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35 mila euro per tre giorni da deputato

Francesco-Paolo-Lucchese

Per la serie quelli che non si arrendono e non è mai troppo tardi, Francesco Paolo Lucchese deputato per tre giorni. Questo “sacrificio” gli regala ben 35 mila euro netti.

A Montecitorio, ad aggiudicarsi il Guinnes dell’eletto in zona Cesarini è l’onorevole Francesco Paolo Lucchese: 78 anni Laurea in medicina e chirurgia, Pediatra. Parlamentare di lungo corso nelle file del Ccd e poi dell’Udc, alle politiche del 2008 il medico siciliano, candidatosi con il Pdl, non riesce a tagliare il traguardo delle cinque legislature consecutive. Nel collegio Sicilia1 Lucchese si classifica infatti al 18° posto e dice addio alla Camera. Ma a pochi giorni dalla caduta del governo Monti accade quello che non ti aspetti: l’onorevole Lo Presti, eletto col Pdl nello stesso collegio e passato poi a Fli, abbandona lo scranno di Montecitorio. A quel punto la lista dei non eletti nelle file del Pdl, visto anche il decesso di chi lo aveva preceduto nelle preferenze, scorre proprio fino al nome di Lucchese. E così lo scorso 19 dicembre, in extremis, il “neo” deputato è riuscito a conquistare lo scranno. Fa appena in tempo a comunicare il suo passaggio all’Mpa dichiarando “una scelta dettata dall’affinità delle idee del movimento che presiedo, che si ispira a valori cattolico-liberali di impronta autonomista, con i principi dell’Mpa”. Tutto ciò per giustificare la mossa. Partecipa al voto della legge di Stabilità e, tre giorni dopo, il presidente Napolitano scioglie le Camere. Tutto questo gli ha garantito uno stipendio da parlamentare  –  circa 12 mila euro al mese fra indennità, diaria e quota per i portaborse  –  sino all’insediamento dei nuovi inquilini di Montecitorio. Che avverrà intorno a metà marzo.

P.S. Beffa delle beffe. L’onorevole Francesco Paolo Lucchese in data 13 dicembre 2012 è cofirmatario di una proposta di legge indovinate su cosa? Sulla determinazione dei limiti massimi del trattamento economico dei titolari di cariche pubbliche elettive e di Governo e dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche. Nella proposta si legge testualmente “chi oggi sperpera, o peggio ruba, le risorse della comunità è doppiamente colpevole, non solo per uno squallido episodio di latrocinio ma anche per il grave danno perpetrato all’immagine delle istituzioni e del sistema democratico. Ben vengano, dunque, provvedimenti come quello recentemente approvato dal Parlamento sui costi della politica, che si muove nel solco della sensibile riduzione dei costi istituzionali, già peraltro avviata con la cosiddetta « spending review », e che in un momento storico come quello che stiamo vivendo, anche per le citate ragioni, può contribuire a migliorare la percezione della politica da parte della gente comune e a ricucire lo strappo che oggi la divide dalle istituzioni…..[…]…Non possiamo certamente più nasconderci, infatti, che ogni anno tali costi, diretti e indiretti, ammontano a circa 23,9 miliardi di euro, pari a circa l’1,5 per cento del prodotto interno lordo (PIL), dei quali, ad esempio, circa 4,6 miliardi di euro sono destinati agli oltre 24.000 consiglieri di amministrazione, alle consulenze e al funzionamento degli organi delle società partecipate dello Stato. È dunque davvero arrivato il momento che da parlamentari superiamo l’approccio solo demagogico ed emotivo della questione, passando alla concretezza fattiva, proponendo modifiche normative che contribuiscano a razionalizzare la giungla retributiva delle varie voci di rimborso e l’impianto su cui poggia il sistema dei trattamenti economici degli incarichi istituzionali e di quelli dirigenziali statali…” Leggi qui il testo completo.

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Alla Camera 3 miliardi di euro per lavare tappeti e lucidare arredi

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Qualcuno potrà obiettare che anche l’occhio vuole la sua parte. Nulla da eccepire, se non fosse che essere disposti a spendere circa 3 milioni di euro per lavare tappeti e lucidare arredi, in tempi in cui gran parte delle famiglie italiane tirano la cinghia per colpa della crisi e delle tasse, risulta se non altro poco in linea l’austerità instaurata da un anno a questa parte. Specialmente quando gli arredi in questione sono quelli della Camera e il denaro quello pubblico. Succede per l’appunto a Montecitorio, che di recente ha lanciato un bando da oltre 2,9 milioni per appaltare un servizio di “manutenzione di tappezzeria, falegnameria e opere vetrarie” da espletare nelle diverse sedi della Camera. In pratica, si tratta di interventi volti a dare una rinfrescata a mobili e pertinenze più o meno in uso agli onorevoli. Nel capitolato di gara si parla di interventi su rivestimenti di strutture con tessuto, moquette, servizio di lavaggio di parati e tendaggi, nonché manutenzione straordinaria di arredi Basile (dal nome dell’architetto autore del progetto di ampliamento di Montecitorio). Insomma un restyling in piena regola, i cui lavori saranno effettuati dall’impresa che presenterà l’offerta economica più vantaggiosa. Stando ai documenti che accompagnano il bando, i candidati risultano già individuati tanto che proprio pochi giorni fa la stessa Camera ha provveduto a recapitare l’invito a presentare l’offerta. Montecitorio per la verità non sembra essere nuovo al lancio di gare un po’ in controtendenza con i tempi duri della spending review. Spulciando nel sito istituzionale ci si imbatte infatti in una gara da 1 milione di euro per la fornitura di agende e agendine. Soldi che però stavolta potrebbero essere stati risparmiati, dal momento che la procedura risulta interrotta.

(Fonte MF – Gianluca Zapponini)

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