Animal Equality ci mostra gli orrori che succedono all’interno di un allevamento di maiali in Spagna. Queste sconvolgenti immagini hanno scioccato gran parte dell’Europa. Ora Animal Equality chiede ad Amazon di cessare immediatamente la vendita dei prodotti ElPozo in Italia. Continue Reading
maiali
Quanto sei bella Roma….con i maiali
La cartolina di Natale 2013 arriva da Roma. Una bella famiglia di maiali s’abbuffa ai piedi di un cassonetto nella periferia romana. Dal blog Roma Fa Schifo:
Finalmente la Giunta Marino e l’assessore all’ambiente (Marino anch’ella) hanno trovato un sistema rapido, biologico, a km 0 e veloce per smaltire i rifiuti. Basta discariche, largo ai maiali. Che sono pure una simpatica metafora per tutti i personaggi che fino ad oggi hanno ridotto lo smaltimento rifiuti della città a livelli da quarto mondo. E poi tutti a comprare i salamini bio e le salsiccette made in Rome nei farmer’s market a Circo Massimo e Garbatella eh!?
Questa l’incredibile comunicato stampa, di risposta, dell’assessore all’ambiente della giunta comunale Estella Marino:
La presenza incontrollata degli animali oltre a determinare lo spargimento dei rifiuti dovuto al grufolare dei maiali stessi, può essere pericolosa per l’incolumità e l’igiene delle persone.
E questo l’amaro commento, ma sicuramente meno tragicomico, di un romano:
A Roma il turista vuole vedere Michelangelo? Caravaggio? Bernini? E noi si fa di più!! Si riproducono le stesse condizioni igeniche del ‘500 e ‘600! E poi non si dica che non siamo avanti col tourists entertainment!
Quanto sei bella Roma co li maiali,
quanno li porci magnenoo ne li cassonetti,
e i politici
spareno cazzate
quanto sei bella Roma quando sei lercia….
Roma zozzona der monno infame.
Prepariamoci all’arrivo di un nuovo supervirus
L’eco della paura e delle polemiche per H5N1 – il supervirus che lo scorso anno sconvolse la comunità scientifica e non solo – è ancora nell’aria, e già si teme per un nuovo patogeno virale. Si tratta del ceppo H1N2, arriva da alcuni maiali coreani e rischia di essere persino più pericoloso di H5N1. Almeno tra gli animali. Perché, messo sotto la lente dai ricercatori del St. Jude Children’s Research Hospital di Memphis, in Tennessee, il virus si è mostrato letale nei furetti e capace di diffondersi per via aerea. Evolvendosi in forme sempre più contagiose e virulente.
Come raccontano gli scienziati su Pnas, isolato inizialmente da alcuni suini sudcoreani nel 2009, il virus è stato inoculato nelle trachee e nelle cavità nasali di alcuni furetti (un modello animale che sviluppa l’influenza in modo simile a quanto avviene negli essere umani). Tutti e tre gli animali infettati con H1N2 sono morti. Ma non solo. Il virus si è infatti diffuso per via aerea tra i furetti delle gabbie vicine, acquisendo due mutazioni: una nella proteina emoagglutinina e una nella neuraminidasi. Alterazioni che lo hanno reso più aggressivo anche nelle colture cellulari di materiale biologico umano (dove cresceva più velocemente della forma suina originaria).
Il caso ricorda quello di H5N1, e non solo per la pericolosità del virus capitato nelle mani dei ricercatori. In quell’occasione la comunità scientifica si è interrogata a lungo sul bisogno di rendere o meno disponibili dati così sensibili. Da un lato c’era la paura che, se capitati nelle mani sbagliate, si sarebbero trasformati in armi letali; dall’altra si poneva una questione della trasparenza scientifica. Ora, gli studi su H1N2 riaprono, in parte, il dibattito, e ci si torna a chiedere quale sia l’utilità di una ricerca del genere.
Non ha dubbi Tony Fauci dell’ US National Institute for Allergy and Infectious Disease di Bethesda per il quale “si tratta di ricerche importanti riguardo qualcosa che sta già succedendo in natura”. Nei maiali nello specifico: in quelli coreani, spiegano gli scienziati, il virus da loro studiato esisterebbe ancora, sebbene non siano stati riportati casi di infezioni umane. Questo perché il patogeno non causa gli stessi effetti nelle persone oppure perché non si è ancora diffuso (la possibile spiegazione è che un virus precedente, con le stesse proteine di superficie, potrebbe avere in parte immunizzato la popolazione).
Ma se il caso H1N2 non è scoppiato – tre persone avrebbero già contratto il virus in Minnesota, ma di un tipo diverso da quello coreano – non significa che l’allerta debba rientrare. Come riporta New Scientist infatti, per gli esperti della comunità scientifica è fondamentale continuare a studiare i virus e la loro diffusione negli allevamenti di maiali, tenendo accurata traccia delle mutazioni che possono insorgere col tempo. E spendendo tempo e denaro per analizzare non solo i suini, ma anche le persone che vivono a stretto contatto con gli animali, anche se questo potrebbe mettere a rischio (economico) l’intero settore industriale.
Perché, sebbene dopo l’epidemia di influenza suina del 2009 si sia alzata la guardia, si continuano a registrare contagi: più di 300 per il virus H3N2 che negli ultimi due anni ha infettato i cittadini statunitensi, causando un morto e 16 ricoveri.
(Fonte Wired.it)