nel 2018 o nel 2020. L’appuntamento di “Parigi 2015” si avvicina e dobbiamo ottenere degli impegni vincolanti anche per i paesi in via di sviluppo. Certamente i paesi sviluppati dovranno fornire un maggior sostegno finanziario. A Varsavia ci prepareremo per Parigi, dove dovremo decidere delle nuove misure per il dopo 2020. Varsavia sarà la conferenza delle promesse e degli impegni chiari. Mi piacerebbe che i paesi sviluppati dimostrino in quest’occasione una volontà forte per la costituzione del Fondo verde per il clima. Altrimenti i paesi sottosviluppati perderanno la fiducia. Sarà una settimana difficile. Ci aspettiamo delle discussioni fino a tarda notte, ma dobbiamo trovare una soluzione.” Matthias Groote – Presidente della Commissione ambiente dell’Europarlamento