
Siamo più poveri di vent’anni fa: in media, il 4% di potere d’acquisto in meno per persona. I dati dell’Istat ieri non ci dicono soltanto che la grande crisi in corso dal 2007 ha colpito duramente l’Italia. Già da prima la crescita economica si era quasi arrestata. Per la prima volta dalla fine della II guerra mondiale, un grande Paese avanzato non avanza più. Possiamo già chiamarlo declino?
Inutile prendersela con l’instabilità finanziaria, e tanto meno con l’euro. L’analisi dell’Istituto di statistica, in diversi punti vicina a quella della Banca d’Italia, fa risalire a ben prima i nostri mali. In sintesi, si sono combinati tra loro diversi errori della nostra classe dirigente: non solo i politici, anche gli imprenditori, anche i burocrati, anche altri poteri costituiti.
A tal proposito il quotidiano Libero diretto da Maurizio Belpietro, amico “intimo” del Pdl, si rivolge al partito di BerluscAlfano con una lettera in cui sostiene la necessità di una “rivoluzione”. Scrive il direttore: “Alle ultime elezioni il Pdl ha perso Monza, Parma, Como, Asti, Alessandria, Belluno, Brindisi, Lucca, Rieti, Isernia, Palermo e Agrigento: però dice di non essere morto. Può darsi che sia così, come sostengono i maggiori dirigenti del partito. Ma, vista l’emorragia di città amministrate, se non è defunto il Popolo della libertà dev’essere per lo meno moribondo. Altrimenti non si spiegherebbe come sia stato possibile che città storicamente moderate, dove nonostante i lifting ai simboli quelli del Pd continuano a essere considerati sempre e solo comunisti, si siano buttate a sinistra”. E aggiunge “C’è bisogno d’altro per riconoscere che si tratta di una sconfitta di proporzioni difficilmente paragonabili al passato? Un anno fa il centrodestra a perso anche Milano, non dimentichiamolo. Che cosa dovremo vedere ancora prima di sentire il gruppo dirigente ammettere di essere stato battuto, o meglio spazzato via, a causa di una serie sterminata di errori che neppure gli elettori più affezionati avrebbero potuto perdonare? Ribadiamo: i vertici del Popolo della libertà possono continuare a nascondere la testa sotto la sabbia, ma non sarà sufficiente a salvarli”. E conclude “Sappiamo ovviamente che il discorso potrà apparire brutale e forse ad alcuni anche ingeneroso. Ma il compito dei giornali amici e’ quello di essere franchi fino in fondo e non di nascondere la realtà per non dare un dispiacere a persone che ci sono vicine. Una pagina si e’ chiusa e un’altra si deve aprire. Aprite le finestre e fate entrare un po’ di aria fresca. Soprattutto, fate uscire quella viziata: e’ arrivata l’ora”.
Il corteo della danza funebre dei partiti avanza inesorabile….Se vogliamo cambiare il Mondo, scrive Giorgio Cattaneo in un bellissimo post, dobbiamo liberarci di questa gente. Pensare globalmente e agire localmente, partendo dal proprio territorio. E’ l’ultima arma democratica, ma anche la prima. L’unica che i potenti della Terra – da Atene a Parigi, fino a Parma – temano davvero, se a vincere è il cittadino semplice, che condanna l’ingiustizia e si ostina a sperare di avere diritto al proprio futuro.
(Fonte la Stampa – Libero)