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Emergenza incendi: Arrestati una trentina di piromani

Sono una trentina i piromani arrestati

Ogni anno dalle 400 alle 600 persone vengono denunciate per aver causato incendi di vaste proporzioni. L’autocombustione è una favola. Il piromane è un terrorista criminale. I dati diffusi dai carabinieri Forestali che indagano sugli incendi boschivi sono allarmanti.

Dall’inizio dell’estate le fiamme dolose stanno divorando l’Italia. Solo nelle ultime settimane sono finiti in manette sedici piromani, 393 sono invece le persone denunciate a piede libero. Nel primo semestre del 2017 le persone finite in carcere con l’accusa di incendio doloso sono sette volte di più di tutti quelli del 2016 (erano infatti solo 3 e i denunciati 368). Solo a luglio gli arresti sono stati 12, in cinque regioni: Lazio, Calabria, Campania, Sicilia e Umbria. Continue Reading

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Il piromane è un terrorista criminale

piromane, terrorista criminale

L’Italia brucia. La gran parte degli incendi italiani sono dolosi (quando si vuole deliberatamente provocare un danno, spesso spinti da motivazioni economiche o dalla ricerca di profitto), o colposi (ovvero attribuibili all’incuria e alla leggerezza, come quando si gettano sigarette da un’auto in marcia o si da’ fuoco a terreni per ripulirli ed eliminare residui vegetali). L’incendio raramente è un fatto naturale, nasce pertanto dalla volontà efferata di distruzione e di speculazione. Il piromane non è pazzo, è un criminale terrorista.

A bruciare l’Italia sono pensionati, operai, disoccupati, imprenditori, impiegati, artigiani, agricoltori, pastori, lavoratori per ditte boschive e per i fuochi pirotecnici. Persone “normali” e perfettamente integrate nella società ma che spesso, dietro il gesto criminale nascondono ben altri interessi: ritorsioni contro la repressione per reati di abusivismo edilizio, bracconaggio, disputa dei territori di caccia o rivolti contro la presenza di un’area protetta. Oppure semplicemente per atto vandalico. A bruciare l’Italia sono i criminali piromani. Una razza di merda figlia della politica, del business e del clientelismo.

Quando si arresta un piromane deve rimanere in carcere. Deve marcire in carcere ed essere colpito anche sul piano più economico: risarcimento dei danni, sequestro dei conti correnti e confisca dei beni. Questi criminali stanno distruggendo il patrimonio naturale di centinaia di anni: la nostra bellezza.

Cominciamo a non chiamarli più “piromani”, ma criminali delle fiamme, incendiari, terroristi.

Quanto tempo occorrerà per rimboscare, per ripristinare l’ habitat naturale, per tentare di ricostituire un patrimonio di per sé irriproducibile?

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Tagliamo la mano destra agli incendiari

incendi

Poiché l’elevamento dei popoli e degli stati dipende dall’osservanza di quel diritto universale che è dettato dalla ragione, noi Eleonora, per grazia di Dio giudicessa d’Arborea, affinché la giustizia sia salva, i malvagi siano frenati dalla paura delle pene e i buoni possano vivere in pace, obbedendo alle leggi, facciamo questi ordinamenti.”

Questa l’introduzione della Carta de Logu, codice delle leggi del Giudicato d’Arborea (che in quel momento storico s’estendeva a quasi tutta la Sardegna), emanata nel 1300 e rimasta in vigore – con integrazioni – fino all’introduzione del Codice Feliciano dell’aprile 1827.

Molto interessanti le disposizioni su incendi e incendiari, dalla prevenzione degli incendi stessi (artt. 45-49), con precetti ancora attuali (divieto di abbruciamento delle le stoppie prima del giorno di S. Maria chi est a die octo de capudanni,  cioe’ l’8 di settembre, art 45), e sulle pene da infliggere agli incendiari, ai singoli malfattori o ai villaggi interi (qualora non avessero acciuffato l’incendiario).

Tra i vari articoli, particolare quello dedicato a chi metteva fuoco “a bingia” (alle vigne) o “at ortu (termini ancora molto diffusi nel Campidano): l’incendiario veniva infatti chiamato al risarcimento del danno, se non fosse stato in grado di farlo, pagava con il taglio della mano destra. Con il rogo chi metteva fuoco alle case.

Senza giungere a questi eccessiquali pene dovrebbero essere irrogate a chi volontariamente provoca incendi, distruggendo il nostro patrimonio ambientale e mettendo in pericolo le nostre vite?

Domanda attualissima per ogni delinquenziale estate di fuoco.

Lunedi 24 giugno 2013 a Golfo Aranci sono andati a fuoco circa 500 ettari fra Cala Moresca e Capo Figari, area tutelata con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), sito di importanza comunitaria (direttiva n. 92/43/CEE), un gioiello naturalistico impreziosito da splendide calette e dalla presenza di fauna di primario interesse come il Muflone (Ovis orientalis musimon). Secondo notizie stampa, l‘indagato (un ragazzo di 23 anni, pare in cura per disagio psichico) avrebbe confessato.

Oltre alle solite polemiche sui ritardi dell’intervento degli aerei antincendio, c’è da tener presente che sembrerebbero non esser state fatte le obbligatorie pulizie dei terreni pubblici e privati (prescrizioni regionali antincendio 2013), ma una domanda sorge spontanea e prepotente: a chi ha incendiato volontariamente questo straordinario patrimonio ambientale cosa dovremmo fargli?

(Fonte Gruppo d’Intervento Giuridico onlus)

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Spegniamo i piromani


Gli incendi stanno mettono in ginocchio l’Italia. Da nord a sud l’Italia brucia. I criminali hanno ripreso ad appiccare incendi dolosi, devastando le nostre regioni.

Sono oltre 4.700 gli incendi boschivi che hanno interessato la nostra Penisola dal 1 gennaio al 31 luglio 2012. Sono stati 24.000 gli ettari di superficie percorsa dal fuoco, suddivisi in circa 14000 di superficie boscata e circa 10000 ettari di superficie non boscata. Questi i dati rilevati dal Corpo forestale dello Stato nell’attività di prevenzione e contrasto agli incendi boschivi.

Dati Corpo Forestale

Dal confronto dei dati rilevati lo scorso anno, nello stesso periodo di riferimento, si evidenzia un aumento rilevante dei roghi, con circa il 93% in più di incendi rispetto allo stesso periodo del 2011. A questo si associa anche un significativo aumento della superficie totale percorsa dal fuoco, circa il 63% in più dello scorso anno, con un più marcato aumento di quella boscata pari a oltre il 110%.

Nel primo trimestre dell’anno, a causa delle particolari condizioni climatiche e dei conseguenti fattori predisponenti sfavorevoli che hanno interessato molte Regioni a seguito delle forti nevicate, si sono verificati un numero di incendi superiore alla media del periodo, soprattutto nelle Regioni del Centro – Nord, mentre nel corso dell’estate le maggiori criticità si stanno riscontrando nelle Regioni Sardegna, Campania, Calabria, Puglia, Toscana e Lazio.

Ancora una volta si evidenzia l’elevata incidenza di cause dolose, all’origine degli incendi boschivi. Per questo il Corpo forestale dello Stato ha intensificato i propri presidi in quei territori considerati più a “rischio”, grazie al personale del Nucleo Investigativo Antincendio Boschivo (NIAB), che, dall’inizio dell’anno ha denunciato a piede libero per il reato di incendio boschivo 276 persone e ne ha tratte in arresto 7 in flagranza di reato.

E bene ricordare che dal 2000 il divieto di trasformazione dei terreni percorsi dal fuoco sia diventato assoluto, duri 15 anni e non riguardi solo le possibilità edificatorie o di pascolo e il divieto di caccia, ma addirittura la possibilità di riforestare le aree incendiate con interventi e finanziamenti pubblici. Mi chiedo se questi vincoli siano ben noti in quella parte del nostro Paese dove gli incendi sono più frequenti e concentrati.

Il Corpo Forestale dello Stato ha fornito da tempo ad intere Regioni le mappature georeferenziate dei terreni percorsi dal fuoco. I Sistemi Informativi Territoriali (SITE GIS) consentono oggi di avere una banca dati sugli incendi, cartografata con evidenziate le particelle catastali attraversate dal fuoco, tutto ciò dovrebbe costituire deterrente e garantire certezza anche per il futuro.

Tuttavia nel nostro Paese, come è emerso da un’indagine di Legambiente, solo il 50% dei comuni ha aggiornato il catasto al 2010 e solo il 5% delle amministrazioni comunali applica pienamente la legge quadro in materia di incendi boschivi, che prevede oltre alla realizzazione del catasto, anche una costante attivita’ di prevenzione e tutela del territorio, un sistema di interventi tempestivi per lo spegnimento dei roghi ed attivita’ investigative e di contrasto del fenomeno.

Il WWF già settimane fa, in occasione dell’incendio nel parco nazionale del Pollino, aveva lanciato l’allarme. C’è il rischio di ripetere la drammatica situazione del 2007 quando c’è stato il record di incendi, viste anche le condizioni meteo e i tagli ai fondi per la vigilanza e il ripristino che ci sono stati. Cosa che puntualmente si sta verificando. Il WWF sottolinea come rimanga un dato sociale fortemente radicato che vede nell’azione incendiaria una sorta di strumento ricattatorio per ottenere vantaggi. Forse è da lì che occorre un diverso tipo di prevenzione, attraverso un controllo capillare sul territorio e un’informazione che faccia comprendere come oggi chi appicca gli incendi rischia seriamente di finire in galera. Occorre, infine, un serrato controllo sociale in grado di isolare i ‘criminali’ incendiari e aiutare le autorità alla loro identificazione. Il WWF chiede anche alla Direzione Antimafia di attivarsi per accertare il ruolo della criminalità organizzata in questi fatti.

Piromania criminale. Aspetti socio-psico-pedagogici e giuridici dell’atto incendiario. Autovetture, cassonetti o zone boschive che prendono fuoco compaiono tristemente nelle cronache, soprattutto nel periodo estivo. Il bisogno di incendiare, di vedere il fuoco divampare e bruciare ogni cosa può associarsi ad una patologia, a un forte disagio emotivo, con stati di frustrazione e aggressività repressa.

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