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Stop Autostrada Orte-Mestre. Un’altra grande opera inutile e dannosa

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Opzione Zero è un comitato spontaneo di cittadini che nasce nel lontano 2002 nella zona della Riviera del Brenta (Venezia) per opporsi alla realizzazione dell’opera in questione. Il comitato fa parte della Rete nazionale Stop Autostrada Orte-Mestre, un coordinamento molto vasto ed eterogeneo di organizzazioni che si battono contro la nuova autostrada; tra le associazioni di rilievo nazionale che aderiscono alla Rete ci sono WWF, Legambiente, Italia Nostra, Mountain Wilderness, Pro natura.

L’autostrada Orte-Mestre è il progetto autostradale più importante tra quelli inserite nel Primo Programma delle infrastrutture strategiche della Legge Obiettivo (L. 443/2001): il progetto preliminare approvato dal CIPE nel novembre 2013 prevede l’adeguamento della superstrada E-45 nel tratto Orte-Ravenna (allargamento della sede stradale e varianti); nel tratto Ravenna-Mestre si prevede invece la realizzazione di un tracciato ex-novo. La Orte-Mestre, integrata con il collegamento Civitavecchia-Orte e con il quadrilatero Umbro (nodo di Perugia) andrebbe a costituire un corridoio autostradale tra Civitavecchia e Mestre.

I numeri sono impressionanti: 396 km, 20 cavalcavia, 226 sottovie, 139 km di ponti e viadotti, 64 km di gallerie, 83 nuovi svincoli, 2 barriere di esazione (Lughetto, Orte), 16 aree di servizio, 5 Regioni interessate (Lazio, Toscana, Umbria, Emilia Romagna e Veneto), 11 province, 48 comuni.

Si tratta di un’opera ad elevatissimo impatto ambientale in termini di:

  • consumo di suolo diretto e indotto,
  • interferenze con zone SIC-ZPS-IBA (54 siti),
  • interferenze con importanti zone tutelate (es. Riviera del Brenta, Laguna di Venezia, Delta del Po, Valli del Mezzano, Valle del Tevere, Parco delle Foreste Casentinesi),
  • danni al Paesaggio e al patrimonio storico-archeologico,
  • inquinamento atmosferico e acustico,
  • aumento del rischio idrogeologico.

Una nuova autostrada tra Orte e Mestre è inutile: non ha valenza strategica perché non ricompresa tra le priorità della Rete Europea TEN-T, costituirebbe un doppione della A1 e della A14-A13, inoltre il flusso di traffico totale attuale e di previsione si attesta su livelli molto modesti. Inoltre il progetto non prevede alcun intervento concreto per la messa in sicurezza della SS 309.

Insostenibilità economica: il costo preventivato dell’opera è di circa 10 Miliardi di euro, di cui 1,8 Miliardi di euro di contributo pubblico in termini di sgravi fiscali; la rimanente quota dovrebbe essere a carico del proponente attraverso gli strumenti Project Financing e del Project Bond in cambio di una concessione della durata di 49 anni. Essendo però il flusso di traffico stimato molto scarso è prevedibile che il gettito dei pedaggi non sarà sufficiente a coprire il debito generato.

Il rischio del malaffare: i recenti scandali relativi a EXPO e MOSE mettono in evidenza una volta di più come il sistema delle “grandi opere”, per come è strutturato, sia particolarmente soggetto a fenomeni di malaffare e corruzione. Da questo punto di vista proprio la Orte-Mestre denota già in partenza presupposti poco rassicuranti: il proponente infatti è la GEFIP Holding di Vito Bonsignore, già condannato in via definitiva per tentata corruzione; inoltre il principale partner finanziario della cordata è la banca CARIGE, investita in questi giorni da una vera e propria bufera giudiziaria.

Le alternative alla costruzione dell’autostrda Orte-Mestre esistono, costano meno, sono realizzabili in tempi più brevi e sono più sostenibili. Nell’immediato si tratta di prevedere interventi puntuali per la messa in sicurezza della E-45 e della SS 309 Romea; in particolare nell’immediato è possibile deviare direttamente sulla A-13 il traffico pesante che da Ravenna risale verso Mestre percorrendo la statale. Nel medio periodo è necessario puntare all’implementazione e all’integrazione del trasporto ferroviario con quello fluvio-marittimo. Numerosi sono infatti i progetti in corso di approvazione o realizzazione a cominciare dallo sviluppo del corridoio ferroviario Adriatico-Baltico già approvato e finanziato dalla Comunità Europea.

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