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Comuni Rinnovabili 2013: la mappa dell’energia verde italiana

Comuni-Rinnovabili-2013

600mila impianti da fonti rinnovabili distribuiti in 7.970 Comuni nel 2012 coprono il 28,2 % dei consumi elettrici italiani. La generazione distribuita ridisegna lo scenario energetico del nostro Paese. Prato allo Stelvio, premiata come simbolo del futuro energetico: 100% rinnovabile e bollette ridotte grazie alla gestione delle reti. 

Ci sono in Italia oltre 600mila impianti da fonti rinnovabili. Di grande e piccola taglia, termici ed elettrici sono ormai diffusi nel 98% dei Comuni italiani, dalle aree interne ai grandi centri. Compongono un articolato sistema di generazione sempre più distribuita che nel 2012 ha garantito il 28,2 % dei consumi elettrici e il 13% di quelli com­plessivi del nostro Paese.

Numeri in forte e costante crescita – tanto per il numero di impianti, quanto per la produzione di energia da tutte le fonti pulite – messi in evidenza nel rapporto Comuni Rinnovabili 2013 di Legambiente, realizzato con il contributo di GSE e Sorgenia e presentato oggi a Roma nella sede del GSE. Dal 2000 ad oggi ben 47,4 TWh da fonti rinnovabili, si sono aggiunti al contributo dei “vecchi” impianti idroelettrici e geotermici: dal solare fotovoltaico a quello termico, dall’idroelettrico alla geotermia ad alta e bassa entalpia, agli impianti a biomasse e biogas. Mentre sono 7.970 i Comuni dove si trova almeno un im­pianto, con una progressione continua: erano 7.661 nel 2011, 6.993 nel 2010, 3.190 nel 2008.

Alla presentazione del rapporto che disegna la mappa dell’energia verde e dell’innovazione nelle reti energetiche italiane hanno partecipato Edoardo Zanchini, vicepresidente Legambiente,  Gerardo Montanino, responsabile direzione operativa GSE, Paolo Frankl, Head Renewable Energy Division International Energy Agency, Guido Bortoni, presidente Autorità per l’energia, Massimo Orlandi, amministratore delegato Sorgenia, Sara Romano, direttore generale per l’energia Ministero dello Sviluppo Economico, Francesco Ferrante, vicepresidente Kyoto Club, Rainer Karan, vicepresidente ANEV.

“Le fonti rinnovabili – ha dichiarato Edoardo Zanchini, vicepresidente e responsabile energia di Legambiente – stanno ridisegnando lo scenario energetico del nostro Paese, con risultati impensabili solo pochi anni fa in termini di diffusione e produzione a dimostrare come gli impianti  sono sempre più affidabili e competitivi. In un periodo di crisi, possiamo dire che almeno da qui arrivano buone notizie con un bilancio energetico italiano che dipende meno dall’estero e diventa più pulito e moderno, avvicinando la produzione alla domanda di energia di famiglie e imprese. Al nuovo governo chiediamo di intervenire subito per offrire una prospettiva di sviluppo duratura a un settore che può essere il traino per la crescita economica e la creazione di lavoro”.

“E’ con vero piacere che anche quest’anno ospitiamo la presentazione del Rapporto di Legambiente – ha affermato Gerardo Montanino, Direttore Operativo del GSE – e con l’occasione ricordiamo che, oltre ai sistemi incentivanti rinnovati a luglio scorso, sia per gli impianti fotovoltaici che per le altre fonti, ulteriori opportunità per lo sviluppo dell’energia rinnovabile del nostro Paese sono rappresentate dal Conto Termico e dai Certificati Bianchi, meccanismi di recente affidati al GSE, veri e propri interventi di politica energetica capaci di rafforzare il settore dell’efficientamento energetico, pubblico e privato, necessario per lo sviluppo economico sostenibile del Sistema Paese”.

“Il rapporto – spiega Massimo Orlandi, amministratore delegato di Sorgenia – testimonia i grandi passi avanti fatti dal nostro Paese nella produzione di energia da fonti rinnovabili negli ultimi anni. Riteniamo che il mix energetico dell’Italia nel futuro a medio lungo termine debba riconoscere un ruolo chiave sia a queste fonti sia all’indispensabile supporto dei moderni impianti a ciclo combinato, a basso impatto ambientale ed elevato rendimento, che con la loro flessibilità sono gli unici a poter compensare la non programmabilità delle rinnovabili. Sorgenia ha puntato fin dai primi anni della sua attività sulla produzione di elettricità da fonti alternative e sull’efficienza energetica, nella convinzione che un utilizzo intelligente delle risorse naturali e un consumo consapevole di energia siano essenziali per uno sviluppo più sostenibile del Paese”.

DIFFUSIONE DELLE FONTI RINNOVABILI IN EUROPA

I numeri del rapporto

Sono 27 i Comuni 100% rinnova­bili, quelli che rappresentano oggi il miglior esempio di innovazione energetica e ambientale. In queste realtà, un mix di impianti diversi da rinnovabili e impianti a biomasse allacciati a reti di teleriscaldamento coprono interamente (e superano) i fab­bisogni elettrici e termici dei cittadini residenti. La classifica premia proprio la capacità di sviluppare il mix più efficace delle diverse fonti (senza considerare geotermia e grande idro), e non la produzione assoluta, perché la prospettiva più lungimirante e vantaggiosa per i territori è rispondere alla domanda di energia valorizzando le risorse rinnovabili presenti. Sono 2400 i Comuni 100% rinnovabili per l’energia elettrica, ossia quelli dove si produce più energia di quanta ne consumino le famiglie residenti.

I Comuni del solare in Italia sono 7.937, un numero in crescita che evidenzia come con il sole si produca oggi energia nel 97% dei Comuni. Spetta a Casaletto di Sopra (Cremona) e a Don (Trento) il record di impianti per abitante, rispettivamente per il fotovoltaico e per il solare termico.

I Comuni dell’eolico sono 571. La potenza installata (8.703 MW) è in crescita, con 1.791 MW in più rispetto al 2011. Questi impianti hanno consentito di produrre 13,1 TWh nel 2012, pari al fabbisogno elettrico di oltre 5,2 milioni di famiglie. Sono 296 i Comuni che si possono considerare autonomi dal punto di vista elettrico grazie all’eolico, poiché si produce più energia di quanta se ne consu­ma.

I Comuni del mini idroelettrico sono 1.053. Il Rapporto prende in conside­razione gli impianti fino a 3 MW. La potenza totale installata nei Comuni italiani è di 1.179 MW ed è in grado di produrre ogni anno oltre 4,7 TWh, pari al fabbisogno di energia elettrica di oltre 1,8 milioni di famiglie.

I Comuni della geotermia sono 369, per una potenza installata pari a 915 MW elettrici, 160 termici e 1,4 frigoriferi. Grazie a questi impianti nel 2012 sono stati prodotti circa 5,5 TWh di energia elettrica in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre 2 milioni di famiglie.

I Comuni delle bioenergie sono 1.494 per una potenza installata complessiva di 2.824 MW elettrici e 1.195 MW termici. Gli impianti utilizzano biomasse solide, gassose e liquide. In particolare quelli a biogas sono in forte crescita e hanno raggiunto complessivamente 1.133 MWe installati e 135 MWt e 50 kw frigoriferi termici. Gli impianti a biomasse, nel loro complesso, hanno consentito nel 2012 di produrre 13,3 TWh pari al fabbisogno elettrico di oltre 5,2 milioni di famiglie.

Sono 343 i Comuni in cui gli impianti di teleriscaldamento utilizzano fonti rin­novabili, come biomasse “vere” (di origine organica animale o vegetale provenienti da filiere terri­toriali) o fonti geotermiche, attraverso cui riescono a soddisfare larga parte del fabbisogno di riscaldamento e di acqua calda sanitaria.

I premiati 2013

Il primo premio di Comuni rinnovabili 2013 è stato assegnato alla Cooperativa E-Werk Prad e al Comune di Prato allo Stelvio (BZ), per i risultati raggiunti in termini di sviluppo delle fonti rinnovabili e di vantaggi per le utenze. La cooperativa gestisce i servizi di distribu­zione dell’energia elettrica, di calore e di telecomunicazione a banda larga nel territorio comunale ed è in grado di coprire tutto il fabbisogno energetico (1.600 utenze elettriche, 580 utenze termiche, 250 utenze per servizi di telecomunicazione) grazie a un mix di 18 diversi impianti da fonti rinnovabili (dal solare al mini idro, dall’eolico alle biomasse). La gestione delle reti e degli impianti è il “segreto” di un

successo che consente di garantire bollette del 27% in meno per l’elettricità e del 62% in meno per il riscaldamento delle case ai soci della cooperativa rispetto alle media italiana.

Il Comune di Piacenza è stato premiato per il progetto di solarizzazione degli edifici pubblici, avendo installato pannelli su 13 edifici pubblici, soprattutto scuole e impianti sportivi. Su queste strutture sono stati installati 8 impianti solari termici per 154,06 mq complessivi e 13 impianti solari fotovoltaici per complessivi 188 kW – evitando l’immissio­ne in atmosfera l’immissione di oltre 400 tonnellate l’anno di CO2 – e interventi di efficienza energetica.

La Società pubblica Energetica Lucana è stata premiata per l’attività di pianificazione energetica, svolta nel territorio della Basilicata nell’ambito della campagna europea del Patto dei Sindaci, che ha accompagnato la realizzazione di progetti da fonti rinnovabili nell’ambito di Piani d’Azione per l’Energia Sosteni­bile (PAES) nei Comuni di Calvello, Potenza, Tolve, Tito, Oppido, Sasso di Castalda, Avigliano, Anzi, Laurenzana e Chiaromonte, mentre altri 10 atti d’intesa sono stati sottoscritti con Comuni della Provincia di Potenza per spingere interventi che si adattano alle risorse e alle vocazioni dei territori.

Le prospettive e gli interventi necessari

Mentre l’attenzione in questi anni si è spesso concentrata sui costi degli incentivi alle fonti rinnovabili, è importantissimo comprendere i vantaggi prodotti da questo cambiamento dal basso. Proprio la crescita della produzione rinnovabile ha permesso di sostituire quella da impianti termoelettrici (ossia quelli più inquinanti e che emettono gas serra), calata di 61TWh tra il 2007 e il 2012, anche per via della crisi. Diminuiscono, dunque, le importazioni di petrolio e di gas da usare nelle centrali e si riducono le emissioni di CO2, con vantaggi per il clima ma anche economici perché l’Italia ha recuperato così larga parte del debito per il mancato rispetto degli obiettivi di Kyoto. Significativo anche il fatto che diminuisce il costo dell’energia nel mercato elettrico, perché la produzione degli impianti a rinnovabili (e in particolare di quelli fotovoltaici che producono energia di giorno, al picco della domanda) permette di tagliare fuori l’offerta delle centrali più costose. Fondamentale è poi, in un periodo di crisi economica, la crescita degli occupati nel settore: a inizio 2012, prima dei decreti Passera, le ricerche stimavano complessiva­mente 120mila occupati nelle fonti rinnovabili.

Altro che fermarsi ora per via della crisi – ha continuato Zanchini – come qualcuno incredibilmente sta chiedendo. Proprio i Comuni rinnovabili, come Prato allo Stelvio, ci insegnano che il futuro è già qui e che l’innovazione non si deve fermare mai. Ma ora occorre spingere con nuove e più incisive politiche la generazione distribuita, gli interventi di efficienza energetica e anche la gestione delle reti. Solo in questa prospettiva è realmente possibile ridurre la spesa energetica delle famiglie e delle imprese in un Paese altrimenti condannato a rimanere in balia dei prezzi delle risorse che importa dall’estero”.

Legambiente indica nel suo rapporto anche gli interventi indispensabili per costruire un nuovo scenario energetico. Per riuscirci occorre puntare su una generazione sempre più distribuita e efficiente, dove si premia l’autoproduzione di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili, il risparmio nei consumi, la gestione innovativa e lo scambio con la rete di distribuzione, come in Germania. In questo modo diventa possibile ridurre la spesa energetica nelle città e nei condomini, per le imprese piccole e grandi con investimenti, creando così nuovo lavoro. Per rendere possibile questa prospettiva occorre intervenire su quattro ambiti principali. Semplificare le regole per l’approvazione dei progetti da fonti rinnovabili, perché l’incertezza delle procedure è ancora oggi una fortissima barriera alla diffusione degli impianti, sia domestici sia di grande taglia, in molte Regioni è di fatto vietata la realizzazione di nuovi progetti mentre in altre non sono garantite trasparenza e tutela. Sono necessari, poi, investimenti nelle reti di Terna, per non fermare i progetti da fonti rinnovabili, e garanzie precise per la diffusione delle Smart grid. Servono poi certezze e nuove idee per incentivare gli impianti da fonti rinnovabili, in modo da accompagnare le diverse tecnologie verso una prospettiva di grid parity rispetto all’energia prodotta da centrali termoelettriche. Occorre introdurre un trasparente sistema di incentivo come quello tedesco, che garantisce riduzioni progressive e certezze per gli investimenti, da finanziare attraverso una carbon tax sulla base delle emissioni prodotte dagli impianti termoelettrici, in modo da premiare le più efficienti centrali a gas rispetto a quelle a carbone. E poi spingere l’innovazione, premiando tutti coloro che si rendono autonomi attraverso impianti rinnovabili ed efficienti, rendendo possibile la gestione di reti private e la vendita diretta dell’energia. Infine, occorre spingere l’innovazione nel settore edilizio per aiutare le famiglie a ridurre le bollette e a portare verso la Classe A di certificazione energetica case, condomini, uffici. Le potenzialità, con una politica lungimirante di questo tipo, sono enormi: si potrebbe arrivare nel 2020 a 250mila occupati nelle energie pulite e a 600mila nel comparto dell’efficienza e della riqualifica­zione in edilizia.

Rinnovabili

 

(Fonte Legambiente)

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Tecnologie rinnovabili: I costi a confronto

L’Agenzia internazionale dell’energia rinnovabili (IRENA) ha curato la pubblicazione di un dossier articolato in cinque rapporti che esaminano i costi comparati da fonti rinnovabili ovvero i costi dell’energia prodotta da biomassa, forza idrica e vento, dell’energia solare e di quella fotovoltaica. L’analisi svolta si conclude con la proposta di costituire una banca dati che, confrontando gli indicatori di costo delle diverse tecnologie adottate (attrezzature, progetto e costi di elettricità), esamina per ciascuna di esse il trend dei relativi costi e delle altre eventuali variabili.
I singoli rapporti, più che fornire una dettagliata analisi finanziaria dei progetti economici distinti secondo la tipologia della fonte rinnovabile, rappresentano un utile strumento d’informazione in ordine alle scelte ed agli investimenti che i policy makers sono tenuti a effettuare.
Lo studio esamina anche l’impatto degli incentivi e degli aiuti di Stato. In questo contesto la valutazione dei costi è effettuata disaggregando le singole componenti che comprendono il costo dei trasporti (livello d’importazione), i costi non commerciali (la rete di connessione e il capitale lavoro) ed i costi legati al progetto in itinere (costi finanziari, ricerca della qualità, fattore competenza, ammortamento dei costi, ecc.).
Questo processo conduce alla definizione della c.d. “media dei costi livellati di elettricità” (Levelized Cost of Electricity – LCOE) che dipende dal tipo di tecnologia, dal Paese oggetto di analisi, dal progetto adottato, dagli investimenti, dai costi e dall’efficienza/performance della tecnologia.

 •  Biomassa: 
La produzione di energia elettrica da biomassa è una tecnologia matura e, sotto il profilo  commerciale, facilmente disponibile. Sui costi hanno grande influenza soprattutto le dimensioni degli impianti e, dunque, l’eventuale applicazione di economie di scala. Nel 2010 la potenza globale emessa da biomasse è stata tra i 54 ed i 62 GW, vale a dire l’1,4 – 1,5% dell’energia totale prodotta. Europa e Nord e Sud America contribuiscono da sole all’85% della produzione mondiale. In Europa spiccano (complessivamente al 61% del totale) Inghilterra, Scozia e Svezia; ma la biomassa derivata dalla produzione lignea è concentrata in Finlandia, Svezia, Inghilterra e Germania che raggiungono quota 67,1% della produzione europea.
Il Brasile è invece il maggior produttore di biomassa elettrica derivata dall’uso estensivo di bagasse per cogenerazione da zucchero ed etanolo.
In particolare nella produzione di cui trattasi vanno considerate tre componenti critiche:
gli stoccaggi delle biomasse ovvero il composto chimico eterogeneo dipendente dalle diverse specie vegetali che lo compongono (residui agricoli, erbacei, arbusti e legni, rifiuti forestali e urbani);
la conversione delle biomasse, ovvero la trasformazione delle materie prime in energia per uso domestico e per la produzione di elettricità;
le tecnologie adottate per la produzione di energia.
Il rapporto sottolinea come il costo degli stoccaggi delle materie prime giochi un ruolo prevalente rispetto agli altri fattori, in quanto, se è disponibile una materia prima a costi ridotti come il residuo di canna da zucchero, il processo di trasformazione/combustione in una caldaia e in una turbina a vapore necessita solo di un 27% di materie prime.  Nel caso invece di sistemi di generazione del gas derivante da discarica, lo stock di materie prime può raggiungere il 40% del totale dei LCOE

   Energia idrica:
è una fonte rinnovabile che sfrutta il ciclo naturale dell’acqua; anzi è la tecnica tra quelle rinnovabili più matura, affidabile e dai costi certi. L’energia idroelettrica è infatti la forma più diffusa di produzione energetica, in quanto rappresenta il 16% della produzione mondiale di elettricità, cioè i quattro/quinti delle fonti rinnovabili.
Si tratta della risorsa alternativa più flessibile, tenuto conto che può servire reti complesse, semplici ed isolate. Sebbene, come già detto, sia una forma energetica matura, la tecnologia e la ricerca possono ancora influire positivamente sulla performance ambientale, riducendo drasticamente i costi di produzione. Per questo motivo la produzione globale di energia idroelettrica, solo nel 2010, è cresciuta di oltre il 5% , segnata dalla leadership della Cina.
Lo studio riferisce che nel periodo 2007/2050 lo sfruttamento dell’energia idroelettrica dovrebbe crescere del 75%, ma la percentuale potrebbe salire all’85% se lo scenario fosse caratterizzato da una politica aggressiva nei confronti dei gas serra.
L’analisi dei costi non può prescindere comunque dalla scelta del sito, dall’organizzazione e dal costo delle materie prime come capitale e lavoro.

  Energia fotovoltaica:
la tecnologia fotovoltaica, che converte direttamente l’energia solare in energia elettrica, è stata scoperta nel 1954 nei Bell Telephone Laboratories ed è considerata la risorsa energetica più democratica, in quanto è una forma di energia ovunque disponibile e il cui accesso è potenzialmente consentito a chiunque; inoltre la produzione dipende dalle dimensioni dei pannelli istallati. Il solare fotovoltaico è poi la risorsa rinnovabile meno costosa considerato che non affronta i costi del petrolio e presenta costi di produzione e manutenzione piuttosto contenuti rispetto alle altre fonti energetiche.
L’unico limite è dato dal fatto che il suo utilizzo è condizionato dal clima e dalla posizione geografica (è mediamente più sviluppato nei Paesi a clima caldo o temperato).
I pannelli solari,  a seconda del materiale di composizione, possono sono classificati in:
– pannelli di 1° generazione: sono i più diffusi e utilizzano il silicio cristallino;
– pannelli di 2° generazione: si tratta di micro moduli sottili, entrati nel mercato recentemente, che sfruttano un sottile film a base di silicio amorfo o di tellururo di cadmio o di indio diselenide;
– pannelli di 3°generazione: prevedono tecnologie avanzate ancora in fase  di sperimentazione, come il c.d. fotovoltaico organico o ibrido, e rappresentano la nuova frontiera della ricerca in questo settore.
Nel complesso il fotovoltaico è una delle forme energetiche che più si è sviluppata nell’ultimo decennio tanto da raggiungere nel 2011 un tasso di crescita annuale pari a quota 44%. Al risultato hanno contribuito meccanismi come feed on tariffs e i crediti fiscali

   Energia eolica:
L’analisi dei costi per la produzione di energia eolica deve tener conto di una serie di variabili che, tuttavia, escludono l’impatto sulla tecnologia in questione degli incentivi statali, della tassazione e dei benefici da energia rinnovabile consistenti nella riduzione di esternalità. Vanno invece considerati i costi di allocazione degli impianti e quelli di connessione alla rete.
L’energia eolica sfrutta l’energia cinetica del vento per mettere in movimento le turbine che generano, con la forza meccanica, l’energia elettrica. Il primo impianto eolico risale al 1979 ed è stato costruito in Danimarca.
Le potenzialità dell’energia eolica dipendono dalla corretta mappatura delle aree geografiche interessate dalla ventilazione. I dati conosciuti non sono al momento esaustivi sebbene ci sono molti Paesi con aree che presentano una velocità media del vento superiore agli 80 m/h. Tuttavia influiscono altri fattori come le dimensioni delle turbine, il diametro del rotore, l’impianto della turbina e la porzione di terreno dedicato agli impianti eolici. La crescita del mercato eolico è stata guidata fino al 2008 dall’Europa, con in testa Danimarca, seguita da Germania (12% della produzione eolica mondiale) e Spagna (9%).  Successivamente sono entrati nel mercato Italia, Francia e Portogallo (rispettivamente 3%, 3% e 2%).
Dopo il 2008 però sono cambiati i protagonisti perché anche Nord America (USA al 20%) e Cina (al 26%) si sono accostate all’energia eolica.

  Energia solare (Concentrating Solar Power – CSP):
Il ruolo innovativo dei più recenti impianti ad energia solare concentrata, che riescono a produrre energia elettrica senza far ricorso al carbon fossile o alla reazione nucleare, anche in condizioni climatiche sfavorevoli, quali la scarsa insolazione. Tali caratteristiche spiegano il più ampio ricorso e soprattutto le prospettive di sviluppo dell’energia solare rispetto a quella fotovoltaica che, comunque, restano legate alla ricerca,.
L’impianto solare tradizionale è a centrale ricettrice ed utilizza collettori (ovvero specchi) a forma di parabola per concentrare la luce solare; gli specchi sono puntati verso un serbatoio e l’energia prodotta fa evaporare il liquido contenuto nel serbatoio che inviato alla turbina muove l’alternatore per generare energia elettrica che consente alle turbine a vapore di sviluppare energia.
La maggior parte delle parabole funziona attualmente con oli sintetici che trasferiscono il fluido ad una temperatura di oltre 400°C.
I relativi impianti hanno elevati costi di capitale, sebbene il costo presunto di petrolio sia praticamente nullo. Anche i costi di produzione e mantenimento sono piuttosto elevati, così come i costi livellati dell’elettricità (LCOE).
La soluzione più efficace per la riduzione dei costi resta l’adozione di economie di scala che dipendono dalla dimensione degli impianti e il cui sviluppo è attualmente affidato alla ricerca scientifica e tecnologica. Altra soluzione è l’adozione di tecnologie avanzate come il sistema a concentrazione lineare che si utilizza specchi parabolici a struttura lineare ed un tubo. L’adozione delle “torri solari” potrebbe rappresentare la strategia più innovativa per produrre l’energia del futuro, in quanto queste sono in grado di raggiungere alte temperature con perdite “manovrabili” utilizzando sale fuso come elemento fluido per il trasferimento di calore. Tale tecnologia consentirebbe infatti di raggiungere alte temperature con un ciclo di produzione del vapore efficiente e la conseguente riduzione dei costi.
Attualmente la Spagna è il più grande produttore di energia elettrica da CSP.

(Fonte  AmbienteDiritto)

 
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