Cinquantamila tra soldati dell’esercito e fanti di Marina congiuntamente a oltre 5 mila agenti federali sono stati impiegati massicciamente negli ultimi sei anni in quella che è stata definita da tutti la guerra ai cartelli della droga. Questa sanguinosa e feroce guerra ha preso avvio in coincidenza all’insediamento di Felipe Calderón Hinojosa alla presidenza del Messico nel dicembre 2006. Calderòn durante tutta la campagna elettorale del 2006 promise che avrebbe dichiarato guerra ai narcotrafficanti il giorno stesso del suo insediamento nel caso avesse vinto le presidenziali, cosa che è avvenuta anche se la narco-guerra, pur se su scala minore, era già iniziata nel 2001 con la presidenza di Vicente Fox. E’ una guerra che ogni mese domanda un tributo di sangue pesantissimo, con una media drammatica di circa 15 mila morti l’anno. Per il Movimiento por la Paz con Justicia y Dignidad da fine 2006 al dicembre 2012 i morti sono stati circa 80 mila, a cui vanno aggiunti approssimativamente le migliaia di scomparsi e 250 mila gli sfollati dalle loro abitazioni. Gli scomparsi, anche secondo fonti ufficiali del governo, sarebbero arrivati alla cifra di oltre 26 mila.
Secondo la ong messicana Propuesta Civica tra questi ci sono poliziotti, studenti, imprenditori, avvocati, operai, gente comune ed almeno 1.200 sono i ragazzini sotto gli undici anni. Un recente rapporto di HRW ha denunciato la collaborazione di alcuni elementi infedeli dell’esercito in questa organizzazione delle sparizioni di persone. Alla radice di questo terribile conflitto vi è il mercato delle droghe mondiale che fa circolare somme gigantesche. Per il Government Accountability Office del Congresso americano (equivalente in parte alla nostra Corte dei Conti) il fatturato dei cartelli si aggira sui 23 miliardi di dollari mentre Stratfor, uno degli osservatori tra i più informati sulle vicende messicane, il giro d’affari sarebbe pari ad almeno 32 miliardi di dollari.
Secondo l’Office Drugs and Crime delle Nazioni Unite gli USA assorbono il sessanta per cento della produzione e il settanta per cento dei profitti si genera appena viene varcato il Rio Grande, il restante è piazzato in Europa, Asia e Australia. Vale la pena rammentare che la Repùblica de Mèxico ha una superficie enorme, di quasi due milioni di chilometri quadrati; si estende in lunghezza per oltre 3.200 chilometri, possiede circa 9.330 chilometri di costa, 3.185 chilometri di confine in comune con gli Stati Uniti e circa un migliaio con Guatemala e Belize. La geografia la fa, una volta di più, da padrona nel Messico diventando un grande svantaggio per le forze dell’ordine e l’esercito con evidenti e inevitabili impatti sul controllo del territorio, sull’impiego ottimale di mezzi e uomini, in sostanza su tutta la catena operativa di comando e sull’organizzazione logistica. L’enorme sforzo messo in atto dalle forze armate, dagli organi giudiziari e dalla Polizia Federale è stato ed è a tutt’oggi davvero imponente e può essere paragonato solo alla lunghissima guerra condotta dal governo della Colombia contro i potenti cartelli della droga locali e la guerriglia delle FARC.
I successi nella strategia di decapitazione dei vertici dei cartelli sono stati indubbi: dal 2009 i militari hanno catturato o ucciso 26 boss della droga, sul totale dei 37 ‘most wanted’. Le catture e uccisioni vanno ascritte ai marines della Marina messicana che si sono rivelati gli elementi più affidabili oltre che professionalmente ben preparati. Il coinvolgimento delle forze armate messicane nel contrasto ai narcos è quasi totale, tutti i corpi militari sono stati coinvolti anche se con livelli di impiego differenti a seconda delle tre forze armate. Soprattutto i reparti speciali sono in prima linea nelle operazioni di cattura dei membri di spicco dei cartelli narcos più potenti e attivi che si raggruppano in due federazioni di cartelli (ferocemente rivali tra loro) il Cartello di Sinaloa e i Los Zetas. Alcune di questi successi sono stati ottenuti con la collaborazione degli Stati Uniti, che operano con unità di Marines in Guatemala che si è trasformata in un’area che fornisce, per dirla in termini geopolitici, profondità strategica ai narcos e costituisce una base importante per far giungere i suoi velenosi tentacoli fino al confine con la Colombia.
La guerra nella guerra: Los Zetas contro Sinaloa. Le feroci lotte intestine tra i cartelli, su tutte quella tra il Cartello di Sinaloa e il cartello dei Los Zetas, sono tra le prime cause dell’altissimo tasso di omicidi. Assassinii e stragi vengono condotte spesso con enorme ferocia, molte volte le persone sono uccise dopo essere state crudelmente torturate. I Los Zetas sono apparsi sulla scena del crimine intorno al 1999, prima come braccio armato del potentissimo Cartello del Golfo successivamente hanno deciso di ‘mettersi in proprio’ organizzandosi come cartello autonomo, scatenando una ferocissima guerra intracartelli che ha causato migliaia di morti. I Los Zetas hanno agito in modo spietato per crearsi il proprio mercato, per ampliare il controllo del territorio e cosa altrettanto importante in quelle latitudini per crearsi una ‘fama’ di implacabile ferocia con chiunque li ostacoli o li tradisca. Il cartello è stato fondato da personaggi del calibro di Arturo Guzmán Decena, Jesús Enrique Rejón Águila, Jaime González Durán, Heriberto Lazcano e Miguel Treviño Morales. Gli stati dove operano i Los Zetas sono il Nuevo Laredo, Tabasco, Yucatán, Quintana Roo, Chiapas, Guerrero, Oaxaca, Michoacán e nella capitale. Dopo successivi arresti e uccisioni condotti dalle forze armate messicane e dai reparti speciali della Marina, ad oggi chi dirige i Los Zetas è Miguel Treviño Morales. In particolare è a partire dal 2008 i Los Zetas hanno deciso di agire totalmente in proprio, difatti da quel momento non si considerarono più la milizia armata del Cartello del Golfo, volsero le spalle al gruppo di Sinaloa e fecero un patto con i fratelli Beltrán Leyva. La peculiarità del cartello dei Los Zetas è che è stato fondato da ex-membri delle forze speciali del GAFE (Grupo Aeromóvil de Fuerzas Especiales) e del GANFE (Grupo Anfibio de Fuerzas Especiales); secondo gli organi giudiziari messicani sono almeno 40 i membri delle forze speciali che hanno disertato andando a formare un gruppo di criminali che è poi divenuto uno dei due più potenti cartelli narcos che stanno minando alla radice la società e le istituzioni democratiche messicane. Il giro di affari dei Los Zetas che si ramifica in ogni direzione. Negli Usa, in Centro America (Honduras, Guatemala) e in Europa. Tra le tantissime attività illegali che compiono i Los Zetas vi è il pianificato e ben organizzato rapimento di esperti di tecnologia, di decine di ingegneri e tecnici esperti di telecomunicazioni o informatica. Sono dei ‘sequestri high-tech’ che hanno permesso la costruzione di un network di apparati di comunicazioni ‘personalizzati’ e criptati per organizzare da un lato gli arrivi della droga e dall’altro le successive spedizioni del prodotto finito verso gli Stati Uniti ed in Europa. L’inchiesta del giornale messicano Animal Politico ha rivelato che sono almeno una quarantina, tra uomini e donne, fatti sparire negli ultimi quattro anni e costretti a lavorare per migliorare e gestire il network di comunicazioni dei Los Zetas. Secondo alcune fonti stampa potrebbero esserci in questa struttura high-tech anche degli esperti stranieri, ingaggiati profumatamente a seconda delle necessità di costruzione di network sempre più potenti e protetti dalle intercettazioni delle forze dell’ordine e delle forze armate; in questo compito gli investigatori sono appoggiati dalla tecnologia delle varie agenzie americane, oltre al fatto che tra i due paesi sono attivi da molto tempo protocolli per lo scambio di informative di intelligence. L’attenzione degli investigatori si è rivolta in questi ultimi anni nelle ricerca e distruzione delle reti di comunicazione dei cartelli, i dati ufficiali parlano della almeno 400 antenne e tutte le sotto-reti ad esse collegate. Sono state scovate anche reti mobili basate su camion e furgoni attrezzati allo scopo, torri alte 50 metri per le trasmissioni di “radioZetas”, tutti elementi che avvalorano una volta di più le notevoli capacità organizzative dei narcos e dei consulenti che li spalleggiano. Nel solo 2011 sono state smantellate 167 antenne e 155 ‘stazioni’ sulle quali si appoggiavano 1450 radio e diverse migliaia di telefoni portatili. I Los Zetas si ‘fregiano’ purtroppo anche del primato di aver arruolato le donne come killer professioniste, in un gruppo noto come Las Panteras, come il caso di Maria Jimenez (nome di battaglia: “la Tosca” a cui sono attribuiti almeno venti omicidi) una 26enne che guadagna 760 dollari per ogni assassinio; in questa gang pare vi siano anche delle minorenni che compiti nel campo dell’infiltrazione e della raccolta informazioni. Un tragico reclutamento che si va espandendo negli ultimi anni, come nel 2011 quando in un campo di addestramento dei Los Zetas, attaccato in forze dagli agenti federali, vennero catturate anche sei donne.
(*Documento di Analisi Difesa)
ZeroZeroZero. “Scrivere di cocaina è come farne uso. Vuoi sempre più notizie, più informazioni, e quelle che trovi sono succulente, non ne puoi più fare a meno. Sei addicted. Anche quando sono riconducibili a uno schema generale che hai già capito, queste storie affascinano per i loro particolari. E ti si ficcano in testa, finché un’altra – incredibile, ma vera – prende il posto della precedente. Davanti vedi l’asticella dell’assuefazione che non fa che alzarsi e preghi di non andare mai in crisi di astinenza. Per questo continuo a raccoglierne fino alla nausea, più di quanto sarebbe necessario, senza riuscire a fermarmi. Sono fiammate che divampano accecanti. Assordanti pugni nello stomaco. Ma perché questo rumore lo sento solo io? Più scendo nei gironi imbiancati dalla coca, e più mi accorgo che la gente non sa. C’è un fiume che scorre sotto le grandi città, un fiume che nasce in Sudamerica, passa dall’Africa e si dirama ovunque. Uomini e donne passeggiano per via del Corso e per i boulevard parigini, si ritrovano a Times Square e camminano a testa bassa lungo i viali londinesi. Non sentono niente? Come fanno a sopportare tutto questo rumore?” (Roberto Saviano)