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La menzogna dei MiniJob alla tedesca

MiniJob

Che cosa sono i MiniJob? Qual è la funzione e lo sviluppo di queste forme di lavoro atipico? Spesso tirati in ballo, anche da Renzi. Ma le informazioni che arrivano in Italia sono sempre deformate. Vediamo perchè.

I MiniJobs nell’ordinamento del mercato del lavoro tedesco, sono paragonati alla tipologia dei lavori atipici. Attraverso l’introduzione dei MiniJobs si sono si creati, in Germania, due milioni e mezzo di posti di lavoro per bassi salari. Ma per contrappeso sono stati eliminati 340 mila posti di lavoro stabili a tempo pieno, causando gravi danni al sistema di sicurezza sociale per i bassi introiti della contribuzione per la cassa malattia.

I MiniJob rientrano tra le forme di lavoro subordinato etichettate con il nomen iuris di geringfügige Beschäftigung, ossia di lavori atipici, conosciuti nell’ordinamento tedesco sin dal 1977. Grazie alla riforma Hartz dal primo di aprile 2003 sono stati introdotte modifiche legislative creando nuove tipologie di MiniJobs (piccoli lavori).

Il numero di coloro che vivono soltanto di un MiniJobs è rimasto pressoché costante dal 2003 fino ai giorni nostri (4,9 milioni) mentre ad essere aumentato, o meglio ad essere pressoché raddoppiato è il numero dei cd. nebenjobber, ossia di coloro che uniscono ad un lavoro a tempo determinato o indeterminato anche un MiniJobs (si tratta di circa 2,7 milioni di persone).

L’aspetto positivo pare essere la riduzione del lavoro in nero e la disoccupazione: i MiniJobs, al pari del lavoro interinale e del lavoro part-time, hanno notevolmente contribuito a ridurre l’allarmante disoccupazione tedesca. Il Minijobbers senza un ulteriore impiego risulta disoccupato e più precisamente “lavoratore marginale” e può chiedere un lavoro più stabile all’ufficio del lavoro.

La critica diffusa per cui i Minijobber avrebbero salari orari da fame, a volte perfino inferiori ai 2 euro l’ora, sembra essere quanto mai demagogica. Come raccontava ai primi di ottobre la Frankfurter Allgemeine Zeitung, si tratta di casi limite, che si verificano più che altro nell’Est della Germania e contro i quali l’Agenzia federale del lavoro (BA) sta combattendo con un certo successo, viste le recenti pronunce dei tribunali del lavoro che hanno definito sittenwidrig, ossia contrario al buon costume, un salario così basso. I MiniJobs sono principalmente utilizzati nel settore commerciale da negozi, grandi magazzini, hotel e ristoranti, tutti i settori dove occorrono implementazioni temporanee del personale, ma anche in genere alle PMI.

MiniJobs del settore commerciale: retribuzione, orari e tutele sociali. Si tratta di lavori con uno stipendio massimo di 450 euro mensili e con un limite di ore (almeno formalmente) di circa 15 ore settimanali. Tuttavia, non esistendo in Germania un salario minimo gli accordi tra le parti possono sono diversi e il Minijobbers trovarsi a lavorare più ore delle 15 canoniche. Dal punto di vista giuslavoristico in genere per MiniJobber valgono le stesse regole di il settore commerciale comprende tutti i processi che non sono esercitati in case private – tradotto letteralmente dal tedesco – “per le quali si applica la famiglia cosiddetta check-procedu lavoro “normali”. Il MiniJobber ha diritto alla continuazione del pagamento del salario in caso di malattia e di ferie.

Costi per il datore di lavoro: paga il 2% al fisco e il 28% alla previdenza sociale (il 15% al fondo pensioni e il 13% per la malattia), più altri contributi di minor importi e i premi per l’assicurazione contro gli infortuni da determinarsi caso per caso). Per MiniJobber applica la stessa protezione contro il licenziamento delle lavoratrici dipendenti a tempo pieno (Protection Act) compresa la legge sulla protezione della maternità ai sensi della quale ha diritto anche a prestazioni economiche. Più precisamente, sono a carico del datore di lavoro contributi di cui le aliquote contributive sono le seguenti:

  • 13% della assicurazione sanitaria obbligatoria (non si applica ai sanitari assicurati mini-cottimisti privati) e
  • 15% dell’assicurazione pensionistica obbligatoria (il tasso di contribuzione dipendente contribuisce anche 3,9 punti).

L’importo a carico dei contributi del datore di lavoro:

  • 0,7%prelievo U1 (rimborso delle spese per il mantenimento di retribuzione in caso di malattia) dopo la legge sulla compensazione delle spese;
  • 0,14%prelievo U2 (rimborso delle spese di maternitàedivieti di occupazione durante la gravidanza), dopo la legge sulla compensazione delle spese (7);
  • 0,15% prelievo U3 (contributi previdenziali insolvenza) dopo il terzo libro del codice sociale.


Escludendo l’imposta forfettaria del 2% il datore di lavoro in aggiunta al salario deve spendere 30.99% dello stesso salario.

Il prelievo U1 in Germania è un contributo obbligatorio per alcuni datori di lavoro volto a finanziare la solidarietà della compensazione per le spese del datore di lavoro per assicurare la retribuzione ai lavoratori in caso di malattia. Alla ripartizione partecipano quei datori di lavoro che occupano più di 30 dipendenti. Con questo metodo cosiddetto U1-metodo si evita che i datori di lavoro più piccoli siano troppo oberati finanziariamente per soddisfare le rivendicazioni salariali dei loro dipendenti in merito alla retribuzione durante la malattia.

Il prelievo U2 è un metodo attraverso il quale i datori di lavoro compensano gli oneri finanziari della tutela della maternità. La base giuridica è la legge sul risarcimento delle spese del datore di lavoro per il pagamento continuato del salario. Il prelievo U2 è obbligatorio dal 1 Gennaio 2006 per tutti i datori di lavoro mentre in precedenza, i datori di lavoro più grandi erano esclusi dal pagamento dei contributi e delle prestazioni.

Il prelievo U3 (assegnazione dei fondi di insolvenza) in Germania è un metodo di compensazione per finanziare il fondo di insolvenza.

In realtà l’utilizzo esteso dei Minijobs potrebbe divenire una bomba a orologeria contro il sistema pensionistico a causa del minore ammontare dei contributi versati. Stando a un rapporto del Ministero del Lavoro tedesco, le contribuzioni per la previdenza pubblica degli impiegati dei Minijobs, daranno loro diritto solo a 3,11 euro di pensione al mese per ogni anno di lavoro che moltiplicati, ad esempio per 37 anni, danno una pensione mensile di euro 115,07. Se questo ancora può valere per i Minijob nelle abitazioni private (sempreché il lavoratore rinunci al versamento della propria quota), l’impatto sulle future pensioni dei Minijobber del settore commerciale sembra essere meno devastante.

E se i Minijob li potessero utilizzare le nostre PMI? Dunque, il costo totale di un Minijobbers del settore commerciale di aggira intorno circa ad euro 7.080 annui. Ad esempio, prendiamo il costo del lavoro di un’azienda di servizi italiana anno 2014, con 7 addetti di cui 2 impiegate e 5 operai (più 4 soci lavoratori), pari a € 229.228,00 (senza conteggiare quello che alcuni ritengono il costo per IRAP) di cui € 31.590,00 imputabili al sig. Rossi e € 31.013,00 per il sig. Verdi, entrambi operai con mansioni esecutive però agevolmente sostituibili con 4 Minijobbers con orario di lavoro pari a circa 15-20 ore settimanali ciascuno. Abbiamo assunto come costo del singolo Minijobbers € 7.080 annui che moltiplicato per 4 è pari a € 28.320. Il sig. Verdi e il sig. Rossi costavano complessivamente alla nostra azienda (€ 31.013,00 + € 31.590,00) e € 62.603,00 mentre i 4 Minijobbers costerebbero € 28.320. La nostra azienda conseguirebbe un risparmio di € 62.603,00 – € 28.320,00 = 34.283,00. In percentuale la nostra azienda risparmierebbe ben il 14,95% del costo del lavoro attuale (34.283,00/229.228,00 x 100).

*Matteo Mazzon – bollettino ADAPT 

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