Nel mondo riaffiorano antiche paure per il ritorno delle malattie infettive. Negli ultimi decenni malattie dimenticate, come la tubercolosi, la malaria, il colera, la difterite, il morbillo e la meningite si sono diffuse in maniera rilevante e più di 30 malattie prima sconosciute come l’Ebola, l’HIV (che ha ucciso in totale più di 20 milioni di persone e continua ad ucciderne ogni anno), l’Hantavirus e la SARS sono emerse come nuove minacce per la salute umana. Continue Reading
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Ebola, vaiolo o…. varicella? Perché diffondere deliranti paure?
“Ebola, malaria, vaiolo delle scimmie. Tutti i peggiori incubi di un infettivologo si sono sgonfiati con una semplice operazione di profilassi. Il morbo di cui soffre il giovane imbarcato sull’Orione insieme ad altri 395 migranti salvati in mare domenica scorsa è banalmente varicella, secondo le prime informazioni arrivate dall’ospedale Spallanzani di Roma, il centro di eccellenza per lo studio delle malattie infettive dove il ragazzo è stato trasportato con un elicottero del ministero della Salute.
Sì, proprio quella malattia da due soldi che riempie di bolle i bambini di tutto il mondo e che, alle nostre latitudini, non fa paura a nessuno. Meno male, innanzitutto. Se così è davvero non solo quel ragazzo oggi allo Spallanzani, ma anche gli altri migranti non avranno conseguenze sanitarie gravi da questo agente infettivo che ha viaggiato con loro attraverso il Mediterraneo. Questa vicenda però ci obbliga a far notare alcuni aspetti grotteschi e altri tragici.
1. Innanzitutto, annotazione a margine e di dettaglio, non è chiaro perché si sia dovuto trasportare il giovane a Roma. Bastava prelevargli il sangue o forse bastava esaminarlo bene. Ma i medici della Croce Rossa si sono rifiutati – e questo è assurdo visto che sono medici della Croce Rossa – di salire a bordo dove – e questo è grottesco – pensavano fosse in corso un contagio degno da film dell’orrore. Ma tant’è, allo Spalanzani cureranno il ragazzo e di questo siamo contenti.
2. In presenza di una persona in gravi condizioni è stato giusto tenere in quarantena l’intero barcone. Ma, e qui torno sulla Croce Rossa, perché diffondere deliranti paure? Dalla Croce Rossa mi aspetto che abbia gente qualificata a salire a bordo opportunamente equipaggiata e a cercare di capire cose c’è che non va. Non dico che lo si possa capire al volo, ma i medici che operano in situazioni così critiche non possono lasciarsi andare al panico perché questo ha conseguenze drammatiche.
3. Di delirio in delirio (mediatico ahimé), ieri abbiamo letto di tutto. Questo vuol dire, è vero, che i cronisti non stanno tanto a distinguere tra Ebola e un vaiolo misterioso, ma anche che nessuna autorità sanitaria si è presa la briga, SUBITO, di spiegare per quanto possibile cosa succedeva davvero nel barcone. Di spiegare perché ha poco senso parlare di Ebola (le sue caratteristiche rendono davvero difficile che esca dalle zone dell’Africa centrale dove sta mietendo vittime e riesca ad arrivare fino a noi); che il vaiolo delle scimmie è così incerto e raro che se arrivasse sarebbe davvero un caso, spaventoso ma raro. E che la malaria è una delle prime cause di morte in Africa ma a farla diventare epidemia a Torino o Catania ce ne vuole. Nessuno ha emesso un comunicato per dire alcune semplici cose stabilite dalla letteratura scientifica a proposito delle malattie di cui si andava cianciando. E così il panico si è diffuso. Ieri sera ho perfino visto in televisione un giornalista di “Libero” talmente allarmato dal fatto che moriremo tutti di Ebola portato dai migranti che stava per avere un infarto.
4. Perché il tema è, ahimè, sempre lo stesso. “Lu nero perilio che vene dal mare”. Erano i saraceni nella Puglia altomedioevale, sono i migranti malati oggi. Il tema è quello del cuore dell’Africa, cuore di tenebra, brodo primordiale di infezioni (del corpo o dell’anima?). Le leggende sono effettivamente alimentate dal fatto che le condizioni ambientali, ma soprattutto sanitarie dei paesi africani consentono a virus e batteri altrimenti innocui di diventare killer spaventosi. Noi sapremmo farli fuori rapidamente, laggiù nulla si oppone al loro tracotante proliferare.
E allora, invece di trincerarsi e farsi annientare dal timore del “nero periglio”, potremmo cominciare a fare l’unica cosa sensata: evitare che epidemie come quella di Ebola che sta devastando l’Africa centrale si espandano, come sta effettivamente accadendo, inviando medici (magari un po’ più attrezzati di quelli della Croce Rossa siciliana) e risorse. Possiamo dare il nostro contributo al Global fund for Aids, Tb and malaria che sta agendo bene nel sud del mondo contro i tre grandi killer: non diamo soldi da anni nonostante gli impegni internazionali presi e ci stiamo anche facendo una figura barbina.
Ma soprattutto, possiamo, anzi dobbiamo, farla finita con le sciocchezze. Con le paure insensate. Noi siamo attrezzati a combattere le malattie che falcidiano il sud del mondo. Se qualche ragazzo e qualche ragazza si portano dietro un virus o un battere, non gridiamo al lupo. Banalmente: curiamoli.” Daniela Minerva – vicecaporedattore per i settori “Medicina e Salute” del settimanale L’Espresso