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Il circo con gli animali chi diverte?

Rhanee, elefantessa asiatica, 27 anni. Trascorreva quasi il totale del suo tempo incatenata al suolo – in media oltre il 96%. Più del 90% del tempo incatenata a una gamba anteriore e una posteriore, mentre il 6% lo trascorreva incatenata a una gamba posteriore. Veniva liberata da queste catene per meno del 4% del suo tempo – quell’ora o mezzora (se era previsto un solo spettacolo) durante la quale era legata al ring, si esibiva e posava per i fotografi. Durante la notte Rhanee veniva incatenata a una gamba anteriore e una posteriore in un container nel retro di un camion con del fieno e della paglia sul pavimento. Le catene erano lunghe 1.5-2 m. La mattina veniva fatta scendere dal camion – questo poteva anche essere fatto più tardi verso le 13.30. Se c’era spazio a sufficienza veniva messa in un campo con una catena attorno a una gamba posteriore e legata a un arpione fissato al suolo. Anche questa catena era lunga 1.5-2 m. Questo le dava un raggio d’azione massimo del diametro in circolo di soli 4 m oltre alla lunghezza del suo corpo. Ad ogni modo, l’opportunità di pascolare era sempre condizionata dalla disponibilità di spazio: per esempio nella zona di Londra non c’era spazio. Circa tre ore prima del primo spettacolo Rhanee veniva trasferita sulle lamiere di metallo nel tendone e incatenata a una gamba anteriore e una posteriore con una catena lunga 1.5-2 m. Le possibilità di movimento erano estremamente ristrette, e solo raramente Rhanee avrebbe potuto girarsi. I visitatori potevano pagare 50p per vederla così – non era permesso scattare fotografie. Dopo l’ultimo spettacolo veniva legata al vagone, incatenata a una gamba anteriore e una posteriore, e rinchiusa per la notte. Quando il circo si trasferiva verso una nuova destinazione, Rhanee veniva incatenata all’interno del suo vagone alle 17.00 o alle 18.00 circa. Sebbene i viaggi stessi duravano approssimativamente 2.5 e 1.5 ore rispettivamente, in due casi abbiamo osservato che Rhanee è rimasta incatenata all’interno del vagone 21 ore e 15 ore. Presso il Raynes Park, Roger Santus è stato osservato mentre faceva camminare Rhanee per mezzora. Comunque, se questa fosse diventata un’attività regolare, sarebbe stata limitata alle attività del circo, alla sua locazione e (illogicamente) se fosse stata portata fuori dai confini del circo sarebbe stata necessaria la licenza relativa agli animali selvatici pericolosi. Pertanto, anche nella migliore delle ipotesi (che comunque non è stata confermata nella realtà) Rhanee poteva aspettarsi una passeggiata di un’ora e un’altra ora di spettacolo e preparazione, mentre il tempo restante (92%) l’avrebbe trascorso legata a catene cortissime. Questa desolante vita di privazioni e di stretto isolamento e reclusione aveva già causato degli effetti negativi sul comportamento di Rhanee, che si dondolava costantemente con le  gambe e chinava la testa a scatti mentre camminava. Questo comportamento è stato osservato per giornate intere sia al campo invernale che durante il tour (v. sezione Conseguenze psicologiche). Malgrado tutto Rhanee occasionalmente cercava degli stimoli e tentava di liberarsi dalle catene. In un’occasione riesce a strappare un palo del tendone, lo getta al suolo e poi scava nel pavimento con un’estremità del palo. Ripete la stessa scena anche in occasioni future, inoltre, per giocare, rovista nel cassonetto della spazzatura collocato nel tendone in un’area vicina alla sua. In un altro luogo, il circo si era attendato su un terreno coltivato. Rhanee viene legata a un palo in un campo ma dopo un paio d’ore inizia a tentare di strappare il palo dal terreno….

E’ naturale per un orso ballare o per delle foche giocare con un pallone? Oppure per un elefante mantenere il suo peso di diverse tonnellate sulle sole zampe posteriori? O per dei felini saltare attraverso un cerchio infuocato, considerato anche il terrore atavico degli animali per questo elemento? Obiettivamente, crediamo di NO! Invece, evidentemente, i circensi trovano che tutto ciò sia naturale e normale per gli animali.

Almeno, così affermano quando li si accusa di maltrattare gli animali. La loro esplicita ipocrisia nel negare gli evidenti maltrattamenti e prevaricazioni nei confronti degli animali che tengono prigionieri, non impedisce a chi è un minimo sensibile di vedere la cruda realtà, dietro una facciata di lustrini e divertimento. Per stravolgere completamente l’istinto di un animale, si deve necessariamente ricorrere alla violenza: per far alzare alternativamente le zampe ad un orso si ricorre a piastre e pungoli elettrici (nel passato a braci ardenti), per fa “sorridere” un pony lo si punge ripetutamente sul muso con uno spillone, in modo che durante lo spettacolo si ricordi il dolore ed esegua l’esercizio.

La stessa circense Liana Orfei sostiene che “la tigre è pericolosa perché, oltre a essere astuta, è vigliacca. La tigre ti attacca a tradimento. Mentre il leone in genere è leale (…). La iena non la domi mai perché non capisce. Puoi punirla cento volte e lei cento volte ti assale e continua ad assalirti perché non realizza che così facendo prende botte mentre, se sta buona, nessuno le fa niente.” E ancora, la signora Orfei afferma che le foche “possono essere ammaestrate solo per fame e non si possono picchiare perché lo loro pelle, essendo bagnata, è delicatissima. Ma con un po’ di pesce ottieni quello che vuoi”. Anche per insegnare alle tigri a salire sugli sgabelli, si usano la fame e le botte, continua la signora Orfei: “… poi ricomincia la storia con la carne finché la belva si rende conto che se va su riceve dieci-dodici pezzettini di carne, sa va giù la picchiano, e allora va su.”

Tutto questo dopo che l’animale è stato allontanato dal suo ambiente, nel caso dei cuccioli anche dalla madre, e posto in un luogo sconosciuto e ostile. A parte gli “spettacoli” e gli esercizi, gli animali rimangono per il resto del tempo in gabbie anguste, assolutamente non adatte a soddisfare le più elementari esigenze etologiche, a volte incatenati (come nel caso degli elefanti), soggetti al caldo e al freddo. Per molti animali non abituati al lungo inverno europeo, il freddo rappresenta un vero e proprio tormento. Anche i continui spostamenti creano gravi disagi, visto che avvengono in condizioni durissime ed estenuanti per gli animali.

Gli animali selvatici sono fatti per vivere liberi, hanno tutto il diritto di vivere la loro vita in libertà nella loro terra d’origine, non hanno commesso alcun crimine che giustifichi la loro prigionia a vita, il loro maltrattamento, e la loro umiliazione durante gli spettacoli.

Alcuni circhi hanno scelto di non utilizzare più gli animali: gli australiani “Flyng Fruit”, i canadesi “Cirque du soleil”, i francesi “Les Colporteurs”, gli americani “Minimus”, “Nuage”, “Hiccup” e molti altri, valorizzando al meglio la bravura dei giocolieri, trapezisti, clown, comici, mimi, contorsionisti. Questa è la direzione da seguire, l’unica civile.

(Fonte agireora)
Cirque Du Soleil – Journey Of Man (3D)

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