
Il vecchio Stil Novo del Cayman(o) di Rignano
Di Tommaso Fattori
La “notte prima delle primarie” e la prima poltrona di Renzi, grazie a Rutelli
Ci sono tanti modi di trascorrere “la notte prima delle primarie”: fra i peggiori c’è sicuramente quello di trovarsi a scrivere un’email sul nuovo Cayman(o) Matteo Renzi. Oltretutto che senso ha? Un’email (o un post-facebook) così tardivo neppure ha il senso (eventuale) di convincere 2 o 3 conoscenti a non votare il Richard Nixon di Rignano sull’Arno. Troppo tardi. Eppure un senso per me ce l’ha, mi sento di assolvere ad un piccolo “compito morale”, etico, civico. Dopo aver ricevuto l’ennesima email che m’invita a votare Renzi il “rinnovatore” (fra cui quella che rimanda al blog di un certo signor “Sola”: un nome, un programma), email piena di inconsistente retorica, sento di poterne più e di volermi inutilmente rovinare il sabato notte.
Prima di tutto “adesso” a Firenze è iniziato ben 9 anni fa, quando (grazie ad un accordo spartitorio in grande stile), il Cayman(o) ottiene, grazie a Rutelli, di poter avere la sua prima poltrona: quella di Presidente della Provincia di Firenze. Dalle peggiori “pratiche” spartitorie arriva il primo posto per il Cayman(o): l’alba di un nuovo giorno (che poi in Italia è uguale al giorno prima, come ne il “giorno della marmotta”).
Le istituzioni come “trampolino”: il j’accuse di Pier Luigi Vigna
Al Cayman(o) di Rignano –come è noto- non importava un fico secco della Provincia di Firenze. L’obiettivo è stato fin da subito ben chiaro: usare la Provincia (l’istituzione e i soldi pubblici) per diventare Sindaco di Firenze, per poi usare Firenze al fine di ottenere un ruolo politico nazionale. Uso di soldi pubblici, assunzioni a man-bassa degli “amici suoi” (gli stessi che ora vuol mandare in Parlamento: in caso di sconfitta «porterò un po’ di amici miei» in Parlamento, si lascia sfuggire Renzi in un fuori onda), società messe in piedi per convogliare denaro della collettività in iniziative finalizzate in ultima analisi a costruire l’immagine pubblica di Matteo Renzi, a saldare relazioni, a farsi amica e acquiescente buona parte della stampa locale.
Questa spregiudicatezza e lo scaltro “uso” delle istituzioni come “predellino” è stato lucidamente colto dal compianto Pier Luigi Vigna (che di personaggi scaltri ne aveva incontrati molti nel suo lavoro). Vigna non ci sta ad essere “usato” a sua volta dal Nixon di Rignano per i suoi scopi extra-istituzionali (di carriera e potere). Vigna si dimette – con una lettera assai amareggiata- dal suo incarico di consulente speciale per la sicurezza del Comune di Firenze: “non ho mai considerato positivamente chi opta per lo svolgimento di una determinata funzione pubblica come un trampolino di lancio per conseguirne un’altra del tutto diversa”. Aggiunge Vigna: è ormai chiaro, “poiché emerge anche da tue dichirazioni pubbliche”, l’intento di usare il ruolo di Sindaco di Firenze per ottenere ben altro, mentre io “ho sempre pensato che ogni funzione pubblica non possa essere strumentalizzata”.
Per il Nixon di Rignano la parola “coerenza” non esiste (ma nemmeno per gli italiani)
Ma della coerenza non importa più nulla a nessuno, è evidente. Nel paese in cui Bossi esce dal governo dando del mafioso a Berlusconi per poi tornare al governo col “mafioso” come su nulla fosse, cosa vuoi che importi se “il rinnovatore” di Rignano ha dichiarato che per lui ciò che contava era “solo” fare il Sindaco di Firenze (“il mestiere più bello del mondo”)? Il Nixon di Rignano, nel corso della campagna per diventare Sindaco, anzi, se la prendeva -bacchettandoli severamente, quasi fosse Catone il Censore nell’antica Roma- con gli altri candidati a Sindaco del centro sinistra con incarico parlamentare: “prima dovete finire il mandato”. Più precisamente il Nixon di Rignano dichiara: “c’è solo una cosa che dovrebbe farci riflettere: a me piacerebbe che, quando uno si candida, fosse in grado di non lasciare a mezzo un lavoro. Credo che quando uno è stato eletto in parlamento avrebbe fatto meglio a finire il lavoro in parlamento o viceversa a non candidarsi in parlamento e candidarsi direttamente al Comune di Firenze. Perchè…finiamo un mandato e poi preoccupiamoci del resto!”. Renzi sapeva già allora di mentire, ossia sapeva bene che lui medesimo, al momento giusto, se ne sarebbe infischiato di finire il mandato di Sindaco, ma intanto agli avversari ammanniva la sua lezioncina populistica. Tanto poi chi se lo ricorderà? Giorni fa, alla Stazione Leopolda, in un momento di rara sincerità, ha dichiarato candidamente “aspettavo questo momento da 18 anni”: altro che il mestiere più bello del mondo, era qui che voleva arrivare fin dai tempi in cui “catoneggiava” contro gli avversari, come aveva ben inteso Vigna. Un personaggio simile, in qualunque paese civile, prenderebbe il solo voto dei cari congiunti (a proposito, l’avete vista la copertina che si è fatto fare su “Oggi” affiancato dalle 2 povere nonne -dopo che gli avevano spiegato che lo slogan della “rottamazione” non piaceva agli anziani? Letteralmente, pur di vincere venderebbe anche la nonna).
Il Sindaco assente: dai 100 punti lasciati a metà alla Tramvia ferma
Che diavolo abbia fatto il Nixon di Rignano una volta Sindaco di Firenze, a parte lavorare per la sua candidatura nazionale e a parte l’operazione-immagine “pedonalizzazione Duomo”, non è chiaro. Negli ultimi mesi è in camper ma anche negli anni precedenti era assai più affaccendato a costruire relazioni con industriali, banchieri e finanzieri, dedicato a fare “public relations” con tutto il “potenziale elettorato” che ad amministrare la città.
I famosi 100 punti del programma erano in gran parte di facilissima attuazione, scelti a posta per poter essere realisticamente attuati “in 100 giorni” (memorabile “il percorso di footing più bello del mondo. Realizzazione di un percorso di footing di circa un’ora tra le meraviglie della nostra città. Per turisti e residenti”) e malgrado ciò, dopo oltre 1200 giorni, circa il 60% dei 100 punti è ancora inattuato, soprattutto quelli “chiave”.
L’elenco dei problemi che derivano da questa colpevole incapacità amministrativa sarebbe infinito ma se prendiamo un tema a caso, la mobilità, vediamo non solo che le piste ciclabili annunciate non sono state fatte (in vista dei mondiali del ciclismo qualcosa si muoverà, per non rischiare una figura barbina) ma che le linee 2 e 3 della Tramvia, dopo 4 anni, sono chimera: cantieri fermi, impressionante levitazione dei costi, probabile perdita dei finanziamenti europei, ossia ulteriori immani costi scaricati sulla collettività. Perché? Molto probabilmente per non avere “impopolarissimi” cantieri aperti in città mentre Renzi tenta il grande salto nazionale. Ma lo slogan del nostro Nixon è immancabilmente efficace, inossidabile a qualunque smentita empirica: “noi stiamo cambiando Firenze. Noi siamo l’amministrazione che le cose le fa, perché il dramma è che oggi le cose vengono annunciate e poi non fatte”. Geniale.
In Consiglio comunale, poi, il Nixon di Rignano non si presenta proprio: le sedute a cui è stato presente si contano sulle dita di una mano. Tanto da dimenticarsi che per esempio Sel non è più in coalizione (ripete sempre, sapendo di mentire, “a Firenze governiamo con SEL” e lo ha fatto anche recentemente a Porta a Porta) Continue Reading →