Denaro fresco pompato nell’apparato circolatorio della sanità italiana. Per la prima volta le aziende produttrici obbligate a mettere online i contributi versati a camici bianchi, società scientifiche e associazioni di malati. Un giro milionario.
In tanti danno i soldi e in tantissimi li ricevono, prima di tutto decine di migliaia di medici. Poi ci sono le loro società scientifiche e gli ospedali dove lavorano ma anche le aziende che organizzano gli incontri, le agenzie di viaggio, chi si occupa della formazione e pure le associazioni di pazienti. L’industria così arriva ovunque: a chi decide che farmaco usare per una data patologia, a chi prescrive e a chi di quelle ricette è il destinatario. Si va da piccoli contributi a bonifici da centinaia di migliaia di euro. Tutto è in regola, previsto dalla legge. Le spese per “ricerca e sviluppo” stanno fuori, sotto una voce diversa. Continue Reading →
C’è una dittatura invisibile che agisce sotto gli occhi di tutti e tocca tutti. Si chiama Big Pharma, la casta delle multinazionali del farmaco che regolano vita, morte e miracoli dei comuni mortali con margini di guadagno mostruosi. Tanto per capirci, quello della Pfizer, colosso statunitense quarto al mondo per volume d’affari, nel 2013 è stato di 24,6 miliardi di dollari, il doppio rispetto al 2012, battendo perfino la Shell (18,2 miliardi), la prima padrona dell’oro nero, e il colosso dell’auto giapponese Toyota (18,9 miliardi).
Il grande business delle multinazionali del farmaco
Le industrie delle medicine registrano fatturati solo in crescita: al top c’è l’americana Johnson and Johnson (71 miliardi). Seguono i due giganti svizzeri Novartis (58 miliardi) e Roche (52 miliardi). Altri numeri da capogiro: mille miliardi di dollari il valore delle fusioni di Big Pharma dall’inizio del 2014 e quasi tre miliardi spesi dal 1998 in lobbying solo negli Stati Uniti. Le industrie farmaceutiche sono la lobby più potente Oltreoceano (226 milioni di dollari investiti l’anno scorso), lasciandosi alle spalle assicurazioni (153 milioni), gas e petrolio (144) e internet (141). Il settore farmaceutico non conosce crisi, neanche nel Vecchio continente: la più grande fabbrica di farmaci del globo (per un valore di 210 miliardi). Gli Stati Uniti sono a 143 miliardi. Il Giappone si ferma a 68. L’Italia è terza in Europa per produzione, dopo Svizzera e Germania, con 25 miliardi di vendite, cioè il 19% in più di sette anni fa. Menarini (3,2 miliardi fatturato), Chiesi (1,2 miliardi) e Sigma tau (688 milioni) sono le tre aziende con i ricavi più alti.
Big Pharma è un oligopolio garantito dai brevetti, poco disturbato dalle leggi. Il recente scandalo del Tamiflu, il farmaco contro l’aviaria e la “suina” spacciato per miracoloso, ha portato alla luce un problema enorme: la non trasparenza degli studi clinici, essenziali alla ditta per testare benefici, effetti collaterali e sicurezza della molecola. La maggior parte di questi dati non sono di pubblico dominio. È l’azienda che decide quali informazioni rendere note e quali tacere. Per questo Ben Goldacre, medico inglese e autore del bestseller “Bad Pharma”, ha lanciato la campagna “AllTrials” per la registrazione pubblica dei trial clinici. Il 2 aprile scorso il Parlamento europeo ha approvato l’adozione di un database che raccoglierà i test scientifici condotti nell’Ue dal 2014. La documentazione degli altri, in pratica tutti quelli oggi a nostra disposizione, resta tabù.
La decisione tutela l’accesso a farmaci a basso costo e impedisce l’uso indiscriminato dei brevetti. La storica decisione della Corte Suprema di Delhi che si è pronunciata a sostegno della legge sui brevetti indiana, giunge dopo sette anni di battaglia legale portata avanti dalla casa farmaceutica svizzera Novartis e rappresenta una grande vittoria per l’accesso a farmaci a basso costo per i pazienti nei Paesi in via di sviluppo, dichiara Medici Senza Frontiere.
“È un enorme sollievo per i milioni di pazienti e medici nei Paesi in via di sviluppo che dipendono dai farmaci a basso costo provenienti dall’India, e per i fornitori di cure come MSF”, afferma Unni Karunakara, presidente internazionale di MSF. “La decisione della Corte Suprema rende ora i brevetti sui farmaci di cui noi abbiamo un disperato bisogno, meno attuabili. Si tratta del segnale più forte possibile per la Novartis e le altre multinazionali farmaceutiche che devono desistere dall’attaccare la legge indiana dei brevetti”.
L’India ha iniziato a concedere brevetti sui farmaci per conformarsi alle regole del commercio internazionale, ma ha incluso nella propria legge alcune garanzie – tra cui una clausola nota come Sezione 3(d) – che impediscono alle aziende di abusare del sistema dei brevetti. La Sezione 3(d) impedisce alle case farmaceutiche di ottenere brevetti sulle modifiche a farmaci già esistenti, al fine di far perdurare all’infinito i propri monopoli.
La Novartis ha citato per la prima volta il governo indiano in tribunale nel 2006 al fine di ottenere una più ampia concessione di brevetti per i propri prodotti rispetto a quanto stabilito dalla legge indiana (Patents Act, 2005). Nella prima causa davanti all’Alta Corte di Chennai, la Novartis ha sostenuto che la legge non rispettava le regole stabilite dall’Organizzazione Mondiale del Commercio e violava la Costituzione indiana. La Novartis ha perso la causa nel 2007, ma ha fatto ricorso dinanzi alla Corte Suprema, nel tentativo di indebolire l’interpretazione della legge e svuotarla di sostanza. Tutte le richieste della Novartis sono state ieri respinte dalla Corte Suprema indiana.
“Tutti gli attacchi della Novartis alla Sezione 3(d), uno degli elementi nella legge dei brevetti indiana che proteggono la salute pubblica, hanno fallito”, dichiara Leena Menghaney, responsabile della Campagna per l’Accesso ai Farmaci di MSF in India. “Gli uffici per i brevetti in India dovranno considerare questo come un chiaro segnale che la legge deve essere applicata rigorosamente e che le domande di brevetto prive di un reale fondamento devono essere respinte”.
Anche se i ripetuti attacchi legali della Novartis alla Sezione 3(d) avevano lo scopo di garantire una maggiore concessione di brevetti in India, anche per farmaci già esistenti, la società ha sollevato preoccupazioni circa le implicazioni della decisione sulla questione più importante del finanziamento dell’innovazione medica.
“Al momento l’innovazione medica è finanziata attraverso i prezzi elevati dei farmaci coperti da brevetti monopolistici, a spese dei pazienti e dei governi dei Paesi in via di sviluppo che non possono permettersi quei prezzi”, prosegue Unni Karunakara. “Invece di cercare di abusare del sistema dei brevetti modificando le regole e rivendicando sempre più brevetti su vecchi farmaci, l’industria farmaceutica dovrebbe concentrarsi sulla vera innovazione, e i governi dovrebbero sviluppare delle regole che consentano lo sviluppo di farmaci resi subito disponibili a prezzi accessibili. Si tratta di un dialogo che deve iniziare al più presto. Invitiamo la Novartis a essere parte della soluzione e non del problema”.
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Ciao sono Claudio e questo è il mio blog nato nel 2011. Sono un blogger libero e indipendente, scrivo articoli per cambiare questo Mondo alla Rovescia. Utopia? Vedremo…
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