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Coni, il lato oscuro dello sport italiano

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Per scoprire uno dei pianeti oscuri della galassia dello sport italiano, ci sono volute le imbarazzanti dichiarazioni di un ultrasettantenne. La Lega nazionale dilettanti guidata da Carlo Tavecchio ha gestito lontano dai riflettori un patrimonio impressionante: un giro complessivo da 1,5 miliardi di euro tra tesseramenti e iscrizioni, 1,3 milioni di calciatori, 15 mila società e 70 mila squadre. È la categoria meno “nobile” e più ricca della Figc. Una goccia, nell’oceano delle federazioni. Le federsport sono il cuore del Coni. Il quale, a sua volta, è un enorme scrigno. Alcuni lo definiscono, il “vero Ministero dello Sport”. Il Comitato olimpico presieduto da Giovanni Malagò ogni anno riceve dal Tesoro una cifra superiore ai 400 milioni di euro.

ll bancomat pubblico non conosce crisi: nel 2014 sborserà 415 milioni, nel 2013 erano 420, due anni fa solo 406. Dove finisce il fiume di denaro? In buona parte, tra le federazioni sportive: in tutto sono 45; dal basket al tennis, dal nuoto all’atletica leggera, dalla danza sportiva allo squash. Si prendono la fetta più sostanziosa della torta. Nel 2014 riceveranno 242 milioni di euro (in lieve calo rispetto al 2013).

La parte del leone la fa il calcio: 68 milioni vanno alla Figc e le sue leghe, dalla A di Beretta alla D di Tavecchio. Altri 157 sono divisi tra le restanti 24 federazioni nazionali. Circa 3 milioni spettano ai gruppi sportivi militari. Tra mandati eterni, bilanci fantasma e dirigenti sotto inchiesta, di questa valanga di soldi si sa poco. Può essere utile leggere le parole dei revisori dei conti che chiudono l’ultimo bilancio del Coni: un accorato appello alle federazioni sportive “a uno scrupoloso e puntuale rispetto delle norme volte al contenimento delle spese”. Gli esempi di cattiva gestione potrebbero riempire decine di volumi. Nelle prossime righe ne raccontiamo solo una piccola parte.

Fit – Tennis. Per la Federtennis i bilanci sono un optional: l’ultimo pubblicato è relativo al bienno 2009-2011. Nel 2013 il Coni ha versato alla Fit 5,2 milioni di euro. Un lieve calo rispetto al 2013, dopo che negli ultimi 10 anni i contributi pubblici sono raddoppiati. Tra le tre società partecipate della federazione c’è Sportcast, editrice della rete satellitare SuperTennis tv. Riceve dalla Fit una media di 4 milioni l’anno. Fino a qualche mese fa al comando di Sportcast c’era Carlo Ignazio Fantola. Oltre che ex candidato del Pdl a Cagliari, è lo zio del presidente della Fit, Angelo Binaghi, attualmente al quarto mandato. Il “padrone” della Fit ha ostacolato la candidatura di Giovanni Malagò alla guida del Coni. Ora tra i due è tornato il sereno, dopo che Binaghi ha sostituito Fantola con Antonello Soro, che dello stesso Malagò era capo di gabinetto. Queste e molte altre “anomalie” nella gestione della Fit e del suo fiore all’occhiello – gli Internazionali di tennis del Foro Italico – sono oggetto di un’interrogazione parlamentare presentata il mese scorso al premier Matteo Renzi dal M5S.

Fipm – Pentathlon. La federazione di Pentathlon moderno l’anno scorso ha cambiato presidente per la prima volta dal 1996. È dovuta intervenire l’Alta Corte di Giustizia, annullando le elezioni che avevano confermato per il diciassettesimo anno consecutivo il padrone storico, Lucio Felicita. Il motivo: non era stata garantita la segretezza del voto. Nel 2013, La Fipm ha ricevuto dal Coni poco più di 2 milioni di euro, cifra un po’ meno brillante di quelle degli anni d’oro di Felicita. Contributi enormi giustificati anche dal numero elevato di società sportive iscritte. Praticamente una ogni due tesserati (e ognuna con diritto di voto per l’elezione della presidenza). Un ex atleta azzurro, Gianni Caldarone, provò a denunciare: “Esistono 140 società per 300 tesserati. Decine delle quali sono di Pesaro, la città di Felicita”. Sempre, a Pesaro, guarda caso, l’ex presidente aveva fatto approvare la costruzione di un “centro di pentathlon moderno”. Costo del progetto: quasi 7 milioni di euro. Della Fipm, cioè del Coni, cioè dello Stato.

Fihp – Hockey e pattini. In Italia i pattini in linea sono sinonimo di Sabatino Aracu. La “sua” Fihp l’anno scorso ha intascato 2,6 milioni di euro dal Coni. Lui la guida senza interruzioni dalla bellezza di 22 anni (più di Aracu ha fatto solo Matteo Pellicone, ex presidente della federazione delle arti marziali scomparso l’anno scorso a 78 anni. È stato in carica, fino alla fine, dal 1981). A tempo perso, Aracu ha fatto anche politica: quattro legislature in Parlamento – dal 1996 al 2008 – tra Forza Italia e Pdl. Nel 2013 è stato condannato in primo grado a 4 anni per la “sanitopoli” abruzzese. Secondo le regole delle federazioni sportive dovrebbe lasciare la presidenza, ma lui va avanti imperterrito. Perché, come ha detto a Report, ritiene il codice etico “abbastanza incostituzionale”.

Fidal – Atletica leggera. La federazione dell’atletica leggera è la regina dei contributi pubblici, seconda solo al nuoto. Nel 2013 ha incassato 9,2 milioni di euro. Fino all’anno scorso, oltre 2 milioni (un euro su quattro) servivano a pagare gli stipendi ai 71 dipendenti della federazione. Dopo le attenzioni giornalistiche, l’ultimo bilancio ha provato a cambiare passo: “Rispetto al 2012 abbiamo incrementato del 22 per cento – e nella misura di circa 900mila euro – le risorse destinate all’attività tecnica. Il costo degli organi e delle commissioni federali, di cui fa parte anche il consiglio, è diminuito invece del 41 per cento”. Meglio tardi che mai.

(Fonte: Il Fatto Quotidiano del 8 Agosto 2014)

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Il futuro del Coni tra corruzione e pasticci


Le Olimpiadi di Londra 2012 sono iniziate e le speranze di medaglia per i nostri atleti devono tramutarsi in realtà, ma intanto si pensa già al futuro del Coni.

E’ dato per certo che, dopo 13 anni (quattro i mandati) al vertice dello sport italiano, Petrucci, eletto tre mesi fa sindaco di San Felice Circeo (Latina), punti a planare sulla poltrona di presidente della Federazione Italiana Pallacanestro. Incarico che ha già ricoperto per sette anni dal 1992 e il 1999. La scelta, oltre ad apparire vagamente feudale, sembra rassicurare sul fatto che il Coni resta sempre uguale a se stesso. Lampante e’, piuttosto, il groviglio di relazioni, cattive abitudini e ragnatele che fanno dell’ente pubblico Coni e delle 45 federazioni finanziate una formidabile macchina autoreferenziale. Un dettaglio non trascurabile, tanto più nei prossimi mesi quando il consiglio nazionale (dove siedono tutti i presidenti delle federazioni) eleggerà il successore di Petrucci. A correre, salvo sorprese, saranno Raffaele Pagnozzi e Giovanni Malagò.

Il primo e’ segretario generale del Coni da 19 anni, entrato in servizio nel 1973. Il secondo siede già da qualche anno nella giunta presieduta da Petrucci. Sicuramente non sarà una rivoluzione. Ma per vincere la sfida che porta al vertice dello sport italiano e sovrintendere un universo di 95 mila società sportive, 11 milioni di tesserati e un bilancio di 464 milioni di euro servono i voti. A eleggere il nuovo “capo” saranno, oltre ai rappresentanti degli atleti e dei tecnici, proprio i 45 presidenti delle federazioni foraggiate dal Coni.

Presidenti delle federazioni un po’ “pasticcioni”. Sabatino Aracu, per esempio, e’ presidente della Federazione Hockey e Pattinaggio dal 1993. Diciannove anni ininterrotti. Nel frattempo, però Aracu ha collezionato anche altro. Quattro legislature come parlamentare del centrodestra, un rinvio a giudizio nella Sanitopoli abruzzese e un’impareggiabile foto scattata in aula alla Camera in cui, accomodato nel suo scranno, si balocca ai videogame con l’iPad. Come presidente della Federazione Hockey si e’ rifatto meritando una menzione da parte del presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2012. “La commissione d’inchiesta nominata ha riscontrato danni erariali per complessivi 380 mila euro”. Tra cui “spese di rappresentanza prive di giustificazione, indebiti rimborsi al presidente e ai consiglieri federali, indebito utilizzo di carte di credito federali”.

Oppure Franco Falcinelli, eletto presidente della boxe 11 anni fa, anche lui sotto la lente di Giampaolino. “Ritardo nella predisposizione di bilanci, uso di cellulari di servizio, illegittime consulenze e altre illiceità”. Ma il peggio e’ il danno erariale per “furti, ammanchi di cassa e spese effettuate senza autorizzazione”. Una funzionaria si e’, infatti, intascata 1,3 milioni di euro drenandoli dai conti Bnl e Bancoposta intestati alla federazione di Falcinelli.

Conti in rosso. Non a caso il collegio dei revisori approvando l’ultimo bilancio del Coni ha prescritto una serie di raccomandazioni. Tutta colpa di un 2011 archiviato con una perdita di 13,8 milioni di euro, in parte dovuta al taglio dei contributi dello Stato passati da 461 a 450. Ai revisori non e’ rimasto che prendere atto che il patrimonio netto e’ sceso di 14 milioni e che le Federazioni devono essere “invitate” a uno scrupoloso e puntuale rispetto delle norme, oltre che al contenimento delle spese.

Settantenni in pista. Tanti i settantenni che restano in sella alle Federazioni. Riccardo Agabio 77 anni vicepresidente del Coni e da 12 anni numero uno della Federazione di Ginnastica. Un altro over seventy e’ Giancarlo Bolognini, ex consigliere regionale della Dc in Trentino-Alto Adige con all’attivo cinque mandati e 15 anni alla presidenza della Federazione Sport del ghiaccio.

Pasticci Federali. Lo scorso mese di giugno, in piena euforia che prelude i giochi olimpici, un deputato dell’Idv, Felice Bellisario, se l’è presa con la Federazione Tennis, dove il presidente Angelo Binaghi, dopo aver costituito la controllata Sportcast srl per la gestione del canale televisivo Super Tennis, ci ha piazzato come presidente suo zio Ignazio Fantola. La federazione ha erogato in un quinquennio 14 milioni di euro alla Sportcast presiediuta dal suddetto zio. Qualche pasticcio parentale e’ emerso anche nella prestigiosa Federazione Nuoto, disciplina che a fronte di medaglie e vittorie si accaparra quasi il 4% dei fondi erogati dal Coni, seconda solo al calcio. A capo del nuoto c’è un acerrimo nemico di Malagò: il senatore Pdl Paolo Barelli. Ex nuotatore olimpico, da oltre 12 anni comanda la federazione dove e’ ricordato anche per l’accusa di aver utilizzato i suoi uffici per la campagna eletterola di Forza Italia. In occasione dei Mondiali di nuoto del 2009, e’ puntualmente finito in mezzo al polverone dell’inchiesta sulle piscine romane. Niente di illecito, ma tra gli impianti sportivi autorizzati in deroga e con tempi di record dal commissario straordinario, Claudio Rinaldi, ce ne sono stati alcuni riconducibili ai fratelli e a ex soci di Barelli. Intanto, però, lo scorso 12 luglio Malago e’ stato prosciolto dall’accusa di abusi edilizi e ora si candida per il dopo Petrucci.

La lista prosegue: Franco Arese dal 2004 presidente della Federazione Atletica Leggera accusato di conflitto di interessi in quanto presidente di Asics Italia, azienda di abbigliamento sportivo che veste gli atleti azzurri; Giovanni Morzenti ex presidente Federsci, ora affidata all’inossidabile Franco Carraro, condannato per concussione aggravata condannato a sei anni di pena per aver richiesto una mazzetta da 50 mila euro…

Questo e’ il Coni….

(Fonte Il Mondo)

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