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Londra 2012: Scende in pista l’atletica

Domani scende in pista la regina dei Giochi Olimpici. L’atletica. Pronti a gustarci ciascuna gara per quanto saprà offrire, cerchiamo di ipotizzare quali saranno i grandi duelli di Londra 2012, sicuri comunque che la realtà saprà essere ben più concreta e affascinante delle ipotesi.

L’INCERTEZZA DELLO SPRINT – Se qualche dubbio sull’imbattibilità di Usain Bolt era germogliato ai Mondiali dello scorso anno, questa stagione non ha fatto che accrescerlo. E poiché le prove negative intaccano le sicurezze, il primatista del mondo non appare più spavaldo come ci aveva abituati. Yohan Blake, ai trials jamaicani di Kingston, non soltanto lo ha battuto nettamente in entrambe le gare dello sprint, ma gli ha tolto anche il primo posto nelle liste mondiali stagionali dei 100. Non soltanto, Tyson Gay e Justin Gatlin, che paiono comunque un gradino sotto ai rivali caraibici, hanno scelto di misurarsi soltanto sulla distanza più breve, concentrando i loro sforzi per sovvertire il pronostico che non li vede favoriti. Le selezioni statunitensi hanno mostrato un Gay in ripresa dopo i problemi fisici che lo avevano condizionato e un Gatlin che – mistero dei misteri – va più forte di quando si dopava. Insomma, una sfida da record del mondo anche se può sembrare pazzesco pensare ad un tempo inferiore al 9”58 ottenuto da Bolt tre anni fa a Berlino.

IL SOGNO DI KENENISA – Nella storia olimpica dei 10.000 mai nessuno ha vinto il titolo per tre volte. Due successi li hanno conquistati Paavo Nurmi (1920-28), Emil Zatopek (1948-52), Lasse Viren (1972-76), Haile Gebrselassie (1996- 2000) e Kenenisa Bekele (2004-08) che, campione in carica, è tornato quest’anno dopo il matrimonio e i guai fisici che lo hanno tolto di scena nelle ultime stagioni. Una ripresa che pareva impossibile e che invece, nella seconda metà di giugno sull’anello di Birmingham, ha riproposto il trentenne campione ai massimi livelli. Anche se mancano conferme, Bekele senior (che potrà avvalersi dell’aiuto del fratello Tariku) appare comunque per tutti come l’avversario di riferimento in un panorama che non sembra proporgli un avversario in particolare, ma tante insidie.

LA RIVINCITA DI LIU – Tutti abbiamo ancora negli occhi le immagini di Pechino e di quello che doveva essere l’eroe dei Giochi costretto ad allontanarsi zoppicante dalla finale: per Liu Xiang prendersi la rivincita di quattro anni fa non sarà comunque facile, la concorrenza è terribile (Aries Merritt, Jason Richardson, Dayron Robles) e anche nei 110 hs non è azzardato pensare ad un possibile record del mondo per imporsi, anche se i trials statunitensi hanno fatto una vittima inattesa, togliendo di scena David Oliver.

L’ASSENZA DI TAMGHO – L’infortunio che ha messo fuori gioco il francese Teddy Tamgho e le precarie condizioni del britannico Phullips Idowu aprono scenari particolarmente interessanti anche per l‘Italia vista la qualità di Fabrizio Donato in questa stagione. Il salto triplo è specialità a rischio, quanto mai logorante e spesso ha riservato sorprese. Tanto più potrebbe offrirne questa volta, a corollario di quello che speriamo sia un duello a tre, tra Fabrizio Donato e gli statunitensi Christian Taylor e Will Claye, i più regolari in questo 2012. E visto che ad alimentare un sogno c’è un italiano, perché non sperare di vedere tra i finalisti anche la promessa azzurra Daniele Greco?

SFIDA INTORNO AI SEI METRI – Se l’asta non fosse specialità sempre a rischio, Renaud Lavillenie meriterebbe di essere un posto tra i favoritissimi, specie dopo aver visto come – nonostante qualche problema tecnico – ha conquistato il titolo europeo ad Helsinki. Oltre i sei metri, difficile indicare qualcuno che lo possa battere, al di sotto di questa quota il terzetto di tedeschi (Mohr, Otto, Holzdeppe) non va sottovalutato: comunque ci sono concrete possibilità di riportare in Europa un ti- tolo che dal 1996 – allora fu con Jean Galfione – non propone un vincitore del Vecchio Continente. Il transalpino ripetiamo si fa preferire per la costanza mostrata nei grandi appuntamenti, ma ripensando alle difficoltà a suo tempo incontrate da Sergei Bubka (che di titolo olimpico nella sua fantastica carriera ne ha vinto uno solo) meglio non sbilanciarsi troppo.

UNA FINALE TUTTA DA SCRIVERE – Passando alle donne, è davvero difficile ipotizzare chi sarà la regina dello sprint anche se ai trials jamaicani Shelly Ann Fraser ha avvertito tutte sulle sue intenzioni, dominando 100 e 200 (ma su questa distanza Allyson Felix è stata ancora più super nelle selezioni Usa). La concorrenza è tanta, in casa e fuori, al punto che è persino difficile indicare le possibili finaliste dei 100 senza rischiare grosse topiche. Certo è che, come per gli uomini, la finale delle gara più breve si preannuncia davvero esaltante, anche se il fantascientifico record di Florence Griffith Joyner (10”49) resta di un altro mondo.

ETIOPI CONTRO KENIANE – Se in campo maschile, sulle lunghe distanze, potrebbe anche esserci qualche “estraneo”, al femminile si rinnoverà il duello ormai tradizionale tra l’Etiopia e il Kenia, capace nelle ultime stagioni di riguadagnare parecchie posizioni. D’altronde una Tirunesh Dibaba o una Meseret Defar, che pure continua ad esserci ma è sempre meno vincente, non si rimpiazza facilmente: pronostico incertissimo, dunque, con gare tutte da gustare.

IL RITORNO DI YELENA – Pechino, quattro anni fa, ha rappresentato l’ultimo momento davvero esaltante per Yelena Isimbaeva. Poi soprattutto delusioni, il cambio dell’allenatore, il promettente ritorno ai Mondiali indoor di marzo a Istanbul. Ma non è certo quest’ultimo risultato a bastare per farne la favorita, perché nel frattempo altre sono cresciute e trovarsi di fronte al “mostro sacro” probabilmente suscita molti meno tremori di un tempo. Dunque, gara dell’asta apertissima, con tante pretendenti a far meglio della “gabbianella” e con l‘obbiettivo di affiancarla oltre i 5 metri.

SETTE GARE DA SOGNO – In palio c’è un solo titolo, quello dell’eptathlon, ma le premesse sono di sette sfide fantastiche tra Jessica Ennis, che gareggia in casa e vuol dimostrare con i fatti di poter essere lei l’erede di Carolina Kluft, e la campionessa uscente Nataliya Dobrinska, l’ucraina che nell’inverno è stata eccezionale protagonista nel pentathlon a Istanbul ed ora vuol confermarsi anche sulle sette prove. Una due giorni tutta da gustare, anche perché oggi la tecnologia offre aggiornamenti costanti sui punteggi e rende facile seguire il dipanarsi della gara anche ai meno portati alla cultura delle cifre.

LE ALTRE GRANDI SFIDE – La storia insegna come non basti essere favoriti per vincere e mostra un lungo elenco di campioni che, pur grandissimi, hanno fallito l’appuntamento con l’Olimpiade dove ogni duello può riservare delle sorprese. Per questo chiudiamo con l’elenco di chi, favorissimo nella propria gara, ha tutto da perdere. In campo maschile, tenendo conto anche dell’andamento di quest’anno, indichiamo LaShaw Merritt sui 400, David Rudisha sugli 800, Paul Kipsiele Koech nei 3000 siepi, Robert Harting nel disco, Ashton Eaton del decathlon. Tra le donne Sanya Richards Ross sui 400, Sally Pearson sui 100 hs e Valerie Adams nel peso.

(Fonte fidal)

 Questo sono io . La storia dell’uomo più veloce del mondo raccontata dalla sua viva voce. Dalle partite a calcio e cricket sotto il caldo sole giamaicano alla scoperta che quel ragazzino smilzo poteva correre veloce, molto veloce. Dalla doppietta olimpica (100 e 200 metri) di Pechino 2008 agli incredibili, e apparentemente imbattibili, record del mondo nelle due specialità. Ma quella di Usain Bolt, l’uomo più atteso delle Olimpiadi di Londra 2012, non è solo una storia sportiva: ci sono anche la sua famiglia e i suoi amici, le feste, il cibo-spazzatura, la musica dancehall e le auto veloci. Perché Usain Bolt non è solo un superman: è anche e soprattutto un ragazzo di 25 anni che vuole vincere senza rinunciare a vivere.

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