Nel mondo riaffiorano antiche paure per il ritorno delle malattie infettive. Negli ultimi decenni malattie dimenticate, come la tubercolosi, la malaria, il colera, la difterite, il morbillo e la meningite si sono diffuse in maniera rilevante e più di 30 malattie prima sconosciute come l’Ebola, l’HIV (che ha ucciso in totale più di 20 milioni di persone e continua ad ucciderne ogni anno), l’Hantavirus e la SARS sono emerse come nuove minacce per la salute umana. Continue Reading
epidemia
Meningite è epidemia?
Gli ultimi casi di meningite hanno riportato in auge la psicosi epidemia. Chiariamo subito: non è in corso nessuna epidemia, e l’eccessiva presenza di extracomunitari non centra nulla. Il fenomeno non è legato assolutamente all’immigrazione di alcune etnie o di persone da regioni o nazioni specifiche. I casi di meningite avvenuti in Toscana sono dovuti al meningococco C che è da sempre presente in Italia e in Europa. Nell’ultimo anno i casi di meningite da meningococco, spiega il dottor Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell’Istituto Superiore di Sanità, “sono stati circa 190 mentre l’anno precedente si sono registrati 196 casi, per cui si tratta di un andamento stabile. Per quanto riguarda i casi sia di meningite che di sepsi, circa 1700 nel 2016, si nota invece una leggera diminuzione rispetto all’anno passato”. In Italia, quindi, non esiste nessuna emergenza meningite. Continue Reading
Virus Ebola, un po’ di giusta informazione
L’Ebola è un virus che causa una febbre emorragica. Il primo ceppo di tale virus fu scoperto nel 1976, nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire). Finora sono stati isolati quattro ceppi del virus, di cui tre letali per l’uomo. Pur considerando l’alto tasso di letalità, la rapidità del decesso, la localizzazione geografica delle infezioni (frequentemente in regioni isolate), il potenziale epidemiologico tuttavia è considerato di basso livello.
Dal mese di dicembre 2013 è in corso la prima epidemia documentata di malattia da virus Ebola (Evd) in Africa occidentale. Si tratta della più grande epidemia di Ebola mai riscontrata, sia per il numero di focolai attivi di infezione che per il numero di casi e di decessi riportati. È anche la prima volta che Evd si trasmette in aree urbane densamente popolate, tra cui città capitali come Freetown, Conakry e Monrovia.
Questo evento non è del tutto inatteso in quanto la Guinea condivide un ecosistema già associato con epidemie da Evd e infezioni umane da virus Ebola sono state in passato sierologicamente documentate in questo Paese.
I primi casi segnalati di Evd si sono verificati nella regione boschiva della Guinea sud-orientale vicino al confine con la Liberia e la Sierra Leone. L’eziologia è stata confermata il 22 marzo 2014. In seguito, l’epidemia si è estesa e – al 6 settembre 2014 – sono stati segnalati casi sospetti e/o confermati di Evd in Guinea, Liberia, Serra Leone, Nigeria e Senegal.
L’origine dell’epidemia non è nota, tuttavia si sospetta che i casi primari possano essere stati esposti a cacciagione locale infetta (bush meat). La maggior parte dei casi secondari ha partecipato a cerimonie funebri, entrando in contatto con pazienti deceduti e/o persone infette. Per questo si ritiene che la trasmissione interumana diretta costituisca la principale via di trasmissione. Sono stati individuati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) tre fattori che contribuiscono a favorire la trasmissione dell’infezione:
- credenze e pratiche tradizionali nei paesi colpiti che contrastano con le azioni di prevenzione individuale e di sanità pubblica raccomandate. Questo contrasto genera un clima di sfiducia, apprensione e resistenza.
- la mobilità della popolazione all’interno dei singoli paesi e transfrontaliera favorita dalla presenza di comunità omogenee insediate lungo i confini che condividono attività socio-culturali.
- la difficoltà di realizzare in modo capillare misure di contenimento efficaci data l’eccezionale estensione dell’epidemia.
I Paesi colpiti hanno intensificato le attività di sorveglianza e identificazione attiva dei casi, il controllo delle infezioni nosocomiali e le misure di prevenzione individuali e di salute pubblica con il supporto di organizzazioni internazionali, governative nazionali e Ong. Il 28 agosto 2014, l’Oms ha prodotto una “Ebola response roadmap” per la gestione della risposta all’epidemia ed ha iniziato a produrre rapporti periodici sulla sua attuazione che includono aggiornamenti epidemiologici ed un monitoraggio delle misure di controllo in atto.
L’Oms non raccomanda restrizioni a viaggi o a rotte commerciali tranne per:
- individui con Evd sospetta o confermata, e
- individui che abbiano avuto contatti con casi di Evd (gli operatori sanitari e il personale di laboratorio se adeguatamente protetti non vengono considerati contatti).
Emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale
L’8 agosto 2014, il Direttore generale dell’Oms, ha dichiarato questa epidemia un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale (come sancito nel Regolamento sanitario internazionale).
La decisione è stata presa dopo una valutazione effettuata dal Comitato di emergenza riunitosi appositamente il 6 e 7 di agosto 2014. Questa è la terza volta nella storia dell’Oms (dopo la pandemia influenzale 2009-10 e la dichiarazione di emergenza sanitaria in relazione alla diffusione del virus Polio nel 2014) che viene dichiarato questo tipo di emergenza.
Tra le difficoltà nel contrastare l’epidemia di Evd negli Stati colpiti, il Comitato di emergenza ha sottolineato: la fragilità dei sistemi sanitari, l’inesperienza nel fronteggiare Evd, la presenza di diverse generazioni di trasmissione nelle città capitali della Guinea, Liberia e Sierra Leone e l’alto numero di infezioni registrate tra il personale sanitario che mette in evidenza l’inadeguatezza delle misure di controllo delle infezioni in ambito nosocomiale.
Le raccomandazioni temporanee emanate per la gestione dell’epidemia di Evd in Africa occidentale individuano azioni di prevenzione e controllo distinte in tre categorie: misure rivolte a Stati in cui è presente la trasmissione di virus ebola, misure rivolte a Stati con casi potenziali o confermati di Evd/Stati non affetti dall’epidemia ma confinanti con Stati affetti, e misure rivolte a tutti gli altri Stati.
Per maggiori informazioni sulla dichiarazione di emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale consulta il comunicato stampa del ministero della Salute, la circolare “Malattia da virus Ebola, Africa Occidentale – Aggiornamento 8 agosto 2014 – misure di profilassi internazionale – raccomandazioni per viaggiatori” del ministero della Salute e il commento pubblicato sul New England Journal of Medicine il 20 agosto 2014.
Aggiornamento epidemiologico
La distribuzione dei casi di Evd segnalati al 6 settembre 2014 è illustrata nella mappa inclusa nel “Situation report update – 8 September 2014” prodotto dall’Oms.
Paesi con diffusa ed intensa trasmissione di Evd
Dall’inizio dell’epidemia al 6 settembre 2014 sono stati segnalati all’Oms dai ministeri della Salute di Guinea, Liberia, e Sierra Leone, 4269 casi clinici (sospetti, probabili e confermati) di Evd e 2288 decessi.
La letalità complessiva osservata in questi tre paesi dall’Oms al 29 agosto 2014 era del 51%.
L’epidemia si sta espandendo. Il 49% dei casi clinici di Evd sono stati segnalati dai ministeri della Salute di Guinea, Liberia, e Sierra Leone tra la metà di agosto e il 5 settembre 2014. Per maggiori informazioni sul numero di casi di Evd e decessi notificati all’Oms per paese consulta il “Situation report update – 8 September 2014” prodotto dall’Oms.
Al 5 settembre 2014, Oms segnalava che la maggior parte dei casi di Evd notificati era concentrata in poche località (l’80% dei casi si erano infatti verificati in 9 dei 42 distretti coinvolti dall’epidemia in Guinea, Liberia e Sierra Leone). Tuttavia per la prima volta, la maggioranza dei casi (55,3%) era stata segnalata al di fuori delle località maggiormente colpite (Gueckedou e Macenta – Guinea; Lofa – Liberia; Kenema e Kailahun – Sierra Leone). Per maggiori informazioni consulta il “Situation report update – 5 September 2014” prodotto dall’Oms.
Paesi con un caso/i iniziale/i o con trasmissione localizzata di Evd
Il 25 luglio 2014 è deceduto nella capitale della Nigeria un cittadino liberiano risultato positivo ad Evd ad un esame preliminare di laboratorio. La vittima era giunta in aereo il 20 luglio dalla Liberia nella città di Lagos viaggiando via Lomé (Togo) e Accra (Ghana). Al 6 settembre 2014, erano stati segnalati all’Oms dal ministero della Salute della Nigeria 21 casi clinici di Evd e 8 decessi.
Il 27 agosto Evd è stata confermata in un medico nella città di Port Harcourt, nella zona del Delta del Niger. Il medico, deceduto il 22 agosto, aveva assistito un paziente fuggito da Lagos dove era in quarantena in quanto era stato a stretto contatto con il cittadino liberiano deceduto. Le indagini epidemiologiche hanno evidenziato multiple opportunità di esposizione ad alto rischio nella città di Port Harcourt e, al 5 settembre 2014, sono stati notificati all’Oms 4 casi di trasmissione nel contesto questo focolaio. Per maggiori informazioni leggi il rapporto Oms “Ebola situation in Port Harcourt, Nigeria” del 3 settembre 2014 e il “Situation report update – 5 September 2014” prodotto dall’Oms.
Al 6 settembre 2014, erano stati segnalati all’Oms dal ministero della Salute del Senegal tre casi clinici di Evd, di cui uno confermato, e nessun decesso. Il caso confermato di Evd a Dakar è stato segnalato il 30 agosto 2014 . Si tratta di un uomo di 21 anni originario della Guinea che aveva raggiunto la capitale Senegalese il 20 agosto via terra.
Per maggiori informazioni sul numero di casi di Evd e decessi notificati all’Oms per paese consulta il “Situation report update – 8 September 2014” prodotto dall’Oms.
Epidemia da Evd nella Repubblica Democratica del Congo
Contemporaneamente è in corso una epidemia di malattia da virus Ebola (Evd) nella provincia di Equateur, Repubblica Democratica del Congo (Rdc). Dall’inizio del mese di agosto al 4 settembre 2014 sono stati segnalati 72 casi di malattia e 48 decessi. Le indagini epidemiologiche e la caratterizzazione del virus hanno permesso all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) di stabilire che questa epidemia è un evento indipendente e non correlato alla concomitante epidemia di Evd in africa occidentale. Per maggiori informazioni consulta la dichiarazione dell’Oms “Virological analysis: no link between Ebola outbreaks in west Africa and Democratic Republic of Congo” del 2 settembre 2014 e il Rapid Risk Assessment “Outbreak of Ebola virus disease in Equateur province, Democratic Republic of the Congo” del 9 settembre 2014 pubblicato dal centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc).
Per maggiori informazioni sull’epidemiologia dell’epidemia Evd in Africa occidentale leggi i rapporti periodici prodotti dall’Oms e “Epidemiological update: Outbreak of Ebola virus disease in west Africa and Democratic Republic of the Congo” del 5 settembre prodotto dal centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc).
Il rischio per l’Europa e le misure di prevenzione e controllo in Italia
Ecdc ha rilasciato l’8 aprile un Rapid Risk Assessment “Outbreak of Ebola virus disease in West Africa” per valutare se questo evento possa costituire un rischio di introduzione e trasmissione di virus Ebola nell’Unione europea (Eu). Aggiornamenti del Rapid Risk Assessment sono stati pubblicati il 1 agosto 2014 e il 3 settembre 2014 e forniscono informazioni aggiornate, ulteriori dettagli sul rischio di infezione nei paesi affetti e sul rischio di importazione in Ue, e indicazioni su procedure di prevenzione e controllo appropriate.
Il rischio di infezione per turisti, visitatori o residenti nelle aree affette è considerato molto basso se viene evitato il contatto diretto con organi e secrezioni biologiche di persone infette (vive o decedute). In aggiunta si raccomandano precauzioni generali come evitare il contatto con animali selvatici vivi e/o morti e il consumo di cacciagione locale. Si raccomanda inoltre il regolare lavaggio delle mani, di consumare frutta e verdura solo se precedentemente lavata e sbucciata e di evitare rapporti sessuali a rischio. La tabella riportata di seguito, elaborata sulla base del Rapid Risk Assessment dell’Ecdc, fornisce ulteriori dettagli sull’analisi del rischio.
Tabella 1 – Sintesi schematica dell’analisi del rischio di introduzione e trasmissione di ebolavirus nell’Unione Europea (Eu) condotta da Ecdc, aprile 2014.
Tratto da: Rapid Risk Assessment “Outbreak of Ebola virus disease in West Africa”
Situazione analizzata | Analisi del rischio |
Rischio che un turista si infetti durante un viaggio in un Paese affetto e sviluppi la patologia una volta rientrato in Eu. | Il rischio è considerato estremamente basso, anche nel caso in cui il viaggio avvenga in località in cui si sono verificati i casi primari. Il contatto diretto con organi e secrezioni biologiche di soggetti/ animali infetti (vivi o morti) è considerato improbabile per un turista medio. |
Rischio che un viaggiatore si infetti durante una visita ad amici e familiari nei Paesi affetti. | Il rischio è considerato basso a meno che non vi sia un contatto diretto con organi e secrezioni biologiche di soggetti/ animali infetti (vivi o morti). In questo caso, la ricerca attiva dei contatti dovrebbe consentire l’identificazione dell’esposizione e prevenire l’ulteriore diffusione dell’infezione. |
Rischi per cittadini europei residenti in Paesi affetti | Il rischio è considerato molto basso, tranne nel caso di un contatto diretto con organi e secrezioni biologiche di soggetti/ animali infetti (vivi o morti). Esiste un rischio di trasmissione in caso di rapporti sessuali non protetti con un paziente Evd in fase di convalescenza. |
Rischio per gli operatori sanitari in Paesi affetti | Esiste un rischio specifico per gli operatori sanitari e volontari che operino presso servizi sanitari nei paesi affetti, in particolare se coinvolti nell’assistenza a pazienti affetti da Evd. L’applicazione delle precauzioni raccomandate dovrebbe efficacemente prevenire la trasmissione. |
Campioni inviati a laboratori Ue | Esiste un rischio teorico in caso di mancata applicazione dei regolamenti e delle precauzioni perviste per il trasporto di campioni possibilmente infetti. |
Per maggiori informazioni consulta il Rapid Risk Assessment Ecdc “Outbreak of Ebola virus disease in West Africa” dell’8 aprile 2014 e successivi aggiornamenti del 1 agosto 2014 e del 3 settembre 2014.
Leggi anche la definizione di caso per la notifica di Evd in Eu pubblicata il 10 settembre 2014 da Ecdc.
In Italia, dal mese di aprile 2014, il ministero della Salute ha emanato circolari per rafforzare la sorveglianza ai punti di ingresso internazionali, la segnalazione e la gestione di eventuali casi sospetti di Evd. Sono state inoltre emanate raccomandazioni per viaggiatori internazionali. Negli ultimi due mesi, casi sospetti di Evd sono stati segnalati da diverse Regioni italiane, che hanno attivato le procedure previste dalle circolari suddette, recepite a livello regionale. Tutti questi casi sono poi risultati negativi ai test di laboratorio per virus Ebola. Per maggiori informazioni consulta il comunicato stampa del ministero della salute del 10 settembre 2014, la circolare del ministero della salute “Malattia da virus Ebola in Africa Occidentale: Misure di sorveglianza ai punti di ingresso internazionali in Italia” del 4 aprile 2014 e suo aggiornamento dell’8 aprile 2014; la circolare del ministero della Salute “Segnalazione e gestione di eventuali casi sospetti di Malattia da Virus Ebola (Mve).” del 13 agosto 2014 e la circolare del ministero della Salute “Malattia da virus Ebola, Africa Occidentale – Aggiornamento 8 agosto 2014 – misure di profilassi internazionale – raccomandazioni per viaggiatori”.
Leggi anche la scheda informativa per i viaggiatori, pubblicata in italiano dall’Ecdc ed i materiali informativi rivolti a viaggiatori internazionali prodotti dal ministero della Salute.
Consultazione Oms su potenziali terapie e vaccini contro il virus Ebola
Al momento non vi sono medicinali autorizzati all’uso umano per trattare o prevenire Evd. Ricerche sono state condotte con risultati promettenti in laboratorio e su modelli animali negli ultimi dieci anni. Tuttavia le molecole studiate non sono state valutate sull’uomo per la sicurezza e l’efficacia nel trattamento o nella prevenzione di Evd.
Il 4 e 5 settembre 2014 si è svolta una ampia consultazione dell’Oms volta ad accelerare la valutazione di potenziali terapie e vaccini contro il virus Ebola. Gli esperti hanno concluso che l’uso di terapie con sangue intero e con sieri da soggetti convalescenti debba essere considerato prioritario. Studi di sicurezza verranno iniziati nel mese di settembre 2014 negli Stati Uniti, in Europa e in Africa su due vaccini candidati. Per maggiori informazioni consulta il comunicato stampa dell’Oms “Statement on the WHO Consultation on potential Ebola therapies and vaccines” del 5 settembre 2014 e la nota “Istituzioni Regolatorie: una collaborazione internazionale per fronteggiare l’Ebola” del 5 settembre 2014 dell’Agenzia italiana del farmaco.
*Fonte Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute
Ebola, vaiolo o…. varicella? Perché diffondere deliranti paure?
“Ebola, malaria, vaiolo delle scimmie. Tutti i peggiori incubi di un infettivologo si sono sgonfiati con una semplice operazione di profilassi. Il morbo di cui soffre il giovane imbarcato sull’Orione insieme ad altri 395 migranti salvati in mare domenica scorsa è banalmente varicella, secondo le prime informazioni arrivate dall’ospedale Spallanzani di Roma, il centro di eccellenza per lo studio delle malattie infettive dove il ragazzo è stato trasportato con un elicottero del ministero della Salute.
Sì, proprio quella malattia da due soldi che riempie di bolle i bambini di tutto il mondo e che, alle nostre latitudini, non fa paura a nessuno. Meno male, innanzitutto. Se così è davvero non solo quel ragazzo oggi allo Spallanzani, ma anche gli altri migranti non avranno conseguenze sanitarie gravi da questo agente infettivo che ha viaggiato con loro attraverso il Mediterraneo. Questa vicenda però ci obbliga a far notare alcuni aspetti grotteschi e altri tragici.
1. Innanzitutto, annotazione a margine e di dettaglio, non è chiaro perché si sia dovuto trasportare il giovane a Roma. Bastava prelevargli il sangue o forse bastava esaminarlo bene. Ma i medici della Croce Rossa si sono rifiutati – e questo è assurdo visto che sono medici della Croce Rossa – di salire a bordo dove – e questo è grottesco – pensavano fosse in corso un contagio degno da film dell’orrore. Ma tant’è, allo Spalanzani cureranno il ragazzo e di questo siamo contenti.
2. In presenza di una persona in gravi condizioni è stato giusto tenere in quarantena l’intero barcone. Ma, e qui torno sulla Croce Rossa, perché diffondere deliranti paure? Dalla Croce Rossa mi aspetto che abbia gente qualificata a salire a bordo opportunamente equipaggiata e a cercare di capire cose c’è che non va. Non dico che lo si possa capire al volo, ma i medici che operano in situazioni così critiche non possono lasciarsi andare al panico perché questo ha conseguenze drammatiche.
3. Di delirio in delirio (mediatico ahimé), ieri abbiamo letto di tutto. Questo vuol dire, è vero, che i cronisti non stanno tanto a distinguere tra Ebola e un vaiolo misterioso, ma anche che nessuna autorità sanitaria si è presa la briga, SUBITO, di spiegare per quanto possibile cosa succedeva davvero nel barcone. Di spiegare perché ha poco senso parlare di Ebola (le sue caratteristiche rendono davvero difficile che esca dalle zone dell’Africa centrale dove sta mietendo vittime e riesca ad arrivare fino a noi); che il vaiolo delle scimmie è così incerto e raro che se arrivasse sarebbe davvero un caso, spaventoso ma raro. E che la malaria è una delle prime cause di morte in Africa ma a farla diventare epidemia a Torino o Catania ce ne vuole. Nessuno ha emesso un comunicato per dire alcune semplici cose stabilite dalla letteratura scientifica a proposito delle malattie di cui si andava cianciando. E così il panico si è diffuso. Ieri sera ho perfino visto in televisione un giornalista di “Libero” talmente allarmato dal fatto che moriremo tutti di Ebola portato dai migranti che stava per avere un infarto.
4. Perché il tema è, ahimè, sempre lo stesso. “Lu nero perilio che vene dal mare”. Erano i saraceni nella Puglia altomedioevale, sono i migranti malati oggi. Il tema è quello del cuore dell’Africa, cuore di tenebra, brodo primordiale di infezioni (del corpo o dell’anima?). Le leggende sono effettivamente alimentate dal fatto che le condizioni ambientali, ma soprattutto sanitarie dei paesi africani consentono a virus e batteri altrimenti innocui di diventare killer spaventosi. Noi sapremmo farli fuori rapidamente, laggiù nulla si oppone al loro tracotante proliferare.
E allora, invece di trincerarsi e farsi annientare dal timore del “nero periglio”, potremmo cominciare a fare l’unica cosa sensata: evitare che epidemie come quella di Ebola che sta devastando l’Africa centrale si espandano, come sta effettivamente accadendo, inviando medici (magari un po’ più attrezzati di quelli della Croce Rossa siciliana) e risorse. Possiamo dare il nostro contributo al Global fund for Aids, Tb and malaria che sta agendo bene nel sud del mondo contro i tre grandi killer: non diamo soldi da anni nonostante gli impegni internazionali presi e ci stiamo anche facendo una figura barbina.
Ma soprattutto, possiamo, anzi dobbiamo, farla finita con le sciocchezze. Con le paure insensate. Noi siamo attrezzati a combattere le malattie che falcidiano il sud del mondo. Se qualche ragazzo e qualche ragazza si portano dietro un virus o un battere, non gridiamo al lupo. Banalmente: curiamoli.” Daniela Minerva – vicecaporedattore per i settori “Medicina e Salute” del settimanale L’Espresso