In questi giorni, in Sicilia scatta il passaggio al digitale terrestre e Telejato, così come le altre emittenti comunitarie, chiuderà. Con la Legge Finanziaria 2011 (articoli 8,9,10) sono state di fatto abolite le televisioni comunitarie (250 in tutta Italia), e il Ministero dello sviluppo economico si è riservato il diritto di assegnare, a pagamento, tutte le lunghezze d’onda del digitale terrestre, eccetto che per le tre reti RAI, per Mediaset, per La 7, per Sky e per le società di telefonia mobile, cui le frequenze sono state assegnate gratis. Le altre utenze saranno assegnate dietro esborso di ingenti somme di denaro, attraverso graduatorie regionali formulate sul numero dei dipendenti e sulle proprietà immobili. E’ la fine quindi del volontariato anche in questo campo. Il tutto naturalmente nel silenzio tombale e il disinteresse di tutti i partiti politici.
Le restanti televisioni locali, altre 250 realtà, saranno in gran parte liquidate entro il 30 giugno 2012 per lasciare il posto alle grandi reti nazionali che trasmetteranno gratuitamente, e a pochi canali regionali che otterranno le frequenze pagandole fior di quattrini. Per chi ha accumulato proprietà immobiliari, audience e spinte politiche, è possibile permetterselo.
“Non e’ riusciuta a farci chiudere la mafia, ora ci pensa lo Stato” dichiara Pino Maniaci. Quella di Telejato e’ sempre stata un esistenza vissuta pericolosamente, sospesa tra le pressioni della criminalità organizzata e la mancanza di risorse. Condizione, però, che non ha mai fermato Pino e il resto dello staff redazionale (composto da moglie, figli e qualche giovane volontario). Nel corso degli anni , l’emittente di Partinico si e’ guadagnata l’appellativo di tv antimafia. Telejato e’ sempre sul posto: “Noi – incalza Pino – arriviamo prima della polizia. Mettiamo in onda i consigli comunali. Siamo diventati un’istituzione per i comuni, e le amministrazioni prima di firmare una delibera ci chiamano, perché sanno che se eventualmente c’è un’illegalità gli facciamo il culo quanto una casa”. “Ad oggi, dice Pino, per la legge così com’è dovremmo essere fuori. Se così fosse, violerò la legge, perché quella e’ una legge anticostituzionale e iniqua. Accederò lo stesso al digitale, e il paradosso sarà che mi dovranno spegnere i microfoni quegli stessi carabinieri che mi danno protezione. Io vado avanti perché devo tutelare quella che e’ la vita della mia famiglia, finché avrò un microfono nelle mani e i riflettori accesi”.
La sopravvivenza di Telejato, con la sua storia, le sue battaglie, la sua valenza culturale, nel segno di Danilo Dolci, di Peppino Impastato, di Mauro Rostagno e di Giuseppe Fava è un segnale importante per la garanzia dell’esistenza di una libera informazione in un panorama controllato dalle mafie mediatiche.
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