Giustizia flop: Processi lumaca, pochi giudici e troppi avvocati

giustizia italiana fa schifo

Giustizia italiana? Un disastro. Processi lunghi che scoraggiano il cittadino, e minano il rapporto di fiducia con la giustizia. Un sistema della giustizia inefficace e inefficiente che necessita urgentemente di una riforma. L’Italia è la bara del diritto. I dati parlano chiaro. Continue Reading

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Troppi avvocati, 5 ogni 1000 abitanti

In Italia, secondo i dati pubblicati da Digilex nel 2016, operano 312.663 avvocati. Il numero è letteralmente esploso negli ultimi venti anni. Nel 1985 gli avvocati iscritti all’albo erano solo 48.327. Si è raggiunta la saturazione, “un numero enormemente superiore ai bisogni sociali” come scriveva Calamandrei nel 1921. Continue Reading

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Giustizia italiana: 500 giorni per una causa, tanti avvocati ma pochi giudici

Indipendenza della giustizia

Indipendenza della giustizia

In Italia ci vogliono in media 500 giorni per risolvere una causa civile e commerciale. Una controversia commerciale può durare più di tre anni. Nei paesi Ocse la media è di 500 giorni. Siamo terz’ultimi per la velocità dei processi, dietro Cipro e Malta. Recupero dei crediti? in Italia si impiegano quasi quattro anni. Meno della metà in Spagna. Un terzo in Inghilterra e Francia. Tempi biblici dei processi: 266 giorni in Cassazione, 288 in Tribunale, e ben 475 in Procura. L’Italia ha anche il record di processi pendenti: 7 ogni 100 abitanti, il doppio del secondo classificato. Per colpa di questa giustizia colabrodo le imprese perdono oltre due miliardi di euro l’anno.

La Commissione europea ha presentato oggi un nuovo strumento comparativo destinato a promuovere l’efficacia dei sistemi giudiziari nei 27 Stati membri dell’UE e quindi a rafforzare la crescita economica. “L’attrattiva di un paese come luogo in cui investire e fare impresa è indubbiamente maggiore se il sistema giudiziario è indipendente ed efficiente”, ha dichiarato Viviane Reding, Vicepresidente e Commissaria UE per la Giustizia. “Per questo motivo è importante che le decisioni delle autorità giudiziarie siano prevedibili, tempestive ed esecutive, e che le riforme nazionali dei sistemi giudiziari siano una componente strutturale essenziale della strategia economica dell’UE. Il nuovo quadro di valutazione europeo della giustizia fungerà da sistema di allarme rapido e servirà all’Unione e agli Stati membri per garantire una giustizia più effettiva al servizio dei cittadini e delle imprese”. Il quadro di valutazione europeo della giustizia 2013 contiene dati sui tempi necessari alla definizione delle cause in giudizio, sul tasso di cause definite, sul numero di cause pendenti, sull’uso di mezzi elettronici per la gestione del contenzioso, sull’uso di metodi alternativi per la risoluzione delle controversie, sulla formazione a disposizione dei giudici e sulle risorse assegnate ai tribunali. La giustizia non deve essere solo fatta, si deve anche vedere che è fatta: il quadro di valutazione raccoglie dati anche sulla percezione dell’indipendenza dei sistemi giudiziari, sulla base di dati del World Economic Forum e del World Justice Project.

L’efficacia dei sistemi giudiziari è fondamentale per la crescita: l’affidamento sul pieno rispetto dello Stato di diritto si traduce direttamente in fiducia ad investire. Inoltre, poiché i giudici nazionali svolgono un ruolo essenziale nel garantire il rispetto del diritto dell’Unione, l’efficacia dei sistemi giudiziari nazionali è altrettanto fondamentale per l’effettiva attuazione del diritto dell’Unione. Le carenze dei sistemi giudiziari nazionali, quindi, non solo sono un problema per lo Stato membro interessato, ma possono anche influire sul funzionamento del mercato unico europeo e sull’attuazione dei relativi strumenti fondati sul riconoscimento reciproco e la cooperazione, mettendo a repentaglio la tutela che i cittadini e le imprese si aspettano dall’esercizio dei loro diritti sanciti a livello dell’UE.

I risultati principali del primo quadro di valutazione sono i seguenti:

  • la durata dei procedimenti giudiziari varia notevolmente tra gli Stati membri: in un terzo di questi, essa è almeno doppia rispetto a quella della maggioranza degli Stati membri. I problemi possono aggravarsi quando un tasso basso di cause definite porta ad un aumento del numero di cause pendenti;
  • il monitoraggio e la valutazione servono a migliorare la celerità e la qualità della giustizia. Anche se la maggior parte degli Stati membri dispone di sistemi di monitoraggio, altri presentano ancora carenze;
  • i metodi di risoluzione alternativa delle controversie, come la mediazione, riducono il carico di lavoro dei tribunali e dovrebbero essere usati più diffusamente;
  • anche la percezione dell’indipendenza dei sistemi giudiziari nazionali varia molto da uno Stato membro all’altro. Benché vari Stati membri siano tra i primi 10 paesi al mondo in termini di percezione dell’indipendenza della giustizia, in altri il livello di questo indicatore espresso dalle imprese e dagli utenti finali dei sistemi giudiziari è decisamente basso.

Nel 2012 sono stati individuati sei Stati membri particolarmente problematici (Bulgaria, Italia, Lettonia, Polonia, Slovenia e Slovacchia), soprattutto per quanto riguarda la durata dei procedimenti giudiziari e l’organizzazione della magistratura. Le riforme nazionali dei sistemi giudiziari fanno parte integrante anche dei programmi di aggiustamento economico della Grecia, dell’Irlanda, della Lettonia e del Portogallo.

Durata dei procedimenti giudiziari in giorni - fonte: World Economic Forum

Durata dei procedimenti giudiziari civili – fonte: World Economic Forum

Numero di giudici per 100.000 abitanti fonte - studio CEPEJ

Numero di giudici per 100.000 abitanti fonte – studio CEPEJ

Numero di avvocati per 100.000 abitanti - fonte studio CEPEJ

Numero di avvocati per 100.000 abitanti – fonte studio CEPEJ


La giustizia italiana raccontata a un alieno. Complessa, contraddittoria, inapplicabile. La Giustizia italiana è un sistema precario. Che spesso lascia i cittadini smarriti, increduli di fronte all’incertezza della pena. Mentre il crimine, occasionale, organizzato o dissimulato, resta impunito. Molti uomini di legge, eroi quotidiani e sconosciuti, tentano di reagire: denunciano, indagano, resistono. E non si sottraggono alle proprie responsabilità, compresa quella di spiegare a un curioso extraterrestre come e perché in Italia la legge rischi di non essere uguale per tutti.

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I costosi e non utilizzati braccialetti Telecom

 

 

I problemi delle carceri italiane ormai e’ diventato intollerabile e scandaloso, ora aggiungiamo anche del ridicolo, dobbiamo pagare ancora, con un rinnovo fino al 2018 i braccialetti Telecom raramente (mai) utilizzati.

La buona notizia e’ che il prezzo cala: fino al 31 dicembre 2011 il ministero dell’interno spendeva quasi 11 milioni di euro l’anno, mentre da gennaio sono solo 9. La cattiva notizia e’ che sono ancora lì: i braccialetti più costosi e inutili nella storia della giustizia italiana, gli apparecchi elettronici che dovrebbero servire per il controllo a distanza dei detenuti agli arresti domiciliari, sono stati confermati in una nuova convenzione tra il Viminale e la Telecom, presieduta da Franco Bernabè.

E’ dall’aprile 2001, fine del governo Amato, che l’Italia si gingilla con questi carissimi gingilli. In 10 anni lo Stato ha speso 110 milioni. Il problema e’ che non servono a nulla. I braccialetti sono stati applicati alla caviglia di un numero irrisorio di detenuti: 14 in tutto, sette dei quali fra settembre e ottobre 2011, con una clamorosa, inusitata accelerazione. Eppure il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, ha firmato un nuovo contratto, valido fino al 2018: altri 63 milioni, che porteranno la spesa totale a 173.

Il ministero ha risposto con una nota che solo nove dei 100 milioni stanziati dal Viminale sono per i braccialetti: “Tale importo ricomprende una serie di voci relative alla complessiva piattaforma tecnologica che presiede all’utilizzazione dei braccialetti, e non solo alla fornitura degli stessi”. Il resto è destinato ad altri servizi elettronici: “La convenzione con Telecom riguarda anche tutti i servizi di comunicazione elettronica essenziali per la sicurezza del Paese”.E aggiunge “La stipulazione del nuovo accordo, ha d’altronde corrisposto all’esigenza di dare continuità ad un servizio previsto per legge, e come tale obbligatorio. Se finora l’utilizzo è stato limitato, questo è dipeso dalla scarsità delle richieste da parte dell’autorità giudiziaria”. Precisiamo, con gli accordi, i braccialetti “inutilizzati” aumentano da 400 a 2.000, e 200 saranno dotati della possibilità di controllo satellitare che forse ne permetterà un uso un po’ più ampio, per esempio su quanti siano vincolati a un obbligo di residenza.

Proprio le innovazioni contrattuali, però, hanno acceso forti perplessità: al ministero della Giustizia c’è chi oggi ritiene sarebbe stata necessaria una regolare gara d’appalto. Lo stesso guardasigilli, Paola Severino, che in novembre si era espressa contro la prosecuzione della convenzione sui braccialetti (“Non e’ conveniente e non vorrei fosse rinnovata senza verifica di costi e benefici”), ha appreso della firma a cose fatte e con grande irritazione. In effetti, la convenzione e’ di competenza esclusiva del Viminale, che gestisce i braccialetti. Ma questa e’ un altra evidente assurdità della vicenda, visto che e’ poi il ministero della Giustizia che deve occuparsi dei detenuti.

 

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