“Abbiamo provato a farci ascoltare, abbiamo tentato ad incontrarli, abbiamo aspettato ore ed ore all’ingresso di Montecitorio. Il premier non c’era, il premier era impegnato, il premier era all’estero, il ministro era sempre occupato. Allora abbiamo pensato che per noi c’era solo la forca per salvarci dallo strozzinaggio di Equitalia e dalle banche. Da li l’idea de “I Forconi”. Così con queste motivazioni, con quest’ansia, con questa frustrazione siamo nati noi “Forconi”. Il nostro intento non è quello di scardinare lo stato, tantomeno di iniziare una rivoluzione tra fratelli d’Italia, bensì quello di farci ascoltare e di chiedere con forza a chi ingiustamente ci rappresenta di aiutarci a non sprofondare nelle viscere dell’usura, del fallimento, dell’oblio e del suicidio. Noi piccoli imprenditori vogliamo una mano vera dallo stato, desideriamo pagare il giusto allo stato.. perché è giusto che paghiamo. E’ giusto contribuire ai bisogni dello stato ma in equa misura, non possiamo più avere sul groppone un socio passivo che assorbe il 70% delle nostre risorse attive e quando c’è da pagare ci lascia sempre da soli. Con questa nostra discesa sulle strade a manifestare chiediamo con forza di aiutarci non riusciamo a portare un pezzo di pane alle nostre famiglie, non riusciamo più a pagare le tasse, non riusciamo più a lavorare perché lavoro non ce né. L’unica cosa che siamo riusciti a trovare è “una forca” dopo nulla più.” Il Popolo dei Forconi