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Il talk show è morto….Viva il talk show

tv rotta

Michele Santoro ha scritto una lettera agli ascoltatori per annunciare la sua ultima stagione da conduttore. Anche per Santoro il sovraffollamento dei talk show è eccessivo e dannoso. Un’invasione irrefrenabile: Ballarò, Dimartedì, Quinta colonna, Diciannoveequaranta, Otto e mezzo, Piazzapulita, Porta a porta, Virus, Matrix, Bersaglio mobile, In mezz’ora, l’Intervista, La gabbia, più tutti quelli in onda alla mattina. Il talk show è morto….Viva il talk show!

“Cari amici, questo non è un tweet. Ma sta per cominciare una stagione televisiva, dalla quale deriveranno le mie scelte future, e ho deciso di rivolgermi direttamente a voi perché senza di voi Servizio Pubblico non sarebbe mai nato. È stata per me un’esperienza esaltante. Per la prima volta nella storia della televisione una produzione indipendente è riuscita a fare a meno delle grandi reti generaliste e ha portato il giovedì de La7 a competere alla pari con le grandi tv. Inoltre oggi posso dire con una certa fierezza che la nostra è un’azienda sana, dove tutti lavorano con contratti dignitosi.

Voi sapete che io ho sempre sentito la necessità di battere strade nuove e per questo motivo ho deciso che questa sarà l’ultima stagione di Servizio Pubblico. Ho varato il progetto di Announo, che Giulia Innocenzi ha condotto al successo, e che riprenderà presto il suo cammino, per far comprendere a tutti la mia voglia di novità.

Non condivido la scelta di riempire all’inverosimile la programmazione di trasmissioni d’approfondimento, i cosiddetti talk, che con il venir meno nella società di grandi contrasti, e con la scomparsa dei partiti, hanno creato nel pubblico una specie di nausea e un vero e proprio rigetto. Il dibattito sulla crisi del talk, tuttavia, nasconde l’impoverimento progressivo della tv che è seguito al quasi monopolio del ventennio berlusconiano, l’impoverimento del nostro sistema industriale, l’impoverimento della nostra democrazia, l’impoverimento culturale dei grandi editori e più in generale della nostra classe dirigente.

L’overdose dei cosiddetti talk non mette soltanto a nudo la stanchezza di un genere. Anche con i reality il pubblico aveva subito una vera e propria aggressione, ma quando ha cominciato a stancarsi, sono stati subito sostituiti da altri programmi. Ma mentre i reality costavano, cosa ci può essere di meno costoso e di più facile da realizzare di un talk? Un altro talk. Così assistiamo all’incredibile paradosso di un calo della domanda del pubblico a cui corrisponde un’incredibile moltiplicazione dell’offerta. La televisione italiana è quella che nel mondo più sviluppato produce a più basso costo un minuto di programmazione, vende a più basso costo un minuto di pubblicità e fa meno ricerca. A cominciare dalla Rai.

Solo due stagioni fa il tramonto di un’era politica ha moltiplicato la domanda di informazione. Lo sanno bene i giornali di carta stampata, che parlano tanto della crisi dei talk, forse per dimenticare quella delle loro vendite. Ma questo e l’uso spregiudicato di internet che fanno certe forze organizzate stanno creando un pericoloso senso comune. Quando Berlusconi emanava il suo editto bulgaro, quando usava tutto il suo potere per mettere a tacere Annozero, voi (e per voi intendo anche tanti che in quegli anni votavano Forza Italia) vi siete battuti contro la censura e ci avete dato la forza per sopravvivere a qualsiasi attacco.

Oggi non esistono per fortuna pericoli di quel tipo. Ma quando Grillo celebra la morte dei talk o quando Renzi sostiene che queste trasmissioni costruiscono un’immagine negativa dell’Italia siete portati a considerare innocue queste affermazioni e a dar loro ragione. Invece sbagliate. Prima di tutto perché ai politici dovrebbe essere proibito di fare qualunque affermazione che limiti la libertà di pensiero e di informazione. Senza trasmissioni come la nostra, il racconto della crisi della Prima Repubblica e di tangentopoli non sarebbe stato lo stesso, non si sarebbe parlato di mafia, del referendum sul maggioritario, delle guerre, dei sequestri, dell’inquinamento, di Berlusconi, della Trattativa, della Lega, di Grillo e degli esiti tragici dell’austerity di Monti.

I tg, con qualche eccezione, tendono a riprodurre l’ordine esistente, mentre i cosiddetti talk sono costretti a cercare filoni, storie e protagonisti diversi. Se non ci fossero, bisognerebbe inventarli. Spetta a voi fare la selezione, cambiare canale, far sparire le imitazioni senza identità. Vi chiedo di seguirci attivamente, di criticarci severamente, di reagire alla nausea. La lunga avventura politica e culturale che ha assorbito la mia vita e quella di tanti miei collaboratori non sarebbe esistita senza di voi, senza il pubblico.

Quest’anno ho preso in prestito da Pina Bausch l’immagine delle sedie ribaltate sulla scena per frantumare il salotto televisivo e provare a cambiare le modalità e il ritmo della nostra narrazione. Ce la metterò tutta. Poi, l’anno prossimo, cominceremo insieme un nuovo viaggio. Ma il futuro si costruisce con il presente”. Michele Santoro

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Un Governo da approvare, la proposta di Santoro a Grillo e Bersani

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Un governo da approvare è la proposta di Michele Santoro e Servizio Pubblico per un governo istituzionale, che trovi l’appoggio del Partito Democratico e del M5S.

Questa la squadra di governo pubblicata sul sito di Servizio Pubblico:

  • premier Stefano Rodotà. Nato a Cosenza nel 1933, Stefano Rodotà si è laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, dove attualmente è Professore ordinario di Diritto civile. È stato deputato al Parlamento dal 1979 al 1994, eletto prime nelle liste del PCI (come indipendente di sinistra) e poi in quelle del PDS. È’ presidente dell’Autorità garante per la tutela dei dati personali. Ha tenuto corsi e seminari nelle Università di Parigi, Francoforte, Strasburgo, Edimburgo, Barcellona, Lima, Caracas, Rio de Janeiro, Città del Messico. È inoltre Visiting fellow, presso l’All Souls College dell’Università di Oxford e Professor alla Stanford School of Law, California. È vice-Presidente dell’International Society for Cultural Property; membro del Gruppo di esperti della Commissione dell’Unione Europea per l’etica delle biotecnologie e del Legal Advisory Board for Market Information. Dirige le riviste “Politica del diritto” e “Rivista critica del diritto privato”. Contemporaneamente alla sua attività politica e civile, Stefano Rodotà ha offerto i suoi maggiori contributi teorici in settori come il diritto civile, i diritti individuali e il sistema politico. Negli ultimi anni ha concentrato la sua attenzione sulle libertà e i diritti fondamentali, analizzando le inedite questioni che in questo campo sollevano le innovazioni dell’informatica e della biomedicina;
  • all’Interno Anna Maria Cancellieri. Nata a Roma, 22 ottobre 1943, è un prefetto e funzionario italiano. È Ministro dell’Interno del governo Monti dal 16 novembre 2011;
  • alla Sanità Gino Strada. Nato a Sesto San Giovanni, 21 aprile 1948, è un chirurgo e pacifista italiano, fondatore, assieme alla moglie Teresa Sarti, dell’ONG italiana Emergency;
  • alla Cultura Salvatore Settis. Nato in provincia di Reggio Calabria, 11 giugno del 1941. Conseguita la laurea in Archeologia classica presso la Scuola Normale Superiore di Pisa nel 1963, prosegue gli studi ottenendo due anni più tardi il diploma di perfezionamento. Lavora come assistente professore nel 1968 presso l’Università di Pisa; l’anno successivo diventa professore incaricato; dal 1976 e fino al 1985 Salvatore Settis è professore ordinario di Archeologia greca e romana. Sempre all’interno dell’Università di Pisa, tra il 1977 e il 1981 ricopre la carica di direttore dell’Istituto di Archeologia e preside della Facoltà di Lettere e Filosofia. A partire dal 1985 diviene docente di Archeologia classica presso la Scuola Normale di Pisa. Negli anni Novanta, dal 1994 al 1999, Settis dirige il “Getty Center for the History of Art and the Humanities” di Los Angeles. Viene eletto direttore della Scuola Normale di Pisa dal 1999 fino al 2010. È inoltre membro del Deutsches Archäologisches Institut, della American Academy of Arts and Sciences, dell’Accademia Nazionale dei Lincei, dell’Accademia di San Luca, del Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften, dell’Académie Royale de Belgique, dell’Academia Europaea, del Comitato scientifico dell’European Research Council, del Comitato Internazionale per la Salvaguardia della Torre di Pisa, del Consiglio Scientifico dell’Enciclopedia Italiana. Dal 2004 è membro del Comitato dei garanti della Scuola Galileiana di Studi Superiori. In campo culturale e politico, Settis ricopre la carica di presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, quando nel 2008 esplicita il suo pensiero contro la politica di tagli indiscriminati all’Università promossa dal governo Berlusconi; i suoi interventi sulle pagine dei quotidiani La Repubblica e Il Sole 24 ore, vengono criticati dal neo-ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi: Settis decide così, nel febbraio 2009, di dare le dimissioni. Gli interessi di studio e di ricerca del professor Settis riguardano principalmente la storia dell’arte antica, la storia della tradizione classica e la storia dell’iconografia e dell’arte religiosa europea, dal Medioevo al Seicento;
  • alla Difesa Fabio Mini. Nato l’11 dicembre 1942 a Manfredonia (FG) ed è cresciuto a Pesaro. Diplomato in ragioneria e laureato in Scienze Strategiche, ha conseguito tre corsi di perfezionamento post-laurea di cui due in Scienze Umanistiche presso la “Accademia Agostiniana” dell’Università Lateranense, ed uno in Negoziato Internazionale presso l’Università di Trieste. Completato il corso di studi presso l’’Accademia Militare di Modena nel 1965, ha frequentato la Scuola di Applicazione di Torino ed il Corso di Specialità presso la Scuola d’Arma (Fanteria Meccanizzata). Dal 1975 al 1978 ha frequentato i Corsi di Stato Maggiore presso la Scuola di Guerra, classificandosi primo nella sua classe. Le sue specializzazioni militari includono quelle in missili anti-carro e difesa NBC, Ufficiale addetto alla Pubblica Informazione della NATO, Ispettore CBM per gli Accordi di Stoccolma ed in Operazioni Psicologiche. Ha comandato tutti i livelli di unità meccanizzate, dal Plotone alla Brigata. Il suo ultimo incarico operativo è stato quello di comandante della Brigata “Legnano” durante l’operazione “Vespri Siciliani” contro il crimine organizzato in Sicilia. E’ stato in seguito responsabile della preparazione, addestramento e primo schieramento della Brigata in Somalia. I suoi incarichi di Stato Maggiore comprendono quelli di Ufficiale alle Operazioni (S3) e Difesa NBC presso il 4º Reggimento Corazzato, e di Capo Sezione di Stato Maggiore (G4) presso la Brigata Meccanizzata “Granatieri di Sardegna”. Dal 1979 al 1981 è stato assegnato negli Stati Uniti presso la 4º Divisione di Fanteria a Fort Carson, nel Colorado, dove ha svolto gli incarichi di Ufficiale addetto ai Piani ed Operazioni (G3), Secondo in Comando della Divisione Esercitazioni e Valutazioni (EED) e Capo della Divisione Esercitazioni e Valutazioni/Centro Simulazione Combattimento. Al suo ritorno in Italia ha prestato servizio quale Ufficiale Addetto al Reparto Impiego del Personale dello Stato Maggiore dell’Esercito, Capo dell’Ufficio Studi e Coordinamento dello Stato Maggiore dell’Esercito, Capo dell’Ufficio Pubblica Informazione e Portavoce del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito. Dal 1993 al 1996 ha svolto l’incarico di Addetto Militare a Pechino, Repubblica Popolare Cinese. Con il grado di Generale di Divisione, ha diretto l’Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze (ISSMI). Nel 1999 ha svolto due incarichi concomitanti presso lo Stato Maggiore della Difesa quali Capo dell’Ufficio Generale per le Comunicazioni e la Pubblica Informazione e Capo dell’Ufficio Generale di “Euroformazione”. Ha assunto l’attuale incarico il 31 luglio 2000. A partire dal gennaio 2001, AFSOUTH ha assunto la funzione di Comando Interforze delle Operazioni nei Balcani. Le sue decorazioni comprendono l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (OMRI), la Medaglia al Merito Mauriziana, la Medaglia di Lungo Comando, la “U.S. Army Commendation Medal” e la Medaglia “BA YI” della Repubblica Popolare Cinese. Ha scritto molto su questioni militari, strategiche e geopolitiche. Tra i suoi lavori i libri: “Comandare e comunicare” (Alinari-Firenze, 1989), e “L’altra strategia” (Franco Angeli-Roma, 1998). E’ autore di oltre venti saggi e di molti articoli pubblicati su riviste militari e civili come “La Rivista Militare”, “LIMES” e “Heartland”. Nel 2001 ha curato la versione italiana del libro “Guerra senza limiti”, i cui autori sono i colonnelli della Repubblica Popolare Cinese Qiao Liang e Wang Xiaosui. Ha fondato e continua a dirigere “Newstrategy”, un istituto di ricerca e studio non a scopo di lucro. E’ membro delle Conferenze Mondiali Pugwash e del Comitato scientifico di LIMES. Svolge regolarmente seminari informativi presso le scuole ed i centri di addestramento nazionali dei Servizi di intelligence su questioni strategiche dell’Asia, dell’Estremo Oriente e sul terrorismo e crimine organizzato. Il Ten.Gen. MINI ha assunto il comando delle operazioni di pace in Kosovo a guida NATO (KFOR) il 4 ottobre 2002;
  • agli Esteri Laura Boldrini. Nata a Macerata il 28 aprile 1961. Oggi è la portavoce in Italia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), organismo dell’Onu che conta 50 milioni di rifugiati assistiti, ma il suo percorso inizia molto lontano, dopo la maturità, in un’azienda di riso in Venezuela, in cui trascorse un periodo di lavoro prima di intraprendere un viaggio lungo tutto il centro America. Si laurea in Giurisprudenza a Roma nel 1985 e, dopo una breve esperienza in Rai, comincia nel 1989 la sua carriera all’Onu, lavorando per quattro anni alla Fao. Dal 1993 al 1998 si occupa del Programma alimentare mondiale (Wfp) come portavoce per l’Italia, compiendo missioni in molti luoghi di crisi, tra cui Jugoslavia, Georgia, Iraq e Afghanistan. L’arrivo all’Alto commissariato per i rifugiati inizia nel 1998. Tanti anche i riconoscimenti ottenuti, tra i quali la Medaglia ufficiale della commissione nazionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna (1999), il titolo di Cavaliere ordine al merito della Repubblica italiana (2004) e il Premio Consorte del Presidente delle Repubblica (2006). Ultimo, ma soltanto in ordine di tempo, anche il premio di “italiana dell’anno” conferitole dal settimanale Famiglia Cristiana nel 2009;
  • all’Istruzione Milena Gabanelli. Nata a Nibbiano, 9 giugno 1954 è una giornalista e conduttrice televisiva italiana. Opera come freelance collaborando con la Rai a programmi televisivi di inchiesta;
  • al Welfare Maurizio Landini. Nato a Castelnovo Ne’ Monti (Reggio Emilia) il 7 agosto 1961. Dopo aver cominciato a lavorare, quale apprendista saldatore, in un’azienda cooperativa attiva nel settore metalmeccanico, Landini è stato prima funzionario, e poi segretario generale della Fiom di Reggio Emilia. E’ quanto si legge in una nota della Fiom, che ha eletto oggi (1 giugno) il nuovo segretario generale. Successivamente, è stato segretario generale della Fiom dell’Emilia-Romagna e, quindi, di quella di Bologna. All’inizio del 2005 Landini è entrato a far parte dell’apparato politico della Fiom nazionale. Il 30 marzo dello stesso anno, è stato eletto nella Segreteria nazionale del sindacato dei metalmeccanici Cgil. Come segretario nazionale, Landini è stato responsabile del settore degli elettrodomestici e di quello dei veicoli a due ruote, conducendo trattative con imprese quali Electrolux, Indesit Company e Piaggio. A questi incarichi, si è poi aggiunto quello di responsabile dell’Ufficio sindacale, che lo ha portato a seguire a stretto contatto con il Segretario generale, Gianni Rinaldini, le trattative per il rinnovo del Contratto dei metalmeccanici nel 2009. Sempre come responsabile dell’Ufficio sindacale, Landini è stato negli ultimi mesi il responsabile della delegazione Fiom nelle trattative per il rinnovo dei contratti nazionali delle imprese aderenti alla Unionmeccanica-Confapi e di quello delle imprese artigiane;
  • alle Politiche agricole Carlo Petrini. Nato a Bra, 22 giugno 1949, fondatore e presidente di Slow Food, scrive per “La Stampa” ed è autore di numerose pubblicazioni. È stato incluso dal settimanale americano “Time” nella classifica 2004 degli Eroi Europei;
  • all’Ambiente Catia Bastioli. Nata a Foligno, 3 ottobre 1957. Scienziata e manager, entra da giovanissima alla Montedison per lavorare sui materiali biodegradabili provenienti da risorse rinnovabili. Assunta poi da dirigente nel 1993 alla Novamont, industria chimica di Novara, ne è infine diventata Amministratore Delegato. Con un progetto ambizioso: fare “chimica vivente per la qualità della vita”, integrando chimica, ambiente e agricoltura. É presidente del Kyoto Club, organizzazione non profit che raccoglie imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali impegnati nel raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto;
  • allo Sviluppo Economico Fabrizio Barca. Nato a Torino, 8 marzo 1954 è un economista italiano. Presidente del Comitato politiche territoriali dell’Ocse, è stato nominato ministro per la coesione territoriale del governo Monti il 16 novembre 2011;
  • all’Economia Luigi Zingales. Nato a Padova 8 febbraio 1963, Economista. Professore della Chicago University. Dal 2007 consigliere d’amministrazione Telecom (indicato dai fondi di investimento). Dal 2012, è stato uno dei promotori del movimento politico italiano Fermare il Declino;
  • alla Giustizia Piercamillo Davigo. Nato a Candia Lomellina 20 ottobre 1950. Magistrato. Piercamillo Davigo «è uno dei più brillanti e pungenti esponenti della Procura di Milano». In servizio dal ’78, primo caso importante «l’ufficio Iva di Pavia. Vennero arrestati 29 impiegati su 30 che componevano l’ufficio», si occupò tra l’altro del processo contro il boss Angelo Epaminonda. Divenuto «uno dei più brillanti e pungenti esponenti della Procura di Milano» (Sergio Romano), sollecitato da Gerardo D’Ambrosio, il 23 maggio 1992 entrò nel pool Mani Pulite”: «Lo ammetto con un po’ di vergogna. Pensai: “Qui si passano un sacco di guai”. Ma il giorno in cui dovevo dare la mia risposta ci fu la strage di Capaci, e mi pentii moltissimo di aver pensato di dire di no». «Il più ruvido fra i magistrati del pool» (Maurizio Tortorella), “mente” «che scriveva materialmente le rogatorie laddove Antonio Di Pietro era il braccio investigativo» (Dario Di Vico), noto come “il dottor Sottile” che smentiva ogni virgolettato («se appaiono mie frasi su un giornale, sono pronto a smentirle fin da ora»), gli attribuirono l’intenzione di voler «ribaltare l’Italia come un calzino»: «Non l’ho detto io. Lo disse Giuliano Ferrara. Il quale poi ebbe l’impudenza di sostenere che l’avevo detto io. È finita con una querela». Per anni anni fu oggetto di attacchi furibondi: «Dal ’93 al ’98 ho sporto più di ottanta querele. Nessuna prima e nessuna dopo. Prima ero buono, poi cattivissimo e poi sono tornato buono? Evidentemente ero oggetto di attacchi furiosi per i processi che facevo. Ricordo una trasmissione in cui si sosteneva che io ricattavo il presidente di una sezione del tribunale di Milano per far condannare degli imputati. Sullo sfondo un quadro con due maiali in toga abbracciati e un coltello insanguinato» (da un’intervista di Claudio Sabelli Fioretti). Già giudice di Corte d’Appello, dal 2005 è consigliere della Corte di Cassazione. Ha scritto il libro La corruzione in Italia. Percezione sociale e controllo penale (con Grazia Mannozzi, Laterza 2007);
  • alle Pari Opportunità Irene Tinagli. Nata a Empoli, 16 aprile 1974 è un’economista e politica italiana. Laureata alla Bocconi di Milano, è docente all’Università Carlos III di Madrid, specializzata in sviluppo economico, innovazione e creatività, nonché consulente del Dipartimento Affari Economici e Sociali dell’ONU, della Commissione Europea e di diversi enti e governi regionali sia in Italia che all’estero.

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