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Non vi possiamo più guardare negli occhi

Almirante

Mafia Capitale è il simbolo della doppia morale fascista sull’immigrazione, da un lato il populismo delle marce contro, dall’altro il pragmatismo degli affari sull’accoglienza. “La mucca deve mangiare, e qui la mucca l’amo munta tanto”. È la regola di Mafia Capitale. Mungere la mucca dei finanziamenti pubblici per le grandi emergenze. La sanità, i profughi, i bambini che fuggono da guerre e carestie, la gente che a Roma cerca una casa, la monnezza che soffoca l’Urbe. Salvatore Buzzi, Massimo Carminati e i loro complici politici, del Pd, del Pdl e della Destra, senza distinzioni, uniti dalla mazzetta, avevano un solo obiettivo: fare soldi. Soldi e potere.

Gli arresti nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale confermano che ormai gli immigrati sono diventati un business che frutta milioni e milioni di euro. Alemanno o Marino, erano loro i padroni nel Comune di Roma. Sceglievano i dirigenti e decidevano il bilancio, avevano agganci alla Regione, erano ben piazzati dentro prefettura e ministero dell’Interno. Quanto vale in termini di mazzette un immigrato? “Famo un euro a persona”. Tanti soldi. L’emergenza usata come strumento di corruzione. Oppure “Se vinceva Alemanno ce l’avevamo tutti comprati partivamo fiuuuuuu (nota del gip: fonetico intendendo partenza a razzo)”.

Alemanno che riceve una mail dalla ‘ndrangheta è una scena dada. L’ex ragazzo del Fronte della Gioventù, cresciuto tra le pagine di “Cavalcare la tigre” – il libro della decadenza attiva di Julius Evola – invece che a sbrigarsela col Kali-Yuga si ritrova impantanato tra gli sbaffi di ‘nduia. Luca Gramazio, esponente di punta della destra capitolina, in un’intercettazione dice: “Lassù qualcuno ci ama”. Per “Ama” si sottintende l’Azienda municipalizzata ambiente. E quella di questo ex ragazzo di An non è solo una spiritosaggine ma un lapsus rivelatore di un destino politico: avere ridotto la destra, a Roma, in una pagina del grottesco. Camerata, camerata, fregatura assicurata. Non lo sapevate, vero? È il mantra che attraversa l’onda di disonore di questi giorni. Pensate: quelli che ripetevano “Mussolini e i suoi furono appesi a testa in giù in Piazzale Loreto senza che un solo soldo cadesse dalle loro tasche”; anni di persecuzioni; ragazzi tratti dal piombo negli anni dell’odio; lo sguardo di Giorgio Almirante, infine, gettati nel pozzo buio della vergogna. Appunto, lo sguardo di Almirante: “Noi vi possiamo guardare negli occhi”, questo era lo slogan del Msi, il partito della legge e dell’ordine. La fiaccola del Fronte della Gioventù, la stessa che campeggia nella foto che riunisce Paolo Borsellino con i ragazzi missini, a Siracusa, soffocata da uno di loro: il futuro sindaco di Roma, Gianni Alemanno, responsabile di un omicidio politico, la buonafede. Quella di chi, da destra – in una posizione scomoda, minoritaria – sapendo di perdere sempre s’intignava nell’ossessione delle “Mani pulite”. È successo che la generazione degli sdoganati, convocati nella stanza del potere, s’è data alle bustarelle. Appunto: camerata, camerata, fregatura assicurata. Non era così, non è mai stato così. Enrico Endrich, fascista e già podestà di Cagliari, eletto nel Msi nel 1952, contesta la legge per l’indennità di pensione per i parlamentari e si dimette per protesta: “Essere deputati è un dovere politico, non un mestiere”. Alla sua morte, la vedova, rifiuta la reversibilità. Altra tempra, altri tempi. Non vi possiamo più guardare negli occhi”. Pietrangelo Buttafuoco

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Le balle dello smemorato Alemanno

gianni alemanno

Si difende dalle accuse dell’inchiesta Mafia Capitale l’ex sindaco di Roma “lo smemorato” Gianni Alemanno: “Io non ho mai conosciuto Carminati e un anno e mezzo fa, avendo letto articoli di stampa, avevo messo in guardia i miei collaboratori: loro mi hanno giurato che non avevano a che fare con lui. Difendo l’onore della destra romana che è stata ed è fatta di tanti giovani che fanno un percorso di legalità, Carminati è più Banda della Magliana che politica e io non l’ho mai conosciuto, non ho mai avuto a che fare con lui. Che era in circolazione ancora l’ho letto sull’Espresso. Io pensavo fosse morto o in pensione”.

Ma “lo smemorato” Alemanno durante la sua amministrazione s’è circondato in Campidoglio da ex fascisti con trascorsi da galeotti, ha infilato la cricca di Carminati in società pubbliche, ha furbescamente dormito mentre l’Ama e l’Atac assumevano duemila dipendenti tutte per chiamata diretta e legate da rapporti familiari o politici ad esponenti del centrodestra locale, dirigenti aziendali e sindacalisti.

Gli intrecci tra i personaggi di Mafia Capitale e il mandato di Alemanno in Campidoglio sono fittissime. Il consigliere comunale Giovanni Quarzo e l’ex assessore Marco Visconti nonché l’ex capogruppo regionale Luca Gramazio, tutti e tre inquisiti.

A Eur spa, un’azienda che gestisce un patrimonio di centinaia di milioni di euro, ci ha spedito quel Riccardo Mancini, il suo fidato tesoriere, che non aveva mai negato l’amicizia con Carminati. Mancini è finito in carcere prima dell’ex estremista di destra, “er cercato”, due anni fa, per una tangente da 600.000 euro per una commessa di filo bus. E per i rifiuti Ama, c’era Franco Panzironi, che la retata di Mafia Capitale ha trascinato in galera, ma che i magistrati già tampinavano per Parentopoli. E Antonio Lucarelli, il capo segreteria in Campidoglio, l’intermediario che Carminati fa incontrare a Salvatore Buzzi, era cresciuto in Forza Nuova.

Come poteva, pover’uomo smemorato notare gli affari sporchi di Carminati & Buzzi? E poi quel Buzzi, personcina tanto carina, che all’ultima campagna elettorale, su commissione di Panzironi, gli organizzò una claque di 50 persone, dice Alemanno “lo consideravo persona al di sopra di ogni sospetto, era un esponente ed un capofila delle cooperative sociali, anche altre giunte erano in contatto con lui”. E intando Buzzi disperato per la sconfitta con Ignazio Marino, “se vinceva Alemanno, ce l’avevamo tutti comprati”.

Alemanno però sottolineiamolo non conosce Carminati, pensava fosse morto o in pensione…Molti nemici, uomo d’onore. Pizzo e moschetto, fascista perfetto.

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