
Corrado Clini
Bonificare i siti inquinati. Finanziare l’efficienza e il risparmio energetico. Scommettere sulla chimica verde. Coinvolgere i cassaintegrati nella tutela del territorio e le cooperative di giovani nella gestione dei parchi. Sono i progetti “rivoluzionari” del governo Monti, contenuti nel piano ambientale nazionale, tecnicamente denominato “Politiche e misure per la crescita sostenibile dell’Italia”. In questa estratto dell’intervista pubblicata da Panorama, il ministro dell’ambiente Corrado Clini annuncia e spiega molte novità scomode del suddetto piano, “Il governo deve operare su due fronti. Primo, creare un sistema di norme ambientali tanto severe quanto sostenibili. Secondo, utilizzare la leva ecologica per investire nella crescita”.
Ministro, e’ pronto ai cortei sotto casa sua?
E’ una eventualità che metto in conto. Ma non escludo che possano sorgere, in positivo, dei comitati di liberazione ambientale. Confido che l’Italia sia matura per la svolta culturale contro i conservatorismi.
Chi sono i conservatori?
Sono tanti e dall’orientamento politico trasversale; hanno una tradizione consolidata e tutti si nascondono sotto l’ombrello del no. Il problema e’ che nel nostro Paese sorgono improvvisati comitati che utilizzano presunte ragioni ecologiche con il solo obiettivo di consolidarsi politicamente.
Possibile che si discuta ancora, nel 2012, di emergenza rifiuti?
Qui siamo di fronte a un gravissimo ritardo culturale, assecondato da chi, per ragioni politico-elettorali o per interessi economici, ha indicato obiettivi non praticabili. Non e’ un caso che sono in emergenza quei territori che si sono opposti alla gestione integrata ed europea del ciclo dei rifiuti. La logica che porta a bloccare i termovalorizzatori e’ la stessa che frena gli investimenti infrastrutturali, dai rigassificatori alle ferrovie.
Ambiente funzionale alla crescita?
Certo. E i settori trainanti sono energia e acqua. Serve puntare sulle fonti rinnovabili. Nel mondo in recessione e l’unico settore non in crisi e che anzi aumenta il fatturato del 5 per cento in Usa e Cina. Accade perché questi paesi scommettono sul futuro. C’è una grande domanda di investimenti. Perciò sostengo che la politica sugli incentivi statali sia pretestuosa. I vantaggi sono immensi. La sfida, e’ chiaro, non e’ istallare pannelli non italiani ma far crescere un industria e una ricerca nazionali. E’ essenziale la modifica del sistema energetico nazionale. Serve una catena che parte dalla produzione dell’energia e arriva al supporto alle auto elettriche.
Parlare di sostenibilità e’ sempre bello. Intanto alluvioni, frane e disastri vari sono all’ordine del giorno.
E’ vero, ma dobbiamo scommettere sulla politica di prevenzione del danno. Sulla manutenzione straordinaria di fiumi, torrenti, laghi. Finanziandola con quello che chiamo welfare ambientale. Una parte del gettito fiscale deve andare all’ecologia. E poi, invece di erogare la cassa integrazione, si potrebbe impiegare questa forza lavoro nella manutenzione del territorio.
Per i parchi lei pensa invece a cooperative di under 35. La sua e’ una privatizzazione mite?
Senza soldi, e non ce ne sono, i parchi muoiono. Oggi sono gestiti come monumenti, ma sono una cosa viva. La mia idea e’ quella di farci lavorare i giovani, ovviamente nel rispetto delle competenze di questi enti.
Belle parole su alcune sono pienamente d’accordo, ad esempio l’utilizzo dei lavoratori cassaintegrati e anche sulla “privatizzazione” dei parchi ridotti ormai a discariche a cielo aperto. Ma, c’è sempre un mah…. Difficile metterne in pratica una? In tempi brevi? oppure sempre parole parole parole….