All’inizio del 2012, otto stati sono in possesso di circa 4.400 armi nucleari operative, di cui quasi 2.000 tenute in stato di elevata prontezza. Se si contano tutte le testate nucleari – operative, di riserva, immagazzinate (attive o meno), e in attesa di smantellamento – Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan e Israele sono in possesso complessivamente di circa 19.000 armi nucleari. Questi sono i dati emersi dal SIPRI Yearbook 2012, opera di 39 esperti provenienti da 17 paesi che tengono traccia e valutano le più importanti tendenze e i maggiori sviluppi nel campo della sicurezza internazionale, degli armamenti e del disarmo.
La disponibilità di informazioni affidabili sugli arsenali nucleari varia notevolmente. Francia, Regno Unito e Stati Uniti hanno recentemente divulgato importanti informazioni circa le loro capacità nucleari. Al contrario, la trasparenza russa è diminuita in seguito alla decisione di non rilasciare pubblicamente dati dettagliati sulle forze nucleari strategiche, anche se il paese condivide informazioni con gli Stati Uniti nell’ambito del nuovo trattato START sottoscritto nel 2010. La Cina rimane estremamente non trasparente, in linea con la sua strategia di deterrenza, e poche informazioni sono pubblicamente disponibili sulle sue forze nucleari e sul suo sistema di produzione di tali armamenti.
Informazioni attendibili sullo stato operativo dell’arsenale nucleare e sulle potenzialità dei tre stati che non hanno mai aderito al Trattato di non-proliferazione nucleare (TNP, 1968) – India, Israele e Pakistan – sono particolarmente difficili da reperire. In mancanza di dichiarazioni ufficiali, le informazioni disponibili sono spesso contraddittorie o non corrette. Sia India che Pakistan sono unite dalla stessa dottrina nucleare basata sul principio di deterrenza minima ma senza escludere esplicitamente il primo uso delle armi nucleari. Stanno incrementando dimensioni e sofisticazione dei rispettivi arsenali nucleari, sviluppando e dispiegando nuovi sistemi missilistici (balistici e cruise), e incrementando la loro capacità di produzione di materiale fissile (materiali in grado di sostenere una reazione a catena indispensabili nella produzione di ordigni nucleari, dalla prima generazione di armi atomiche fino alle armi termonucleari più avanzate. I materiali fissili più comuni sono l’uranio altamente arricchito (highly enriched uranium, HEU) e il plutonio).
Israele continua a mantenere la sua politica di lungo corso basata sull’opacità nucleare, non confermando né smentendo ufficialmente il possesso di armi nucleari. Tuttavia, è diffusa l’opinione che abbia prodotto plutonio per la costituzione di un arsenale nucleare. Israele potrebbe aver prodotto armi nucleari non-strategiche, tra cui proietti per artiglieria e cariche di demolizione atomiche, ma ciò non è mai stato confermato.
Tutti i cinque paesi il cui status nucleare è legalmente riconosciuto dal TNP – Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti – appaiono intenzionati a mantenere la loro condizione a tempo indeterminato. Russia e Stati Uniti hanno in corso programmi di ammodernamento per vettori, testate e sistemi di produzione e contemporaneamente continuano il processo di riduzione degli arsenali come previsto dal Nuovo START (entrato in vigore nel 2011), nonché per mezzo di tagli unilaterali. Dal momento che Russia e Stati Uniti posseggono i due arsenali nucleari di gran lunga maggiori, ciò fa sì che il numero di armi atomiche globalmente disponibile sia stabilmente in declino.
Gli arsenali nucleari di Cina, Francia, e Regno Unito sono notevolmente minori, ma tutti questi paesi stanno sviluppando nuove armi o hanno piani in merito. La Cina è l’unica a essere apparentemente intenta a incrementare il proprio arsenale nucleare, anche se a rilento.
Chi ha già dimostrato di essere in possesso di capacità nucleari militari è la Corea del Nord. Alla fine del 2011 si stimava il paese in possesso di circa 30 chilogrammi di plutonio, sufficienti a costruire fino a otto armi nucleari, a seconda del tipo di modello e competenze ingegneristiche applicate. Secondo un rapporto del 2011 prodotto da un gruppo di esperti incaricati dal Consiglio di Sicurezza ONU e poi trapelato, il paese ha lavorato a un programma di arricchimento dell’uranio «per diversi anni o addirittura decenni». Rimane ancora da capire se la Corea del Nord è riuscita a produrre uranio arricchito a scopo militare. Non è noto se la Corea del Nord sia riuscita nella produzione di uranio arricchito a scopo militare.
Forte preoccupazioni, sottolinea il Rapporto SIPRI Yearbook, per Siria e Iran per la proliferazione nucleare. I due stati, infatti, sono al centro dell’attenzione, a causa delle accuse di occultamento di attività nucleari di stampo militare, in contravvenzione con gli obblighi da loro accettati nel quadro del TNP. Un’indagine triennale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) ha concluso che un edificio distrutto da un attacco aereo israeliano nel 2007 in Siria fosse «molto probabilmente» un reattore nucleare non già dichiarato presso l’Agenzia. La IAEA ha anche riferito di avere prove attendibili del fatto che l’Iran avesse svolto attività nucleari di stampo militare in passato e che alcune di queste attività potrebbero essere ancora in corso. Le difficoltà incontrate dagli ispettori in entrambi i paesi hanno portato a un rilancio delle richieste di incremento del potere legalmente riconosciuto alla IAEA per condurre indagini sugli stati parte del TNP sospettati di violare i loro obblighi. Nel corso del 2011, l’Iran ha continuato a ignorare le cinque risoluzioni emanate dal CdS a partire dal 2006 che richiedevano la sospensione di tutte le attività connesse all’arricchimento dell’uranio.
Il rischio di terrorismo nucleare e di dirottamento illecito di materiali nucleari sono al centro dell’attenzione della politica mondiale. Il problema di una guerra nucleare esiste, e non è di facile soluzione. Per combattere ciò il Consiglio di Sicurezza ha adottato la risoluzione 1977, la quale estende di dieci anni il mandato del comitato costituito con la risoluzione 1540 (non-proliferazione delle armi di distruzione di massa) con lo scopo di monitorare e facilitare il rispetto da parte degli stati degli obblighi fissati dalla stessa risoluzione.
No alla guerra, no al nucleare. Le armi all’uranio impoverito che distruggono l’uomo e l’ambiente. Nana Kobato, studentessa delle medie, si affaccia sul “lato oscuro del nucleare”: i pericoli delle centrali atomiche, gli effetti dei proiettili all’uranio impoverito, le devastazioni ambientali che uccidono adulti e bambini. In un racconto a fumetti chiaro e documentato, il figlio di una sopravvissuta alle radiazioni di Nagasaki racconta gli effetti delle guerre moderne sull’uomo e sull’ambiente, e mette a nudo i poteri occulti che sostengono l’energia nucleare. Un libro da leggere per scoprire che non esiste un “nucleare civile” senza applicazioni militari, non esiste “energia atomica pulita” senza rischi inaccettabili, non esistono “armi sicure” senza vittime di guerra.