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Minchia Signor Tenente

Forse possiamo cambiarla ma è l’unica che c’è
Questa vita di stracci e sorrisi e di mezze parole
Forse cent’anni o duecento è un attimo che va
Fosse di un attimo appena
Sarebbe con me tutti vestiti di vento ad inseguirci nel sole
Tutti aggrappati ad un filo e non sappiamo dove
Minchia signor tenente che siamo usciti dalla centrale
Ed in costante contatto radio
Abbiamo preso la provinciale
Ed al chilometro 41 presso la casa cantoniera
Nascosto bene la nostra auto c’asse vedesse che non c’era
E abbiam montato l’autovelox e fatto multe senza pietà
A chi passava sopra i 50 fossero pure i 50 di età
E preso uno senza patente
Minchia signor tenente faceva un caldo che se bruciava
La provinciale sembrava un forno
C’era l’asfalto che tremolava e che sbiadivo tutto lo sfondo
Ed è così tutti sudati che abbiam saputo di quel fattaccio
Di quei ragazzi morti ammazzati
Gettati in aria come uno straccio caduti a terra come persone
Che han fatto a pezzi con l’esplosivo
Che se non serve per cose buone
Può diventar così cattivo che dopo quasi non resta niente
Minchia signor tenente e siamo qui con queste divise
Che tante volte ci vanno strette
Specie da quando sono derise da un umorismo di barzellette
E siamo stanchi di sopportare quel che succede in questo paese
Dove ci tocca farci ammazzare per poco più di un milione al mese
E c’è una cosa qui nella gola, una che proprio non ci va giù
E farla scendere è una parola, se chi ci ammazza prende di più
Di quel che prende la brava gente
Minchia signor tenente lo so che parlo col comandante
Ma quanto tempo dovrà passare per star seduto su una volante
La voce in radio ci fa tremare, che di coraggio ne abbiamo tanto
Ma qui diventa sempre più dura quanto ci tocca fare i conti
Con il coraggio della paura, e questo è quel che succede adesso
Che poi se c’è una chiamata urgente se prende su e ci si va lo stesso
E scusi tanto se non è niente
Minchia signor tenente per cui se pensa che c’ho vent’anni
Credo che proprio non mi dà torto
Se riesce a mettersi nei miei panni magari non mi farà rapporto
E glielo dico sinceramente
Minchia signor tenente

Giorgio Faletti – Canzone del 1994, presentata al Festival di Sanremo

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Leone si nasce, Direttore della Rai si diventa

Leone-Rai-1

Non sarà certo il flop del Festival di Sanremo a ostacolare la carriera di Giancarlo Leone, @giankaleone per gli amici di Twitter. Cresciuto tra le stanze di Palazzo Ghigi e poi del Quirinale quando il padre Giovanni divenne presidente della Repubblica, approdato a Viale Mazzini a 27 anni, il direttore di Rai 1 pensa già al futuro. Con una consultazione popolare, via cinguettii sul suo social network preferito, su come rinnovare gara e regolamento del festival. Nonostante l’avvilente share medio (precipitato dal 47,49 al 39,32 per cento) e circa 5 milioni di euro da risarcire, a colpi di spazi pubblicitari, agli sponsor delusi dagli ascolti più bassi di quelli promessi, Leone, 57 anni, non si lascia scoraggiare: “II mio bilancio è positivo, la linea di Rai 1 è badare ai contenuti prima degli ascolti”.

Il direttore è un ottimista: sono state “operazioni fantastiche” anche i flop di Jovanotti con il recital del suo tour e quello del reality umanitario Mission. E, in nome della nuova, sobria, linea editoriale non ha fatto una piega neanche davanti all’inabissamento degli ascolti della nuova edizione di La vita in diretta. Leone sa come muoversi a Viale Mazzini, dove ha occupato un po’ tutte le caselle: assunto dal direttore generale e dc di ferro Biagio Agnes è stato a capo del coordinamento dei palinsesti, di Rainternational, Raicinema, ufficio stampa, vicedirettore generale, numero uno dell’intrattenimento. Dalla fine del 2012 siede sul trono di Rai 1, la rete più vista lo scorso anno anche grazie alla fiction gestita dall’amica Tinny Andreatta (figlia di Beniamino). Incarichi conquistati grazie all’indiscussa conoscenza della macchina, condita con una trasversalità da campione. Cresciuto a pane e Dc, Leone sa come muoversi in Vaticano, nei palazzi del potere e nei salotti. È nato il 14 marzo, ma festeggia un giorno prima con gli amici Giovanni Malagò e Carlo Vanzina. Vicino da sempre a Gianni Letta, amico del renziano Paolo Gentiloni, adesso twitta parecchio con Filippo Sensi “Nomfup“, capo ufficio stampa Pd col nuovo corso renziano e ha recentemente invitato a cena il forzista Paolo Romani. Perché, nonostante Matteo Renzi voglia Antonio Campo Dall’Orto al posto di Luigi Gubitosi, Leone coltiva da sempre un sogno: la poltrona di direttore generale.

(Fonte Panorama)

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Par condicio, Sanremo e la “par con Licio”

Sanremo-Berlusconi

Più emolliente di Proraso, più lenitivo della crema alla calendula, Fabio Fazio – nel taschino le forbicine per regolare frange e sfumature – si dimostrerà ancora una volta il conduttore ideale per occasioni speciali. E il prossimo Festival di Sanremo, a elezioni vicine e par condicio incombente, lo è davvero. Littizzetto farà solo finta di sporgersi sul baratro del proibito? Marcoré resisterà alla tentazione di imitare quel politico col labbro pendulo? E Bisio? Beh, Bisio in tanti anni di Mediaset ha imparato a tenere a freno la lingua.

Il Paese comunque s’interroga e Sanremo è da sessant’anni che risponde: tranqui rega, se c’è lo scandaluzzo, se l’è inventato il direttore artistico col capo della rete e il presentatore un quarto d’ora prima. Peccato però, sappiamo già che ci mancherà una bella dichiarazione di Ignazio La Russa contro il cripto comunismo di Carla Bruni. Gli ultimi dubbi riguardano solo le quote di camorristi o simpatizzanti nella platea dell’Ariston: i bookmakers danno il 45% 2 a 1. Par condicio ok a Sanremo, dunque. Ma nel resto d’Italia il pericolo di uno sbilanciamento a favore di questo o quell’aspirante premier esiste. Già Storace ha avuto modo di lamentarsi della presenza di cartelloni che invitano a votare Vendola, con toni inequivocabilmente partigiani. Altrettanto lontano da uno stile super partes Ingroia, che ha fatto affiggere un manifesto con un maialino che dice “I veri porci sono quelli che fanno le leggi ad personam”. Cosa aspetta a intervenire il ministero dell’Interno? In un posto civile come l’Ungheria, certe volgarità non sarebbero permesse. Analoghi problemi si verificano, in piena par condicio, nelle librerie Feltrinelli che mostrano sfacciatamente in vetrina il romanzo di Raquel Martos “I baci non sono mai troppi”. Il volume, proprio edito da Feltrinelli, continua la tradizione di sovversivismo pseudo intellettuale del fondatore Giangiacomo, basta leggere il riassunto della trama: “Due amiche per la pelle, che crescono insieme condividendo sogni, segreti e risate. Un incontro fortuito che le fa ritrovare dopo tanto tempo. Una richiesta di aiuto che cambierà per sempre le loro vite”. Nota: tutto vero.

Dove andremo a finire? Era corsa voce che Raiuno volesse riesumare le vecchie tribune poltiche, con un leader alla volta sottoposto alle domande di una platea di giornalisti. “Buona l’idea – ha chiosato Silvio B. – ma visto che è una sorta di “Uno contro tutti”, per par condicio io voglio scegliere metà dei giornalisti, l’altra metà può anche essere a mio favore”. Chissà se per una volta prevarrà il buon senso, lo stesso usato da Giovanna Melandri, presidente del Maxxi di Roma che ha cassato il documentario anti-italiano “Girlfriend in a coma” in programma al Museo nazionale delle arti del XXI secolo: “Sotto elezioni non si può – ha detto l’ex ministra -, avrei fatto lo stesso se mi avessero proposto di esporre Guernica”. Una nota lieta c’è, per fortuna, e la regalerà la sempre vulcanica Barbara D’Urso a Domenica Live. Off limits i politici in nome della par condicio, ha inventato un nuovo spazio, “par con Licio”, e la domenica delle elezioni intervisterà amabilmente per un’ora l’ex capo della P2. (Andrea Aloi)

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