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Mi faccio la laurea (falsa)



Comprare una laurea non e’ difficile: e’ solo questione di prezzo. E Renzo Bossi, nonostante la smentita, lo sa bene. La spesa e’ minima e anche il disturbo: 120 dollari per la laurea, 130 per la pergamena più raffinata, e nessun esame da frequentare. Si fa tutto online.

Non si deve nemmeno aspettare, la consegna e’ garantita in cinque giorni. “Niente corsi, niente esami, niente studi” dice la pubblicità su internet della rete Instant degrees (laurea istantanea). Chi garantisca la laurea non e’ importante se serve soltanto avere un titolo da esibire. In questo caso basta un titolo autentico, ma di un’università non riconosciuta da nessuno.

E’ stato così per il tesoriere leghista Francesco Belsito, laureato presso un’imprecisata Università John Kennedy a Milano e diplomato presso un istituto che all’epoca risulta fosse chiuso. E si sospetta sia così anche per Rosi Mauro (lei ha smentito) e il suo caposcorta Piero Moscagiuro, diplomati e forse laureati in Svizzera.

Per aumentare il prestigio, spesso si gioca sui nomi storpiati: c’è l’Università di Berkley, l’Università di Standford, la Sorbon. Bisogna fare attenzione anche alla geografia: la Cambridge International University, all’apparenza britannica ha sede in Sud Africa, mentre il Concordia College and University, invece di essere a New York, ha sede nella Repubblica Dominicana, ha un sito internet registrato in Pakistan e una casella postale negli Stati Uniti.

I costi restano abbordabili anche per un certificato di buona qualità: 395 dollari “tutto incluso” per la laurea di primo livello in legge, economia, teologia, scienze, pubblica amministrazione o sociologia. La Belford University (texana all’apparenza, in realtà degli Emirati Arabi) propone addirittura “pacchetti speciali”: se prendi laurea, master e dottorato di ricerca in un colpo solo, il costo scende da 3.200 a 2.700 dollari.

Frequentare non serve. Basta superare un semplice test. Gli studenti a queste condizioni non mancano, secondo i ricercatori del Cimea, il più importante centro italiano per il riconoscimento di titoli, sono 2.615 e in un solo anno sono aumentate del 48%.

Ci sono situazioni, però, in cui non basta un titolo qualunque. E’ il caso della laurea albanese di Renzo Bossi: insieme al titolo di studio (in gestione commerciale) c’era tanto di certificato degli esami sostenuti, con date precise e con voti verosimili.

Con un certificato del genere, Bossi avrebbe potuto esercitare tranquillamente anche in Italia, assicurano dal ministero dell’istruzione (Miur), perché l’Università Kristal di Tirana e’ riconosciuta dal governo albanese, quindi anche dal nostro. Se si vuole una laurea di questo tipo e’ meglio rivolgersi al paese che più di tutti vi ha costruito un mercato: la Russia.

Il mercato delle lauree, in Russia, e’ così diffuso da non dover eccedere nella discrezione. I certificati sono stampati sulla carta originale della Goznak (poligrafico di Stato) e vidimati da timbri ufficiali. E come avere in portafoglio una banconota falsa, ma stampata con inchiostro e filigrana identici a quelli ufficiali: se si prova a spenderla, difficilmente si resterà delusi.

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Professione tesoriere

 

Oggi Panorama pubblica il dossier che Francesco Belsito avrebbe commissionato a due investigatori privati, ai danni di Bobo Maroni. Indagando sulla sua vita privata e su i suoi affari, con l’intento di screditarlo o come precisa lo stesso Belsito “ho fatto un po’ di ricerche su quelli che sostengono di essere trasparenti, puliti e corretti. Bossi ne era al corrente”. E’ risaputo l’amore di Maroni per le barche. Quindi, le ricerche degli investigatori si sono soffermati proprio su questa passione, e su tre società; la Quiet please srl, la Edilquattro srl e la Sailing immobiliare. Collegate, sostengono, con prestanomi a Maroni. La Quiet please srl e’ proprietaria di un catamarano da 320 mila euro, un motoscafo e un altra barca a motore di 12,5 metri, tutte ormeggiate in Liguria. Possedere un catamarano o un motoscafo non e’ reato, ma negare di averli o nasconderli, fa’ venire qualche sospetto. Belsito sostiene di “essere stato trasformato in un capro espiatorio. Mi si chiedeva di aiutare i componenti della famiglia Bossi, come hanno fatto i tesorieri che mi hanno preceduto”, e rivendica “in questi anni non ho preso un euro fuori busta”.

Ovviamente, Maroni, prontamente intervistato sempre da Panorama, nega tutto “e’ tutto in regola”, e aggiunge “non mi fermerò fino a quando gli eventuali colpevoli non saranno cacciati. Altrimenti me ne andrò via io: non resterò un minuto di più se, una volta accertate le responsabilità, non se ne andranno tutti i colpevoli. E pazienza se dovessi scoprire di essere stato tradito da un amico o da un presunto amico”.

La seconda Repubblica verrà ricordata per gli scandali dei tesorieri dei partiti, prima Luigi Lusi della Margherita, ora tocca a Francesco Belsito della Lega, il prossimo sarà Rocco Crimi del Pdl? Ovviamente con i partiti all’oscuro di tutto. A questo punto è evidente che il problema non è più la truffa di qualche malandrino. Il vero problema è il sistema, ormai malato come e più dei tempi di Mani Pulite.

Disse Francesco Cossiga nel libro Fotti il potere. Gli arcana della politica e dell’umana natura: “Chi fa politica è costretto ad occuparsi anche di soldi, non occorre che persegua il fine di un illecito arricchimento, i soldi non bastano mai. Soprattutto ai politici. Per cui non c’è leader politico che non possa essere sbattuto da un momento all’altro in galera per tangenti o per aver favorito il finanziamento illecito del proprio partito……..  Come accadeva nella prima repubblica, i bilanci dei partiti, di tutti i  partiti sono ancora oggi sistematicamente falsi.”

 

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