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L’Italia è la Repubblica degli asini

Quanto costa l’ignoranza in Italia?

Quanto costa l’ignoranza in Italia? Tantissimo. L’80% degli italiani è analfabeta e, spesso, non se ne rende neanche conto (legge, guarda, ascolta, ma non capisce).

Significa che otto persone su dieci non colgono la realtà nel suo insieme ma solo sprazzi di essa. Insomma, riescono a fare cose banalissime, ma non a capire un articolo di giornale, a riassumere un testo, men che meno ad appassionarsi a qualsivoglia forma artistica. Continue Reading

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Ma gli italiani si sono bevuti il cervello?

gli italiani si sono bevuti il cervello

Gli italiani hanno ancora la capacità d’intendere e di volere? Gli italiani si sono bevuti il cervello? Lo spunto per questa domanda mi è venuto rileggendo per caso un vecchio articolo di Marco Lodoli, scrittore, insegnante di Italiano, collaboratore di Repubblica, uno dei “padri” della riforma “La Buona Scuola”.

Lodoli nel 2002 parlò del demone della facilità che coinvolgeva i giovani ma anche le persone adulte. Il non saper più ragionare con la propria testa ma viceversa il lasciarsi condizionare da tutto quello che rappresenta il vastissimo mondo dei social e dei mass media, che ci circonda e inevitabilmente ci coinvolge in prima persona. A distanza di 16 anni da quell’articolo nulla sembra cambiato. Continue Reading

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Giornalisti uccisi nel Mondo

Giornalisti uccisi nel mondo dal 1992 al 2015 - Committee to Protect Journalists

Giornalisti uccisi nel mondo dal 1992 al 2015 – Committee to Protect Journalists

Nel 2014, secondo la Federazione internazionale dei giornalisti, sono stati 128 i giornalisti uccisi in tutto il mondo, distribuiti in 32 Paesi. Durante il 2014 sono stati anche rapiti 119 giornalisti e altri 178 sono stati imprigionati.

Il triste primato dei Paesi più colpiti spetta al Messico, ma i professionisti dell’informazione sono caduti anche in Brasile, Colombia, El Salvador, Honduras, Perú e Paraguay. Giornalisti spesso uccisi in quanto denunciavano con fermezza i rapporti tra Narcos e politica, e la corruzione ai più svariati livelli.

Nel resto del mondo i reporter caduti mentre effettuavano il proprio mestiere spesso erano impegnati in zone di guerra: sedici giornalisti sono stati uccisi in Israele durante l’offensiva militare a Gaza, 13 in Siria, 12 in Pakistan. L’Iraq ha il quarto posto nella lista dei paesi più pericolosi, con 10 giornalisti uccisi. Il Medio Oriente è la regione più mortifera per la professione con ben 46 giornalisti assassinati, davanti all’Asia 31, l’America Latina 27, l’Africa 14, e l’Europa 10.

I giornalisti sono “presi di mira non solo per limitare la libera circolazione delle informazioni, ma sempre più come leva per garantire enormi concessioni politiche attraverso la violenza pura”, ha detto il presidente della Fig, Jim Boumelha.

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Il giornalismo tradizionale è morto

giornali-internet

Il report di Mediobanca analizzato dal Fatto Quotidiano di ieri evidenzia come i fatturati dei principali editori italiani ( Rcs, Espresso, Mondadori, Monti Riffeser, Caltagirone, La Stampa, Il Sole 24 Ore) siano crollati dal 2009: -29% dalle edicole, -31,3% dalla pubblicità. Dal 2009 i sette gruppi esaminati hanno perso 1,8 miliardi di euro senza fare una piega. Perché? È chiaro che possedere i giornali non serve a fare soldi, e le perdite sono il prezzo da pagare per controllare l’informazione. Non c’è altra spiegazione.

Oggi per quasi tutti gli editori il costo del lavoro è superiore al valore aggiunto creato: significa che i ricavi non bastano a pagare neppure gli stipendi di giornalisti, poligrafici e impiegati. In questi cinque anni gli editori hanno fatto fuori il 22% degli occupati, mettendo alla porta 4.200 persone. La diffusione complessiva dei quotidiani che fanno capo a 6 dei 7 maggiori gruppi (la Mondadori pubblica solo periodici) è calata del 24,8%, da 2,8 milioni di copie al giorno a 2,1. La flessione più marcata è del Corriere della Sera (-28,4%), seguito da Repubblica (- 27,4%) mentre Messaggero, Stampa e Sole 24 Ore hanno perso copie intorno alla media, circa un quarto dei lettori. Mentre la diffusione cala del 24,8%, i ricavi delle vendite dei giornali scendono in misura maggiore, del 27,7%, nonostante in questi cinque anni il prezzo dei quotidiani sia salito notevolmente.

Ormai viviamo immersi in una rivoluzione industriale: internet è al contempo distruttore del mondo esistente e motore di nuove opportunità. Criticarlo o idolatrarlo non serve a nulla: va accettato, come abbiamo fatto con l’elettricità. Il web non arriverà a uccidere il giornalismo, come la televisione non ha ucciso la letteratura, ma, certamente la stampa va ripensata: carta, distribuzione e vendita, che insieme rappresentano il 60% dei costi di un giornale, rischiano di diventare obsoleti. Racconta Edwy Plenel, uno dei fondatori della testata che ha scosso l’editoria francese, il giornale online Mediapart: “Il punto fondamentale di Mediapart è la difesa del valore dell’informazione indipendente. Ho lasciato Le Monde anni fa perché nel tempo della rivoluzione digitale, l’indipendenza dei giornali comincia ad essere messa in discussione. Se vogliamo chiedere ai lettori che paghino il nostro lavoro, dobbiamo fargli capire che siamo indipendenti, e che loro sono gli unici che ci possono comprare”.

La fragilità della vecchia stampa è il conflitto di interessi che la tiene in piedi economicamente. I proprietari dei grandi media usano i giornali come strumento. Il risultato è un prodotto sempre più scadente. Ormai le notizie si sentono alla tv e si leggono gratuitamente su la Rete. Per andare in edicola, quindi, il lettore deve avere la certezza di leggere una cosa introvabile altrove. Cosa che adesso non succede.

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Casaleggio Associati peggio di Mediaset

Casaleggio

“E’ arrivato il momento che Casaleggio e Associati non siano più la testa di un movimento politico ma una società di affari distinta dalla cosa pubblica. Il rischio di una nuova Mediaset che pilota Forza Italia per Casaleggio ora e’ una realtà, i suoi utili naturalmente lievitano e la sua buona fede deve prevalere sulla possibilità di aumentare il patrimonio societario come sta effettivamente avvenendo.

Il controllo di un grande gruppo politico e sociale e’ sempre un pericolo per la democrazia, in particolar modo per la democrazia così definita diretta, cioè quella amministrata direttamente dai cittadini. Il sistema di votazioni dirette orchestrato dal Blog di Grillo oggi non garantisce trasparenza ne’ certezza di scelta, il voto finisce in una piattaforma dove i controlli sono impossibili e soltanto un manipolo di persone dipendenti di Casaleggio amministrano i numeri e quindi i metodi di scelta dei candidati. Perché, e soprattutto come vince un cittadino piuttosto che un altro? Chi viene votato nella piattaforma telematica del Movimento come può controllare le sue preferenze? Troppe contraddizioni e influenze possono rendere nullo il metodo 5 stelle della votazione on line.

Solo un esempio per un post nel forum del movimento, se la Casaleggio decide di farlo diventare virale lo porta in alto nel blog in evidenza e lo lascia li per settimane. Bene quella proposta diventerà la più votata in pochissimo tempo. Le altre spariscono dalla pagina dopo 10 minuti, sovrascritte dalla nuove in arrivo.  Questi sono solo piccoli stratagemmi della lunga serie di influenze telematiche che si possono applicare ai sistemi di controllo on line centralizzati che il genio di Casaleggio conosce molto bene. Ecco perché il blog di Beppe grillo è facilmente manovrabile basta conoscere la morfologia del linguaggio web e il messaggio si trasporterà da solo moltiplicandosi all’infinito come deciso dal manovratore. Questo spiega perché sono banditi dal movimento i mezzi di informazione tradizionali, Tv, Radio, Giornali.  Questo odio viscerale nei confronti della televisione e della radio ma soprattutto dei giornali mi ha sempre insospettito.

I media tradizionali vengono rivoltati come un calzino e infatti fanno un altro lavoro per  Casaleggio,  amplificano il messaggio virale da lui prescelto per farlo diventare la linea politica del giorno. Il blog così diffonde senza fatica il suo pensiero, cioè quello di Casaleggio. Mi dicono che Beppe Grillo non partecipa affatto a questo processo di scrittura e diffusione. Capirete bene perché la televisione, la radio e i giornali sono banditi da questo sistema, riconosciuti come pericolosi e da non frequentare. La violenza che Casaleggio e Grillo hanno avuto contro la tv è una prova lampante di questo sistema, andare in televisione significa by passare il controllo centrale del blog che diffonde le informazioni secondo un preciso schema aziendale.

In sostanza Casaleggio è andato molto più avanti di Berlusconi nel controllo dell’informazione tout-court, e’ il capostipite del controllo totale web, quello che sostituirà tutti i mezzi conosciuti molto presto, una sorta di grande fratello online dove tutti credono di essere liberi seguendo un preciso schema. Mi fa riflettere il fatto che la semplicità di questo ragionamento non sia stata esposta da nessuno finora, evidente che la partita in gioco e’ altissima e nessuno vuole fare l’arbitro”. Leonardo Metalli

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